Chi o cosa è un imprenditore? A seconda dell’interlocutore le risposte possono essere estremamente differenti, anche antitetiche, spesso influenzate da fastidiosi pregiudizi o al contrario da ancora più disturbanti consuetudini ‘cicisbeesche’ (se ci consentite di coniare un neologismo).
Per alcuni (di comunista memoria) un imprenditore è lo sfruttatore del plusvalore dei dipendenti per altri, soprattutto Oltreoceano, una figura mitologica da venerare (anche quando le spara grosse, tipo di andare su Marte entro il decennio, pur di fare found raising; ogni riferimento è puramente voluto dall’autore).
Per noi? L’imprenditore è una persona (nel caso che vi proponiamo oggi due donne) che mette anima e corpo affinché la propria azienda possa crescere e prosperare, spesso sacrificando parecchio della propria vita privata, affinché questo obiettivo si avveri.
Attenzione però: parliamo dell’Imprenditore con la I maiuscola, non dei loschi figuri sempre intenti ad allestire schemi Ponzi più o meno mascherati (adesso vanno di moda quelli con le start-up di Intelligenza artificiale de noialtri) o che pensano di spolpare la propria azienda alla prima occasione propizia.
In sostanza ci piace quell’imprenditore che non crea l’azienda con l’unico obiettivo di far soldi, ma con l’idea di dar vita a qualcosa che resti e che crei valore sul territorio.
Di due imprenditrici di seconda generazione di questo tipo oggi vi vogliamo parlare (ma il discorso è valido anche per chi l’azienda l’ha fondata), per raccontare la loro storia e capire anche come un’azienda, almeno in italia, spesso sia estensione quasi fisica del DNA di chi la dirige; un DNA che cambia e mutaal passaggio generazionale, portandosi dietro, come ogni DNA che si rispetti, parte anche di quello della generazione precedente.
Siamo andati a Breganze, per intervistare [Silvia] e [Giulia Faresin] (oggi entrambe Amministratrici Delegate dell’azienda), le figlie di [Sante Faresin], fondatore (con il fratello [Guido]) della >>Faresin<<.
Tanti i temi toccati, con un unico obiettivo: capire quali siano le radici della Faresin, come queste si relazionino con il futuro e come contraddistinguano l’azienda dagli altri concorrenti presenti sul mercato.
Per i meno avvezzi tra i nostri lettori: il settore è quello della produzione delle macchine per l’edilizia e l’agricoltura (carri miscelatori e sollevatori telescopici in dettaglio), ma quello che conta davvero sono gli obiettivi e il modo in cui intendono raggiungerli le due sorelle Faresin.
La Perseveranza alla base di tutto
Prima di iniziare l’intervista, una precisazione doverosa: i fratelli Faresin hanno creato l’azienda davvero da 0; orfani di padre quando il più piccolo ([Sante]) aveva solo 10 anni, nel 1973 hanno iniziato la propria attività di fornitori meccanici in conto terzi (per il marchio Laverda, ndr).
Anni di duro lavoro hanno portato il gruppo, come vedremo, a fatturare oltre 100 milioni: una storia di successo, ma anche di rivincita sulle avversità.
Una storia che è anche passata indenne attraverso il famigerato e tanto temuto passaggio generazionale, senza rallentare la crescita, ma anzi traendone nuova linfa vitale.
Da sinistra: Silvia, Sante e Giulia Faresin
Lo sottolinea [Silvia Faresin], la maggiore delle due figlie di [Sante] e quella da più tempo in azienda (dal 2004, chi scrive la incontra regolarmente nelle fiere fin dal 2006): “Con nostro padre il rapporto è davvero molto stretto; da quando siamo entrate in azienda, prima io e più recentemente [Giulia] (nel 2013, ndr), abbiamo creato un trinomio che punta a valorizzare la specificità di ogni suo componente, integrando l’esperienza con le nuove idee”.
Silvia Faresin
Silvia Faresin, Amministratrice Delegata (insieme alla sorella Giulia) di Faresin Industries
“Si tratta di un rapporto in costante evoluzione, dove quasi non ha senso parlare di passaggio generazionale. Le decisioni si prendono assieme, ma con il passare del tempo, siamo state spinte (a abbiamo voluto) a prendere sempre più peso, confrontandoci con [Sante] (con cui parliamo ovviamente ogni giorno) solo quando ci sia la necessità di effettuare scelte strategiche”.
Sorride [Silvia]: “Ovviamente ci auguriamo che nostro padre possa restare in azienda fino a 104 anni (oggi ne ha 74, ndr), continuando a portare la propria esperienza e il suo talento di imprenditore, ma la nostra azienda ha già da diversi anni le basi per continuare a crescere sotto la nostra guida".
