Decommissioning: buona la prima!

Quando si parla di demolizione, i non addetti ai lavori sono spesso preda di uno strano malinteso. Pensano a un’attività inquinante, impattante a livello ambientale, pericolosa.

Niente di più sbagliato; guardando con più attenzione, ogni cantiere di demolizione (se realizzato seguendo tutte le prescrizioni di legge) non inquina, anzi, quasi certamente, previene l’ambiente da probabili inquinamenti futuri.
Mezzi della Prandellli Santo Srl al lavoro nel cantiere di San Donà
Quest’ultimo dato è ancora più effettivo quando si tratta di demolizioni industriali, di interventi di decommissioning di stabilimenti produttivi abbandonati o, comunque, non più produttivi.

L’obsolescenza degli impianti inattivi, infatti, è un processo che aumenta significativamente il rischio di impatti ambientali sull’ambiente circostante; nel loro lento degradarsi, strutture e e impianti produttivi rilasciano spesso elementi inquinanti nel terreno e nell’atmosfera circostante.

Ecco perché quasi ogni intervento di demolizione non solo ha un impatto praticamente 0 in fatto di inquinamento, ma, anzi è net positive (come dicono i più internazionalisti): si eliminano fattori di rischio per l’ambiente, rimuovendo le strutture e smaltendo eventuali rifiuti pericolosi senza pericolo di inquinamento.


É proprio su uno di questi cantieri che vi portiamo oggi: a San Donà di Piave, dove la >>Prandelli Santo Srl<<  sta lavorando al decommissioning di uno stabilimento industriale dedicato alla fabbricazione di impianti e componenti resistenti alla corrosione per le industrie chimiche, petrolchimiche e petrolifere.

Dismettere per crescere

Il cantiere di San Donà di Piave non è il frutto di una dismissione industriale, ma piuttosto di un miglioramento dell’efficienza della filiera produttiva. La Committenza, un importante gruppo internazionale specializzato nei trattamenti anticorrosione di impianti o componenti industriali, ha scelto di spostare la produzione a pochi chilometri di distanza, in capannoni costruiti ex novo e più adatti alla moderna produzione industriale.
Una delle due campate gemelle costruita negli anni '70, realizzata in elementi portanti in acciaio e tamponamenti metallici
Superficie da demolire: 8.650 m2
Il riadeguamento del vecchio impianto produttivo, infatti, sarebbe stato virtualmente impossibile sia per i costi connessi al revampig (si trattava di una struttura estremamente energivora) sia perché il nuovo stabilimento era collocato in un’area logisticamente più vantaggiosa.

Da qui la scelta di dismettere la produzione, di realizzare l’intervento di decommissioning e di vendere l’area a un altro grande gruppo internazionale, giapponese in questo caso, che proprio al di là della strada aveva già un polo produttivo destinato a diventare il fulcro di un importante ampliamento industriale.

Pro & contro

Il riadeguamento del vecchio impianto produttivo sarebbe stato virtualmente impossibile sia peri i costi eccessivi sia perché il nuovo stabilimento è collocato in un'area logisticamente più vantaggiosa.
Uno dei tre escavatori cingolati (un Caterpillar 345CL HRD ) da demolizione presenti nel cantiere di Prandelli Santo Srl
La cesoia Genesis GXT445 montata sul escavatore cingolato da demolizione Volvo EC480 EL
Lo stabilimento da demolire era caratterizzato da due grandi campate gemelle che complessivamente interessavano un’area coperta di 8.650 m2, con un volume vuoto per pieno di circa 109.000 m3, insistente su un’area complessiva di oltre 21.000 m2; i fabbricati, caratterizzati da strutture portanti in metallo, avevano un’altezza massima al colmo di 24 m che diventavano 22 alla falda principale di copertura.

Lo stabilimento, costruito negli anni ’70 del secolo scorso, ospitava una vecchia industria metalmeccanica pesante in cui venivano realizzati serbatoi e apparecchiature in pressione con trattamenti anticorrosione.

Il ruolo delle bonifiche

Sulla struttura in ferro del capannone erano stati assemblati tamponamenti verticali e elementi di copertura metallici, a eccezione di una campata terminale, (realizzata negli anni ’90) costruita successivamente al resto dell'impianto, in cui i tamponamenti e le coperture erano in pannelli sandwich.
Prima della demolizione la Prandelli Santo ha disposto la completa bonifica di ogni elemento potenzialmente inquinante presente nell’area, soprattutto per quel che riguarda i forni più piccoli destinati al trattamento termico dei manufatti prodotti inn loco che erano caratterizzati da elementi con componenti in amianto (corde, cartoncini), mentre il forno più grande non presentava tali contaminazioni se non nel portellone.

Tutte le componenti, una volta smontate, sono state trattate in un’area confinata ad atmosfera controllata.

Anche negli elementi vetrati dei lucernari (e dell’area uffici) si sono evidenziate problematiche che richiedevano interventi di bonifica, in particolare sotto forma di stucchi contenti amianto e (solo nell’area dei lucernari) corde con componente asbestosa.

