Se ci aggiungiamo una S, il pensiero va subito ad un Transformer (frutto della composizione di Wingwaver, Dashtacker, Machtackle) e chissà che in Hitachi abbiano preso spunto per il loro nuovo Landcros One (togliendo appunto una S di troppo) da una delle icone degli Anime giapponesi, dato che anche il Colosso è nato nel 1970 nella terra del Sol Levante, come spin-off di Hitachi, a sua volta fondata dalla volontà dell’ingegnere Namihei Odaira che voleva produrre motori elettrici da induzione.
Al di là delle suggestioni nostalgiche (e dell'ironia), le similitudini tra il nuovo, interessantissimo, concept di Hitachi e il suo (quasi) omologo Transformer sono solo numeriche; se il secondo era composto da tre parti differenti, il primo ha tre concetti di fondo che ne hanno orientato lo sviluppo: Gamification (un concetto caro anche all'automotive e volto ad avvicinare le nuove generazioni al settore della meccanizzazione del cantiere), approccio 'phygital' (i comandi fisici si integrano con un ambiente di interfacce digitali) e guida autonoma (come elemento terminale di un percorso modulare che parte dalla guida assistita, passando per il controllo remoto).
A queste si affiancano le logiche più complessive e strategiche che Hitachi intende sviluppare per tutta la sua offerta nei prossimi anni; logiche che si ritrovano anche nell'acronimo stesso del nome dove:
Land sta ovviamente per terra, ma anche territorio, in generale il Mondo in cui operano le macchine
C sta per Customer, dato che le nuove macchine nascono sulla base di logiche fortemente orientate all'ascolto dei clienti
R sta per Reliable, affidabilità non solo limitata alle macchine, ma all'intero ecosistema di soluzioni tecnologiche che sono o saranno sviluppate da Hitachi (ormai indissolubilmente fuse con la fisicità delle macchine, da qui il concetto di 'phygital'
O sta per Open: per la prima volta assistiamo nel nostro settore a un'offerta aperta ai contribuiti innovativi sviluppati da startup esterne e che, con Landcros Connect, mira a dare soluzione di connettività anche a macchine non Hitachi
S sta per Solutions, ma potrebbe significare anche sostenibilità, ormai un concetto indifferibile anche nel settore delle costruzioni, sposato appieno da Hitachi, che ha l'obiettivo di ridurre progressivamente l'impronta ambientale delle macchine, fino, virtualmente, ad azzerarla.
Fuor di metafora, si tratta di tre concetti fondamentali per la meccanizzazione futura del cantiere, forse ancora più solidi in prospettiva del trend relativo all’elettrificazione (anche Hitachi ha una gamma di macchine compatte e medie full electric) che sta scontando alcuni intoppi rispetto al piano di marcia stabilito da Stati e produttori globali (non solo nel segmento del cantiere, ma anche nel ben più strutturato comparto dell’automotive).
Vediamo insieme quali sono i criteri fondanti di Landcros One e chi sono i protagonisti che tracceranno assieme questo nuovo percorso.
Due cavalieri per un concept
Hitachi ha deciso (come anche altre case del panorama del movimento terra e dell’estrazione) di non affrontare questo nuovo percorso da sola, conscia della necessità di mettere a fattor comune, vista la complessità estrema delle tecnologie da impiegare, il proprio know how con le esperienze di un player specializzato in design e innovazione, tra le aziende di punta a livello mondiale in un settore molto competitivo come l’automotive.
La contaminazione fra segmenti industriali differenti, in cui gli investimenti e la ricerca sono un passo più avanti rispetto al settore delle costruzioni, è oggi, infatti, la chiave per poter ottimizzare i processi di innovazione sia dal punto di vista dei costi sia, soprattutto, da quello dei tempi di ricerca e sviluppo necessari per raggiungere i risultati prefissati.
Insomma: si cerca qualcuno di bravo (meglio se molto bravo) che ha maturato esperienza in altri settori e lo si mette alla prova nel comparto delle costruzioni, da sempre estremamente resiliente all’innovazione.
