Un vecchio adagio recita “Contadino, scarpe grosse e cervello fino” e ci viene da dire che mai come oggi entrambi i parametri siano verissimi; per fare il contadino nel complesso mercato odierno in cui la concorrenza arriva da ogni parte del mondo bisogna
avere molta voglia di lavorare e tanto spirito di abnegazione e, soprattutto, davvero
molta capacità gestionale. Senza uno di questi tre fattori la strada davanti non può che farsi sempre più accidentata.
E poi ci vuole anche tanta, davvero t
anta passione per affrontare ogni giorno non solo i morsi del freddo pungente o del caldo cocente, ma anche le insidie di una concorrenza che spesso (troppo spesso)
non gioca con le stesse regole.
Alberto Stefanati
Alberto Stefanati, presidente di Capa Cologna
Ne sa qualcosa,
Alberto Stefanati, presidente della Cooperativa
Capa Cologna che raggruppa
oltre 1.300 agricoltori e agricoltore lui stesso con 70 ettari da coltivare. Lo abbiamo intervistato in occasione della visita dei vertici
Komatsu, su invito di
Cimertex Italia, allo stabilimento di Riva del Po della Cooperativa e abbiamo parlato con lui della
storia aziendale, delle prospettive di mercato e della
filosofia imprenditoriale di chi è alla guida di una delle Cooperative Agricole più grandi d’Italia.
L’unione (e la visione) fanno la forza
Nelle parole di Stefanati si percepisce la
passione di chi ama il lavoro che fa, quando ci racconta la storia della Cooperativa: “Capa Cologna è l’acronimo di
Cooperativa Assistenza Produttori Agricoli Cologna; siamo
nati nel 1970, dalla volontà di un gruppo di produttori agricoli (i soci iniziali erano 13) del nostro territorio che voleva avere una struttura propria per la raccolta, l’essiccazione, lo stoccaggio e la commercializzazione dei prodotti agricoli”.
Refrigerazione = Qualità
I magazzini, in cui il prodotto viene refrigerato, vengono gestiti per lo stoccaggio da coclee traslanti
“Il primo impianto sorse su un terreno di sette ettari donato dal Comune e ospitava una struttura di essiccazione, gli uffici e i sili di stoccaggio. Il primo presidente è stato
Umberto Manfrin che l’ha guidata per 25 con
Romolo Zaghi in qualità di vicepresidente, portandola a crescere come numero di soci e fatturato”.
“Crescita che si è concretizzata - continua Stefanati - con la
costruzione nel 1987 di un secondo impianto di essiccazione un complesso con tre grandi silos, per contenere 40.000 quintali, che si aggiungevano a quelli costruiti negli anni precedenti e che hanno portato la
capacità di stoccaggio a circa 230.000 quintali”.
Continua Stefanati: “Gli impianti di essiccazione
diventano tre nel 1990 (per una capacità di 18.000 quintali) e nel 1995 arriviamo a garantire ai nostri soci una
capacità di stoccaggio complessivo di 400.000 quintali. Non ci siamo ovviamente fermati (sorride Stefanati, ndr) e
oggi abbiamo una capacità totale di stoccaggio di 1.230.000 quintali, potendo contare su
quattro impianti di essiccazione. Non basta: nel 2016 abbiamo presentato la misura singola 4.2.01 “Investimenti rivolti ad imprese agroindustriali”, per la costruzione di nuovi 6 silos. Con questo nuovo investimento si
arriverà ad uno stoccaggio di 1.600.000 quintali”.
Salvaguardia della filiera, della qualità del prodotto e della redditività dei nostri soci, questi gli obiettivi della mia Presidenza [Alberto Stefanati]
“Ho assunto la presidenza della Cooperativa
nel 2009 e fin da subito il mio principale impegno è stato quello di garantire ai soci conferitori la
massima redditività possibile, passando per la
ricerca della qualità dei prodotti che lavoriamo, dato che sono fermamente convinto che sia questa l’unica leva che ci possa consentire di superare la concorrenza dei cereali che provengono da fuori del nostro Paese e che spesso non devono sottostare ai rigidi (e corretti) regolamenti che normano la nostra attività”.
Ricerca e innovazione tecnologica
“Assieme alla qualità, la
produttività dei nostri impianti è il secondo fattore chiave - sottolinea Stefanati-; da sempre come presidente ho spinto al massimo la leva dell’
innovazione tecnologica; si tratta di uno strumento potente per trasformare i prodotti dei nostri soci da commodities a
prodotti del territorio ad alto valore aggiunto. In questo processo anche la
leva del marketing (basato però su fatti e azioni concrete) è altrettanto importante: dobbiamo
saper comunicare le eccellenze che ci contraddistinguono dai nostri competitor, nazionali e esteri”.
I sili che garantiscono una capacità di stoccaggio di 1,2 milioni di quintali possono essere refrigerati
“Gli investimenti della Cooperativa in innovazione
hanno continuato a crescere; un esempio per tutti? I
lettori ottici per selezionare il prodotto che arrivano al dettaglio del singolo chicco. Sono tecnologie come questa che ci hanno fatto diventare
partner di riferimento per importanti gruppi italiani come Barilla (con il progetto ’Grano duro sostenibile’)”.
“Tutti i nostri sili poi possono essere refrigerati: attualmente
trattiamo con processo di refrigerazione a 16 °C il 95% dei cereali che lavoriamo. Questo ci consente di ottenere prodotti di
qualità ben superiore alla media del mercato e di conseguenza di poter pagare un prezzo migliore agli agricoltori nostri soci che ci conferiscono i raccolti”.
Crescita sostenibile
“La mia principale preoccupazione di ogni giorno e in ogni mia azione, così come la missione della Cooperativa di cui sono presidente: gestire un prodotto che non è mio e
dare risposte fattive ai soci che decidono di conferircelo. Siamo in
prima linea, con contatti diretti quotidiani con i nostri soci e
conosciamo bene le difficoltà di un mercato che di anno in anno si fa più difficile e competitivo”.
Quattro cereali: la soia
Uno dei quattro cereali gestiti da Capa Cologna: la soia
“Come Capa Cologna
cerchiamo ogni giorno di trovare nuove risposte per aumentare la redditività della filiera; il 2019 è forse uno degli anni più difficili in assoluto per il settore agricolo e
dobbiamo avere la forza di fare piani di lungo respiro per il futuro, saper anticipare le tendenze, senza subirle”.
Conclude Stefanati: “
Tenacia e innovazione, sono questi i paradigmi che ci hanno fatto crescere in questi anni in cui, assistito dai miei collaboratori, ho gestito la presidenza della Cooperativa,
portando il fatturato della OP Grandi Colture Italiane (di cui sono anche Presidente)
da 41 a 100 milioni di euro. Non voglio essere frainteso, la
nostra missione è principalmente quella di migliorare la qualità della nostra filiera, ma sarebbe anche altrettanto utopistico pensare di poterlo fare con fatturati ridotti. Non avremmo
capacità di investimento e saremmo perdenti nei confronti dei colossi produttivi internazionali (che non hanno le nostre eccellenze di prodotto)”.