Prevenzione e sicurezza al primo posto

Tutte le componenti dello stabilimento, una volta smontate, sono state trattate in un'area confinata ad atmosfera controllata per evitare una contaminazione atmosferica.
Anche in questo caso si è provveduto ad un’attenta opera di strip-out, vetro per vetro, eseguite da operatori dotati di tutte le protezioni di legge e assicurati, per proteggerli dai rischi di caduta, da apposite linee vita. Tutte le opere di bonifica sono state eseguite da  un operatore specializzato, la Aseco di Bergamo.

Un servizio completo

Sul cantiere, incontriamo [Marco Romanelli], direttore di cantiere di Prandelli Santo Srl che sottolinea come: “Siamo molto orgogliosi di questo cantiere dato che si tratta di uno dei primi interventi di decommissioning articolati e complessi eseguiti da Prandelli, realizzato a 360° con la gestione interna anche della squadra di tagliatori. Qui a San Donà stiamo gestendo il nostro primo decommissioning completo, seguendo direttamente e coordinando gli interventi specialistici che riguardano le problematiche correlate alla bonifica impiantistica, delle FAV e dei materiali contenenti amianto anche in forma friabile e alla dismissione di impianti industriali complessi e articolati”.  

Marco Romanelli

Marco Romanelli, Direttore di cantiere della Prandelli Santo Srl
Continua [Romanelli]: “Il recupero per riutilizzo, la bonifica e la demolizione di alcuni degli impianti produttivi sono stati realizzati prima dell’appalto dal committente, mentre la bonifica MCA (forni trattamento termico, coibentazioni tubazioni, sigillatura vetri finestre, coperture eternit) sono state realizzate in situ, con nostri subappaltatori specializzati”.

“Un altro importante intervento ha riguardato le FAV, dato che molte pareti interne avevano coibentazioni con pannelli in fibre di vario genere, pericolose e non pericolose.
Prima di affidare i lavori, la committenza ha effettuato un campionamento massivo degli elementi di coibentazione, per assicurarsi che fossero esenti da elementi e contaminazioni in amianto, campionamento ripetuto dalla Prandelli prima della fase di strip-out per avere la certezza di assenza assoluta di contaminazioni”.
Conclude [Romanelli]: “Ci siamo occupati anche della bonifica e rimozione trasformatori elettrici ancora presenti sul sito e della bonifica impiantistica e generale (circuiti idraulici, centraline olio, fosse raccolta olii)”.

“L’intervento di demolizione vera e propria ha richiesto 3 settimane di lavoro e ha comportato il trattamento di circa 1.300 tonnellate di metalli ferrosi e non ferrosi. Dopo aver demolito le strutture secondarie, essenzialmente composte da elementi portanti in cls e tamponamenti in laterizio, abbiamo provveduto alla dismissione delle due campate principali (una volta eliminati tutti i tamponamenti), procedendo una alla volta, con taglio con cesoie a partire dagli elementi sommitali, per ottimizzare la logistica di cantiere”.
”I lavori sono stati eseguiti con escavatori cingolati da demolizione, tra cui un Caterpillar 345 CL HRD, un Volvo EC480 EL e un Doosan DX350 LC-7. Gli escavatori sono stati equipaggiati da attrezzature specifiche per il taglio delle strutture in metallo, come le cesoie LaBounty MSD 1000R MSD 1500R e la cesoia Genesis GXT445, a cui si sono aggiunte la pinza NPK S26 XBR e il frantumatore NPK U31 JXR e il martello demolitore NPK E 210 C per il trattamento delle strutture in calcestruzzo e in laterocemento presenti nelle strutture di servizio dell’area. Un escavatore cingolato Caterpillar 323 E SA è stato utilizzato principalmente per il carico delle macerie una volta eseguita l’opportuna riduzione volumetrica”.
La squadra di Prandelli Santo Srl che si è occupata del cantiere di demolizione, completato in 75 giorni
Il cantiere, iniziato il 15 agosto 2022, è stato gestito da una squadra di quattro persone, ha richiesto un mese per le bonifiche dell’amianto e delle FAV, mentre la demolizione vera e propria è iniziata con le strutture laterali (tettoie, edifici di servizio in laterizio, altri elementi accessori) il 19 settembre; infine sono state eseguite le demolizioni delle strutture portanti dell’edificio principale partendo dal 26 settembre con la demolizione della prima campata, seguita da quella della seconda una settimana dopo . Il lavoro è stato completato in 75 giorni.

Correlati

Sistemi 3D Trimble e escavatori di ultima generazione Volvo dell’impresa Cogato al lavoro per il risezionamento del torrente Riale nel vicentino

La M.T.M. di Figline Valdarno sta realizzando gli sbancamenti per realizzare una cantina ipogea

Le pale gommate Volvo L110H e L120H sono gli ultimi arrivi nel parco macchine di VAR srl, che si occupa di recycling nell'area pavese: ce ne parla il titolare Carlo Clerici

In Toscana, abbiamo visto al lavoro la M.T.M. srl di Figline Valdarno all’impianto di un nuovo vigneto con tre Volvo EC220E

News