Parlare di
sicurezza in cantiere non può prescindere dall’affrontare il tema della formazione.
Per affrontare questo argomento siamo partiti da una riflessione: le
troppe morti sul lavoro. Le pagine di cronaca ci riportano all’attenzione (e purtroppo con una certa frequenza) una lunga serie di casi dall’epilogo tragico.
Tra
gennaio e marzo 2022 l’Inail ha ricevuto 194.106 denunce di infortunio 65.435 in più rispetto allo stesso trimestre del 2021, di cui 1
89 con esito mortale. L’
aumento del 50,9% è imputabile sia agli incidenti sul luogo di lavoro (+ 53,1%) che a quelli in itinere (+ 31,2%). I sindacati che parlano di “bollettino di guerra” con una vittima in cantiere ogni 48 ore.
Dati che colpiscono
immediatamente “alla pancia”, ma che richiedono maggiori riflessioni e soprattutto di un
piano d’azione per le aziende. Per questo torniamo sull’argomento della formazione, un primo e significativo passo verso la creazione di una maggiore consapevolezza da parte del dipendente.
La formazione è un topic ampio da sviscerare e per farlo ci siamo rivolti a
[Sara Trabucchi] e
[Giada Gualandris], le due responsabili del reparto formazione di
>>Kiloutou_Elevo<<.
La cultura della sicurezza deve sostituirsi a quella della colpa ancora troppo diffusa nei cantieri italiani
Nell’intervista rivolta a Trabucchi e Gualandris abbiamo deciso di scoperchiare il vaso di Pandora partendo da una domanda fondamentale: “quali sono i fattori che
ostacolano la creazione di una vera e propria cultura della sicurezza”?
La vasta esperienza delle due responsabili ci ha permesso di affrontare i limiti, le sfide e le prospettive del concetto di “formazione”. Un argomento che va
ben oltre il “semplice” corso in aula.
goWEM!: Cerchiamo di fare chiarezza insieme su un tema fondamentale: come creare in azienda una cultura della sicurezza?
[Trabucchi, Gualandris]: I fronti su cui lavorare sono diversi. Proprio recentemente abbiamo avuto modo di rifletterci, e confrontarci con altri professionisti del settore per comprendere quali possano essere i fattori che ostacolano la formazione di una cultura della sicurezza. Uno fra questi è che negli anni si è
radicata una cultura della colpa all’interno della quale diventa difficile fare prevenzione.
Sara Trabucchi
Sara Trabucchi, responsabile reparto formazione Kiloutou - Elevo
È necessario uscire da questa forma mentis affinché i lavoratori siano
incoraggiati a segnalare gli aspetti critici, le deficienze dei mezzi piuttosto che vere e proprie mancanze dal punto di vista della sicurezza.
Chiaramente qui il ruolo strategico
lo gioca proprio il datore di lavoro: tutto passa dal modo in cui questa figura si approccia alla sicurezza e si relaziona con i propri lavoratori.
Giada Gualandris
Giada Gualandris, reparto formazione Kiloutou Elevo
goWEM!: Come poter intervenire per modificare un paradigma comportamentale e muoversi verso un accrescimento della percezione del rischio nei lavoratori?
[Trabucchi, Gualandris]: Secondo noi occorre individuare delle modalità organizzative differenti che portino
ad accrescere la consapevolezza dei lavoratori. Ad esempio creando un
dialogo quotidiano con le diverse figure, affinché il datore di lavoro possa comprendere due elementi sostanziali: se le procedure sono state capite e se tutti hanno compreso per cui sono state immaginate.
Ancora più stimolante sarebbe coinvolgere i propri lavoratori nella definizione delle procedure, rendendoli partecipi del processo per aiutarli interiorizzarne il valore e comprenderne a fondo le ragioni.
Il ruolo del datore di lavoro nel definire un approccio positivo verso la formazione
goWEM!: Il datore di lavoro che ruolo ha nella formazione? Avete riscontrato in generale maggiore attenzione su questo tema?
[Trabucchi, Gualandris]: Il datore di lavoro è il
principale responsabile della percezione del rischio da parte del lavoratore ed è il principale attore della
costruzione del significato del termine “sicurezza” in azienda.
Un concetto che passa attraverso la
formazione continua, ma soprattutto
efficace. E dunque, se il datore di lavoro è il primo a sottovalutare i rischi, anche il dipendente è portato inevitabilmente a seguire le sue orme.