"Portiamo la nostra visione aziendale, ma condividiamo con nostro padre un concetto chiave: c’è un Benecomune aziendale che sopravanza il semplice interesse personale. Una volta, quando eravamo più giovani, vivevamo male questo modo di approcciare la vita, ma oggi lo condividiamo: sono le persone che fanno l’azienda, con gli imprenditori in prima linea”.
Il DNA è lo stesso, ma le generazioni cambiano e cambia anche il Mondo in cui l’azienda (e l’imprenditore lavora), come sottolinea [Silvia]: “Nel 2024 essere imprenditore significa sviluppare al massimo la capacità di lavorare in multitasking; a ben vedere, questa è una caratteristica che da sempre contraddistingue la classe imprenditoriale, soprattutto quella italiana, che è stata fondata quasi interamente nella seconda parte del secolo scorso, dagli anni ’50 in poi”.
“Devo però aggiungere che da allora questo ruolo si è caricato di nuove responsabilità di nuovi ambiti da tenere sotto controllo: se negli anni ’50 Amilcare Merlo poteva fondare la sua azienda partendo da un garage o nel 1973 nostro padre [Sante], con suo fratello, ha potuto avviare la Faresin partendo sostanzialmente da 0, oggi questo non è più possibile o comunque è estremamente più difficile, soprattutto nel nostro settore, la metalmeccanica”.
Dobbiamo fare i conti con normative stringenti sia per il rispetto della qualità del lavoro dei nostri dipendenti sia di quello del nostro impatto ambientale (abbiamo infatti realizzato il nostro primo bilancio ambientale); attività e controlli questi che condividiamo appieno, ma che richiedono capitali sempre più ingenti per creare e far crescere un’azienda.
Un Mondo più complesso
“Per fare impresa - interviene [Giulia Faresin] AD con deleghe su Ricerca e Sviluppo, Industrializzazione, Produzione e Postvendita - non basta più la volontà o la visione, servono anche i capitali".
"Come serve un’accurata gestione finanziaria anche per sviluppare l’azienda; oggi, come Faresin Industries ci confrontiamo con il mercato mondiale: questo significa nuove opportunità di crescita, ma anche un numero molto più elevato di concorrenti, nonché la necessità di conoscere a fondo mercati completamente differenti l’uno dall’altro per metodi operativi, cultura, capacitàtecnologica”.
Giulia Faresin
Giulia Faresin, Amministratrice Delegata (insieme alla sorella Silvia) di Faresin Industries
Continua [Giulia]: “Viviamo in un mondo articolato, complesso, fortemente interconnesso, dove, tuttavia, l’approccio glocal è imprescindibile. Per avere successo dobbiamo conoscere molto bene i nostri mercatidi riferimento, sapendo scegliere con oculatezza i nostri partnerlocali che non solo siano rispettati sul mercato, ma che condividano anche il nostro modello di impresa, ancora fortemente basato su valori che potrei definire tradizionali, sui quali, come seconda generazione, stiamo cercando di innestare principi nuovi come la sostenibilità ambientale, le logiche di inclusione e la ricerca continua di strumenti in grado di aumentare la nostra marginalità operativa. Quest’ultimo è il vero valore oggi da tenere sotto controllo, rispetto al volume complessivo dei ricavi (che comunque mantiene la sua importanza quando occorra mettere in campo importanti investimenti in ricerca e sviluppo)”.
“Ultimo, ma non meno importante: l’imprenditore oggi deve essere sempre in movimento, deve continuare ad aggiornarsi sulle tendenze globali per poter, torno a usare una parola che mi piace, portare contaminazioni positive in azienda, in grado di garantirci un vantaggio competitivo costante sulla nostra concorrenza”.
[Silvia Faresin] sottolinea come: “Ricerca e sviluppo non valgono solo per i nuovi prodotti, ma per ogni comparto aziendale: dal marketing alla finanza, dalla gestione del welfare fino alla raccolta e all’analisi dei dati di mercato. Potremmo definire l’imprenditore odierno come un moltiplicatore di opportunità, l’anello imprescindibile di una catena di trasmissione che muove costantemente l’impresa verso il futuro”.
Un lavoro impegnativo, faticoso, che richiede sacrifici personali importanti, ma che è anche denso di soddisfazioni. Un lavoro in cui la parola chiave è Perseveranza; una Perseveranza che io e mia sorella continuiamo ogni giorno a portare in azienda con convinzione. Senza questo valore sarebbe impossibile sperare di raggiungere i risultati che di anno in anno ci prefiggiamo.