Il partner scelto da Hitachi è stato Granstudio e consentiteci di essere orgogliosi della scelta, dato che si tratta di un studio fondato a Torino nel 2011 (e pazienza se il CEO è il belga Lowie Vermeersch) e che ha alle spalle il design di auto per Ferrari, Maserati, Mclaren e Alfa Romeo.
La partnership è di tipo strategico, pensata non solo per lo sviluppo del singolo prodotto, ma anche e soprattutto per articolare un ecosistema che tracci un percorso pluriennale, destinato ad aver un forte impatto sul modo in cui vengono concepite le attività di cantiere.
Ecosistema completo
Prima di parlare di design (tra l’altro molto interessante), approfondiamo i concetti più importanti. Landcros non è solo un concept di macchina (in questo caso Landcros One), ma è soprattutto un ecosistema integrato in cui vari canali di ricerca e sviluppo si muovono sinergicamente per raggiungere nel medio (ma anche lungo) periodo, risultati strategici di ampio respiro.
Accanto a Landcros One, infatti, Hitachi a presentato a Bauma 2025 anche Landcros Connect e Landcros Innovation Studio; Landcros Connect è un sistema pensato per la gestione intelligente della flotta che consente il monitoraggio, la tracciabilità delle prestazioni e l'ottimizzazione operativa delle flotte di macchinari di diversi marchi, permettendo ai clienti di ottimizzare la produttività e l’efficienza.
Landcros Connect consente il monitoraggio della flotta da remoto in tempo reale
Estremamente interessante (e moderno) ci sembra anche Landcros Innovation Studio, un approccio all’innovazione che vede Hitachi aprirsi alla collaborazione di startup innovative con l’obiettivo di affrontare lo sviluppo di prodotti e sistemi per le costruzioni con punti di vista non convenzionali.
L’approccio, che trascende i modelli di investimento consueti e si concentra sull'offerta di una piattaforma completa dall'innovazione concettuale fino all'implementazione pratica, sta già dando i suoi frutti con collaborazioni con Sodex Innovations (acquisizione del terreno in tempo reale per controllare e documentare il progresso dei lavori), Teleo (un operatore può controllare più macchine da remoto) e Veristart Technologies (gestione del parco macchine e implementazione chiavi elettroniche).
Dalla guida assistita fino a quella automatica il passo è (non tanto) breve
Torniamo al driver di ricerca più interessante: Landcros nasce per seguire un percorso ben preciso, immaginato per aumentare progressivamente le possibilità a disposizione degli operatori dal punto di vista della guida delle macchine da cantiere.
E prima che qualcuno alzi il ditino per dire ‘ma la guida autonoma toglierà il lavoro agli operatori!” diciamo subito che siamo convinti che la tecnologia, anche quella che Hitachi ha immaginato per Landcros, è sempre un vantaggio per gli esseri umani (altrimenti saremmo ancora qui a scavare gallerie con pala e piccone).
Gli operatori, già nella prima fase, avranno a disposizione un set articolato e strutturato di soluzioni di assistenza alla guida che renderà il loro lavoro più semplice, riducendo errori, stress e soprattutto aumentando drasticamente la sicurezza in cantiere.
Questa tecnologia è già in parte presente sul mercato (proposta non solo da Hitachi, ma da molti dei top player del settore), ma Landcros ne aumenterà la pervasività e, quindi, i vantaggi per chi lavora ogni giorno in cantiere.
In questa fase giocherà un ruolo fondamentale l’intelligenza artificiale integrata con sistemi di rilevamento in tempo reale del cantiere, sistemi che genereranno flussi di dati ininterrotti destinati a integrarsi con quelli di progetto per fornire all’operatore un quadro completo dell’ambiente di lavoro, consentendogli di sbagliare meno e di lavorare più serenamente.
Dettagli del design del nuovo escavatore cingolato Landcros One progettato da Granstudio [fonte immagine: https://www.granstudio.com/hitachi-landcrosone]
Altro vantaggio dei sistemi di guida assistita: aumento di efficienza e controllo di produttività, oltreché documentabilità completa di quanto svolto dalla singola macchina nella giornata di lavoro.
Secondo passo, già tracciato da Landcros One: la possibilità di lavorare da remoto, controllando dal proprio ufficio le macchine che operano da ogni parte del Mondo. Un concetto di operatività completamente nuovo che consente di lavorare 7 giorni su 7 e sulle 24 ore.