Un corso di formazione sull'uso in sicurezza delle piattaforme aeree erogato da Kiloutou - Elevo
Il primo a dover pensare ad una continua formazione in materia di sicurezza è proprio il datore di lavoro: solo cambiando quelle che sono le convinzioni radicate nelle
personalità al vertice della “piramide della sicurezza” si potrà trasmettere ai dipendenti il significato più profondo della formazione.
L’efficacia della formazione passa attraverso
docenti qualificati e abili nel comunicare con passione ai discenti. Se un corso viene percepito solo come “obbligatorio” e non come un
momento accrescitivo non avverrà mai questa svolta in tema di formazione.
Di generazione in generazione
goWEM!: Con il cambiamento generazionale e l’avanzare di una classe di lavoratori (e imprenditori) più giovane, avete assistito ad una maggiore attenzione verso il tema della sicurezza?
[Trabucchi, Gualandris]: Noi abbiamo assistito a un
cambio generazionale che ha favorito da un lato la valorizzazione dei docenti competenti in grado di fare sicurezza. La nuova generazione di imprenditori nella
fascia d’età 30-50 anni ha percepito maggiormente l’importanza della formazione e ce ne accorgiamo svolgendo quotidianamente il nostro lavoro.
Sicuri con il telescopico
Uno dei corsi di formazione per sollevatori telescopici
Questa nuova generazione tiene molto al tema della formazione (sia per sé che per i propri dipendenti) e
cerca figure competenti nel settore specifico in grado di trasmettere l’importanza della formazione di che fino a poco tempo fa veniva sottovalutata.
Assistiamo anche a richieste di formazione da parte dei datori di lavoro che cercano un
continuo accrescimento della propria conoscenza in materia avendo capito che le
ore investite in corsi non sono uno spreco, ma un vantaggio e un arricchimento per l’azienda.
La sicurezza ai tempi del Superbonus
Il
Superbonus 110% ha come obiettivo quello di diventare un
volano per la crescita economica del Paese nel periodo post pandemia. Seppur con tutte le limitazioni del caso, il bonus è stato un motivo di ripartenza per i cantieri. Con la ripresa dei lavori la curva degli infortuni e dei morti sul lavoro aumenta inevitabilmente.
Abbiamo dunque chiesto alle formatrici di Kilouto-Elevo un parere su come viene erogata la
formazione ai tempi del Superbonus.
goWEM!: Ma ciò che volevamo comprendere è: tutto quello che viene fatto per mettere in sicurezza i dipendenti è realmente sufficiente?
[Trabucchi, Gualandris]: La vita del cantiere è sempre stata frenetica e
quindi soggetta a imprevisti, scadenze che hanno portato a
sottovalutare costantemente l’importanza della
scelta di personale adeguatamente formato e la sicurezza in generale.
Nella cultura “tradizionale” il personale di cantiere qualificato come prezioso è quello che lavora in modo infaticabile e senza sosta. Grazie anche al cambio generazionale di cui abbiamo parlato,
questa mentalità sta lentamente cambiando. E dunque, accanto alla velocità nello svolgimento dei lavori, è cresciuta anche la
necessità di avere dei dipendenti consapevoli e responsabili della propria sicurezza e di quella generale.
Superbonus 110% almeno per tre anni
Da un lato con il Superbonus si è creata una
grandissima mole di lavoro e il ritmo in cantiere, che era già serrato, è aumentato con tutte le conseguenze del caso. Il desiderio di acquisire commesse e la necessità di portarle a termine nei tempi stretti, comporta un aumento dei rischi.
Assistiamo anche all’
assunzione di personale poco qualificato, scarsamente retribuito per coprire tutti i lavori in corso d’opera, senza pensare alla formazione e alla consapevolezza dei pericoli che in questi dipendenti effettivamente
non è sufficientemente radicata.
Si rischia di dare la precedenza alla consegna dei cantieri,
privando i dipendenti della formazione basilare; in questo modo si mette in secondo piano la formazione, confidando nell’italico assunto: “speriamo che non succeda niente”.
goWEM!: Il “semplice” corso obbligatorio può bastare come step nella formazione dei dipendenti?
Un altro momento dei corsi per piattaforme aeree IPAF erogati da Elevo Kiloutou
[Trabucchi, Gualandris]: Assolutamente no. Perché troppo spesso si pensa che la formazione e l’addestramento
si esauriscano in 8/10 ore di corso di formazione. Succede spesso che i ragazzi giovanissimi o neoassunti si rechino a effettuare il
corso di formazione base sulle piattaforme e il giorno seguente stiano già lavorando in piattaforma da soli.