“Risultati che comunque, numeri alla mano, ci hanno dato ragione: nel 2023, un anno particolarmente complesso, abbiamo registrato un risultato in linea con il piano industriale per la nostra azienda con un aumento del fatturato del 22,5%. Numeri importanti che sono stati supportati dall’intensa attivitàdi internazionalizzazione che abbiamo portato avanti con determinazione in questi anni e che ci ha condotto a sviluppare quasi il 90% del fatturato sui mercati esteri, con importanti soddisfazioni non solo in agricoltura (il nostro mercato di riferimento), ma anche nelle costruzioni”.
Nel 2023 abbiamo festeggiato i cinquant’anni dalla nostra fondazione e li abbiamo anche celebrati con la divulgazione del nostro primo Bilancio di Sostenibilità, redatto secondo gli standard GRI, un altro tassello nell’ottica di trasformazione della nostra azienda, sempre più attenta alle moderne dinamiche del mercato, tra i quali il rispetto ambientale è uno dei driver più importanti”.
Sottolinea [Giulia Faresin]: “Sono risultati che ci riempiono d’orgoglio e sono stati resi possibili da un controllo di gestione basato su una capillare raccolta di dati e su un’altrettanto attenta e profonda analisi di quando è stato raccolto”.
I dati al centro della strategia di crescita
Va tanto di moda parlare di big data, di AI che li gestiscano, di data raising; in Faresin i dati sono al centro dell’azione imprenditoriale, ma lo sono in un modo estremamente concreto, come sottolinea e spiega [Giulia]: ”I dati ci danno l’opportunità, come imprenditori, di cogliere le aree di miglioramento, così come di evidenziare eventuali criticità ricorrenti e di correggerle, in una parola di rendere l’azienda efficiente, aumentando i margini operativi e e quindi, di conseguenza, la capacità finanziaria di investire in ricerca e sviluppo sia dal punto di vista dei prodotti sia da quello dei processi”.
Continua [Giulia]: “Quando si parla di ricerca e sviluppo oggi non ci si può esimere dal parlare di elettrificazione; la nostra strategia si basa su un approccio estremamente pratico: individuare partner strategici in grado di fornirci (e di sviluppare) componentistica di primo livello necessaria per sviluppare modelli elettrici da inserire nelle nostre gamme”.
“La strategia di medio termine ci porterà a proporre al mercato due linee gemelle: una con motori endotermici di ultima generazione (per ridurne consumi e emissioni), l’altra full electric. Non si tratta quindi di un approccio dogmatico, ma, come da nostra tradizione, di una filosofia estremamente pratica: dobbiamo essere pronti a dare ai nostri clienti la giusta soluzione che richiedono indipendentemente che sia endotermica o elettrica”.
“Non abbiamo la pretesa di evangelizzare il mercato, quanto piuttosto la volontà di essere un partner di valore per i bisogni dei nostri clienti. C’è poi un altro filone di ricerca, quello delle motorizzazioni alternative, siano esse alimentate a idrogeno, ibride o altro. Da produttori di macchine complete non possiamo non essere attenti alle evoluzioni tecnologiche che il mercato sta sviluppando; quando i nostri fornitori strategici saranno pronti, lo saremo anche noi”.
In tema di qualità, [Giulia] non ha dubbi: “Per noi la qualità è fondamentale, per questo nel comparto produttivo di Breganze realizziamo tutte le nostre macchine, partendo dalla quasi totalità delle lavorazioni delle lamiere (con quattro macchine di taglio laser, due pressepieghe), in modo da produrre internamente tutta la parte strutturale delle nostre macchine per poi procedere, certi della qualità, all’assemblaggio del prodotto finito”.
“Abbiamo tre robot di saldatura e un impianto di verniciatura al servizio di tre linee di assemblaggio di telescopici, della linea dedicata ai carri miscelatori semoventi e di quella linea per i carri miscelatori trainati. Un elemento importante, dal punto di vista della qualità: abbiamo internalizzato ormai da sette anni tutta la produzionedei cablaggi elettrici”.
Si inserisce [Silvia] che allarga il discorso sui mercati attuali e sugli sviluppi futuri: “Oltre che basarsi sullo sviluppo interno dell’offerta produttiva, nei prossimi anni immaginiamo di crescere per linee esterne. Non solo: abbiamo in corso di definizione un importante programma di offerta sui servizi postvendita, destinato a giocare un ruolo di peso anche a livello di fatturato; programma che potrebbe addirittura dar vita a una business unit dedicata a questa offerta commerciale.