Non fraintendiamo: non si tratta di sfruttamento della manodopera, al contrario: gli operatori continueranno al lavorare con lo stesso orario di lavoro, semplicemente si daranno il cambio, ognuno operando dal proprio ufficio (una macchina in Norvegia potrà essere controllata prima da un operatore in Sicilia, poi da uno in India e, infine, da uno negli Stati Uniti).
Questa nuova tecnologia è destinata a trasformare (qualificandolo) il lavoro dell’operatore, che diventerà in sostanza un ‘pastore di macchine’, in grado di controllarne diverse contemporaneamente; professionalizzazione e, immaginiamo, aumento di stipendio sono due asset fondamentali in questa trasformazione.
Da non dimenticare che questa funzionalità non solo massimizza l'utilizzo delle macchine, ma migliora anche la sicurezza, allontanando gli operatori da ambienti remoti, difficili e pericolosi e mantenendo un controllo preciso sulle operazioni.
Infine la modalità autonoma: per ora il progetto prevede che venga attivata per lavorazioni ripetitive e predefinite, liberando l’operatore da quei compiti noiosi e poco qualificati; il futuro è, probabilmente, l’estensione sempre più spinta del ventaglio delle funzioni automatizzabili (anche attraverso l’interazione dinamica tra le macchine con scambio di dati continuo), verso un cantiere virtualmente autonomo, dove il ruolo dell’operatore sarà completamente trasformato, con vantaggio reciproco di tutte le parti in causa.
E il design?
Arriviamo finalmente al design, non inteso solo come estetica, ma nel senso più profondo (e originale) del termine, cioè quello che intendeva Sullivan affermando ‘form follows function’ (la forma segue la funzione, ndr).
Il Landcros One, almeno per quello che possiamo capire dal prototipo esposto a Bauma 2025, è una macchina che nasce con l’obiettivo di integrare la tecnologia moderna all’interno di una tradizione di macchine robuste e affidabili tipica di Hitachi. In questo caso Granstudio ha portato la propria esperienza nell’automotive e il risultato è un prodotto gradevole certo, ma progettato per essere durevole.
Ci sono poi delle integrazioni interessanti, tipo la piattaforma di atterraggio (e immaginiamo ricarica) per i droni di rilevamento sul retro dell’escavatore, come anche le protezioni complete sui cingoli.
Sul vano motore trova posto uno spazio per l'atterraggio dei droni impegnati nei cantieri
Ma il fulcro di interesse non sta nell’argento e nero della livrea, quando piuttosto in cabina (non visibile a Bauma) dove concetti interessanti come la guida con realtà mixata e aumentata (dove si integrano schermi virtuali con display reali) spostano l’esperienza dell’operatore (con una strizzata d’occhio alle generazioni più giovani) verso un ambiente di lavoro ibrido in cui i dati e le indicazioni operative saranno a disposizione di chi lavora con un dettaglio e una semplicità d’uso mai vista prima (a Hitachi e Grandstudio sta a cuore il concetto di gamification, in sostanza un family feeling con le interfacce di giochi o smartphone a cui ormai tutti siamo abituati).
In cabina la realtà mixata e aumentata semplificano e rendono più sicuro il lavoro dell'operatore
Dalle immagini delle funzionalità in cabina rilasciate da Hitachi, immaginiamo che l’obiettivo possa essere replicare gli schermi headup delle auto, cosi come, in futuro, introdurre dispositivi visivi che aiutino l’operatore, integrando la situazione reale del cantiere con il progetto da realizzare o, eventualmente warning operativi e di sicurezza.
Un ultimo dettaglio: Landross One nasce per essere disponibile in tre diverse modalità di alimentazione: elettrica, a combustione o ad idrogeno (e qui si potrebbe aprire un discorso infinito sulla direzione da prendere in futuro, ma ne parleremo in un altro articolo).
La nostra visita alla filiale di Padova dello storico dealer Hitachi, cui si è rivolta la Vaccari Antonio Giulio Spa per l’acquisto del suo nuovo escavatore ZX530LCH-7