Quando parliamo di fattore umano tendenzialmente
gli infortuni accadono per due ragioni: per
eccesso di confidenza oppure per
mancanza di esperienza. Dunque la mancanza di esperienza va compensata con un
affiancamento attento e preciso del neoassunto da parte di una persona che è più matura e più consapevole dal punto di vista professionale e anche sotto l’aspetto della consapevolezza dei rischi.
goWEM!: Parliamo dell’importanza dell’affiancamento professionale in cantiere e del concetto di familiarizzazione con le macchine. Quanto incide sulla sicurezza dell’individuo?
[Trabucchi, Gualandris]: Quando parliamo di
addestramento il concetto diventa ancora più rilevante nell’ambito delle attrezzature da lavoro perché
esistono centinaia di modelli diversi di piattaforme e lo stesso vale anche per le altre attrezzature da cantiere (carrelli, elevatori, gru e così via).
Uno dei corso di formazione carrelli di Elevo Kiloutou tenuti nel 2021
Ciascuna
è differente dall’altra per comandi e caratteristiche tecniche. Quindi il rischio, che è ciò che poi avviene nella realtà, è che quando ci si trova di fronte a un nuovo modello l’
operatore proceda per tentativi.
È quindi essenziale seguire un
percorso di “familiarizzazione” con l’attrezzatura che può essere autonomo o, ancora meglio, guidata da un tecnico. Come Kiloutou-Elevo proponiamo frequentemente al cliente prima dell’inizio del noleggio di inviare l’operatore (che utilizzerà la macchina) presso la nostra sede proprio per
spiegargli nel dettaglio le caratteristiche operative di quel modello. Notiamo che si tratta di una pratica particolarmente apprezzata oltre che utile; permette infatti sia di guadagnare tempo in cantiere che sia di utilizzare la macchina in modo efficiente.
La conoscenza della macchina consente quindi di conoscerne i punti di forza, i rischi connessi al suo utilizzo; durante la formazione iniziale consigliamo sempre di
affiancare a un nuovo operatore una figura più esperta che trasmetta la propria esperienza sul campo. Questo perché gli innumerevoli rischi non si possono sviscerare in un corso di formazione di 8-10 ore, sia perché il tempo non è sufficiente sia perché
certe problematiche si percepiscono appieno solo in cantiere e quindi vanno affrontate nel quotidiano con l’
aiuto di operatori esperti che riconoscano immediatamente i rischi e permetta al neofita di evitarli.
Familiarizzazione e tutoraggio: binomio fondamentale per accrescere la consapevolezza delle nuove leve.
goWEM!: Molto spesso la formazione in azienda fa tristemente rima con “budget”. Si cerca di tagliare i costi dove possibile e una delle “vittime” è proprio il segmento della formazione. Secondo voi è possibile trasformare i costi della formazione in un incentivo e vantaggio per le aziende? Serve un cambiamento nel paradigma culturale per trasformare la percezione?
Tutti i corsi per PLE di Elevo Kiloutou sono certificati IPAF
[Trabucchi, Gualandris]: La formazione è considerata storicamente un costo per le aziende, ma le nuove generazioni di datori di lavoro e formatori stanno
mutando pian piano questo preconcetto. Da un lato i giovani datori di lavoro hanno coscienza dei pericoli e
danno valore a una formazione qualificata e in grado di trasmettere davvero conoscenza alle persone. Si affidano a formatori di una nuova generazione che
vivono di sicurezza nel vero senso della parola: un valore che è stato fatto proprio e viene trasmesso con
responsabilità.
Per quanto riguarda gli incentivi e i vantaggi per le aziende, a oggi i corsi di formazione
sono interamente deducibili e detraibili. Si potrebbe anche pensare a livello di Governo di incentivare maggiormente quella che sono le spese per la sicurezza o per la formazione anche se ad oggi esistono già diversi strumenti: abbiamo clienti che
sfruttano i fondi interprofessionali per finanziare la propria formazione.
Quindi qualche strumento c’è, l’obiettivo strategico, come dicevamo anche all'inizio della nostra chiacchierata deve essere quello di
mutare il paradigma culturale e il riuscire a sradicare questa cultura della colpa, lavorando tramite un’organizzazione aziendale differente e con un approccio diverso alla sicurezza da parte del datore di lavoro alla percezione del rischio. Chiaramente ci vuole tempo, ma siamo sicure che si possa cambiare a livello sociale questo paradigma.