Anche in questo caso, la scelta è stata orientata dall’analisi dei dati di mercato che ci hanno evidenziato importanti opportunità di crescita in questo comparto”.
Una considerazione anche sui mercati: “Indubbiamente il mercato che, in questo momento, ci sta dando le maggiori soddisfazioni (con una buona visibilità anche sul medio periodo) nelle costruzioni è quello degli Stati Uniti”.
“Questa crescita è il risultato di una attenta opera di customizzazionedelle macchine sulla base delle esigenze dei nostri clienti e Americani; un’attività che, indirettamente, ha fatto maturare anche l’azienda in fatto di capacità di realizzare prodotti, in tempi estremamente celeri, capaci di rispondere a esigenze differenti da quelle europee. L’Italia, nonostante la maggior parte delle nostre vendite sia all’estero, è ancora un mercato importante per Faresin Industries, mentre interessanti opportunità si sono aperte recentemente sul mercato Australiano”.
Evolversi su solide radici
Parliamo ora con [Silvia Faresin] delle specificità che contraddistinguono Faresin Industries dalla concorrenza italiana e internazionale: “La nostra filosofia imprenditoriale può sembrare a prima vista in disallineamento con le tendenze più glamour che arrivano da Oltreoceano; in verità sono fermamente convinta che il nostro modello sia forse quello più concreto e reale, capace di superare le varie mode propagandate dal guru di turno”.
“La nostra crescita dal2018 è stata davvero importante, quasi tumultuosa, ma è una crescita basata su radici estremamente solide, su un DNA aziendale forgiato dal lavoro, dalla passione e dalla determinazione e, al contempo, fortemente basato sul territorio”.
Continua [Silvia]: “Un DNA che ha sempre fatto dell’innovazione e della ricerca il vero fattore distintivo di ogni nostra azione; siamo, infatti, convinti che i nostri clienti apprezzino Faresin Industries per la concretezza dei prodotti, una concretezza che deriva direttamente dall’ascolto e dalla conoscenza profonda delle esigenze di chi lavora con le nostre macchine sia in agricoltura sia in edilizia che nel segmento industriale”.
"Credo che le attuali dinamiche di mercato, che stanno spingendo la digitalizzazione verso picchi estremi di iperproduttività, siano destinate nel breve periodo a generare un importante effetto di rimbalzo; la digitalizzazione ci deve aiutare a gestire il business, non deve invece escludere il fattore umano dal business stesso, in sostanza disumanizzandolo, privando le industrie dei caratteri distintivi di cui noi, come Faresin Industries sia davvero orgogliosi. Dobbiamo in ogni modo mantenere un ferreo contatto con la realtà, con i nostri clienti e con il loro lavoro di ogni giorno“.
“Sono davvero convinta che occorra al più presto tornare a incontrarsi fisicamente sui cantieri, nelle aziende e nei campi; la mediatizzazione delle esperienze di lavoro, così come (almeno nelle ultime generazioni) quella delle esperienze personali, sta generando una disincarnazione deirapporti umani che riteniamo estremamente dannosa sia dal punto di vista lavorativo sia da quello dei personale”.
Sottolinea [Silvia]: “In aziende come la nostra queste dinamiche vanno gestite e canalizzate; noi siamo fortemente orientati alla inclusione e all’implementazione continuadei nostri processi di welfareaziendali per dare ai nostri collaboratori il massimo della serenità personale”.
“Siamo però anche convinti che le aziende necessitino di gerarchie solide, in grado di tracciare un percorso di medio e lungo periodo e di rispondere rapidamente alle sfide e ai fattori imponderabili che il mercato ci ha abituato a presentarci negli ultimi anni (il Covid-19 è un esempio eclatante, ma anche i vari conflitti locali non sono meno destabilizzanti)”.
In sostanza: i ruoli devono essere chiari e ben definiti e ognuno di noi, dagli imprenditori a tutti i collaboratori deve fare la sua parte, assumendosi le proprie responsabilità nei limiti del proprio ruolo.
“Noi siamo favorevoli a implementare un welfare concreto nella nostra azienda, siamo contrari a seguire modelli idealizzati e estremi che, di fatto, sono solo un prodotto di un tipo di comunicazione social che tende a rifuggire il dettaglio per preferire un’ottica di bianco o nero, di fatto ingestibile in una realtà industriale come la nostra”.
Sottolinea [Giulia Faresin], “Una realtà che ha bisogno di manager preparati, ma che fa fatica a trovarne; riscontriamo, infatti, un preoccupante fenomeno riguardo alle figure professionali apicali. Manca la leadership così come manca l’attaccamento all’azienda; vediamo continuamente curricula di professionisti plurititolati, con molteplici MBA e corsi prestigiosi che alla prova concreta del lavoro dimostrano una carenza di leadership e di prospettiva assolute”.
Come imprenditori questo ci preoccupa molto, non possiamo permetterci di sbagliare la scelta di collaboratori di questo livello, pena una inefficienza aziendale che non vogliamo (più che non possiamo) subire in nessun caso.
"L’unica soluzione che vediamo, oltre naturalmente al controllo puntuale dei curricula (che spesso sono costruiti ad arte e non troppo veritieri), è quella di dare l’esempio, come imprenditori, in prima persona con il lavoro, l’impegno quotidiano e tanta passione; io e mia sorella (come mio padre d’altra parte) viviamo l’azienda senza se e senza ma e in questo modo riusciamo a trasmettere ai nostri collaboratori la visione aziendale".
"D’altra parte le aziende sono certo lo specchio degli imprenditori, ma sono anche la sommatoria di tutti i dipendenti che con il loro impegno quotidiano contribuiscono a farla crescere”.
Interviene [Silvia]: “Il ruolo dell’esempio è sicuramente fondamentale e contribuisce a rendere omogenea la struttura, trasmettendo il DNA aziendale a tutti i collaboratori; chi non è disposto a far proprie queste caratteristiche, non resta in Faresin Industries e sceglie altri percorsi professionali. Devo dire che, personalmente, vivo sempre le dimissioni dei nostri collaboratori, soprattutto quelli che operano in stretto contatto con la direzione e la proprietà, come una ferita interiore”.
“Dal punto di vista logico mi rendo conto che non dovrei essere toccata così nel profondo da dinamiche aziendali che sono la normalità in aziende come la nostra che danno lavoro a centinaia di persone, ma, vivendo più tempo in azienda che in famiglia, la componente emotiva è sempre forte. Pensandoci bene anche questa caratteristica è intrinsecamente connaturata al nostro DNA di imprenditori: per noi i collaboratori non sono numeri, ma componenti di una famiglia allargata e come tali quando se ne vanno ci provocano emozioni forti”.
Inclusione come fattore di crescita
Per chiudere, da due donne non si poteva non pretendere una considerazione sul gender gap e anche in questo caso la risposta non è scontata: “Promuoviamo l’inclusione e cerchiamo di ridurre il Gender Gap in ogni comparto aziendale, tanto è vero che abbiamo complessivamente il 25% di donne fra i nostri dipendenti, con un aumento importante da quando siamo entrate io e mia sorella in azienda; sembra una quota minoritaria, ma bisogna pensare che siamo una realtà metalmeccanica e abbiamo una quota di donne molto più alta della media del segmento anche in produzione”.
Non si tratta solo di un fattore etico che ci vede impegnate in prima persona, i nostri dati ci dicono che mediamente le donne hanno mediamente coefficienti di assenteismo molto più contenuti rispetto ai loro colleghi uomini.
“Altro esempio: durante la crisi del Covid le donne sono state le prime a non tirarsi indietro e a mettersi a disposizione affinché l’azienda continuasse a produrre e la produzione non fosse bloccata. La parità di genere, di fronte a questi numeri non è solo una scelta eticamente condivisibile, ma anche un importante asset per le imprese, anche quelle tradizionalmente percepite come più maschili, come quelle metalmeccaniche”.
“Ovviamente ci sono ancora dei passi da fare per raggiungere un’effettiva parità tra i sessi sul mondo del lavoro; molti di questi dipendono dagli imprenditori, ma anche il tessuto socialedeve essere cambiato: una banalità"?
"Tutti gli asili dovrebbero restare aperti fino alle 19.00 per dare l’effettiva possibilità alle donne con figli piccoli di lavorare, senza doversi appoggiare ai genitori o alla famiglia allargata. In questo caso, come azienda, saremmo disposti come misura di welfare evoluto a contribuire a una quota delcosto dell’asilo”.
“Come in tutte le cose, l’unione di intenti rende possibili obiettivi altrimenti irraggiungibili; in questo senso chiunque vorrà lavorare per ridurre il Gender Gap e, più in generale, per migliorare le condizioni e le possibilità del welfare aziendale avrà il nostro sostegno. Non solo perché è giusto, ma anche perché è utile a migliorare la competitività delle aziende italiane che oggi come non mai si trovano ad affrontare le sfide di un mondo complesso e in continua e tumultuosa evoluzione. Noi in Faresin, come abbiamo sottolineato prima, siamo Perseveranti, non abbiamo paura delle sfide, per noi ogni crisi è un’opportunità, da cogliere per crescere”.