Raramente ci capita che una presentazione di prodotto superi le nostre attese della vigilia; in genere le Case tendono a “esagerare” le dichiarazioni pre e durante il lancio e, quindi, spesso la realtà non supera l’aspettativa.
Dobbiamo dire che JCB stavolta ha rovesciato il paradigma e la realtà è stata superiore alle aspettative create dal marketing prelancio della Casa di Lord Bamford.
(a noi piace chiamarlo così, anche se in JCB lo definiscono porta-attrezzature) è una
, aggiungendo anche una dose di innovazione pura piuttosto robusta, soprattutto nell’
Ne viene fuori una macchina che stupisce per numerosi fattori, primo fra tutti l’
Detto questo, JCB paragona il nuovo Hydradig all’invenzione della terna o del telescopico (entrambe con JCB pioniere nella ricerca e leader mondiale per numeri oggi); il nuovo nato è destinato senza dubbio a creare un bel po’ di scompiglio nel settore, ma, a nostro avviso, non rappresenta una “rivoluzione totale” nel modo di lavorare com’erano state le terne prima e i telescopici poi.
Non fraintendeteci, siamo davvero entusiasti della macchina e aspettiamo ansiosi la prima prova in cantiere; nel frattempo godetevi con noi
Tutto sotto
Partiamo dalla novità più evidente:
Hydradig ha un baricentro davvero basso, in media 1,5 metri in meno degli escavatori gommati tradizionali nel segmento delle macchine da 10 tonnellate. Un
risultato mostruoso, raggiunto ripensando completamente la distribuzione delle componenti, partendo dalle logiche telaistiche tipiche dei sollevatori telescopici: in torretta sostanzialmente non c’è più nulla, mentre le
componenti pesanti sono tutte nel carro, sotto la ralla.
Il sottotelaio deriva da quello dei sollevatori telescopici, per un baricentro molto più basso di quello dei gommati classici
Il motore è montato lateralmente e
eroga 81 kW, rispettando la normativa Stage IIIB
senza necessità del filtro DPF (un bel risparmio nei costi di manutenzione).
In basso anche tutta la trasmissione idrostatica, che lavora con una pompa a pistoni a portata variabile, una scatola di rinvio centrale che aziona entrambi gli assali (l’azionamento del braccio è garantito da una pompa separata, per lavorare senza problemi con movimenti simultanei).
Dicevamo della visibilità, questa foto ne è la prova, la macchina è posizionata a poco più di un metro dalla sagoma dell'escavatore...
Non c’è bisogno di dire che
anche i serbatoi (quelli idraulici e del carburante)
sono montati sul telaio inferiore, così come tutti i gruppi refrigeranti. Intelligentissima la soluzione trovata per il
posizionamento del distributore idraulico principale (grazie ai comandi elettroidraulici forniti da Bosch Rexroth) che trova posto sotto il cofano laterale e
appena sopra alla ralla: risultato?
Molto meno rumore in cabina e manutenzione decisamente semplificata (ne parleremo meglio in seguito).
Passando dal sottocarro ai bracci: JCB consente di scegliere fra una
configurazione monobraccio e una con braccio triplice, con avambracci di tre lunghezze (1.650 mm, 2.000 mm e 2.250 mm, in pratica quelli che monta la terna 3CX). Il baricentro basso garantisce una
capacità di sollevamento davvero da primato, che arriva
fino a 1.000 kg al massimo sbraccio sui 360°. La macchina è inoltre molto stabile anche quando lavora solo sugli pneumatici, senza gli stabilizzatori abbassati o l’ausilio della lama dozer.
Vano motore che ospita tutti i componenti pesanti, dal motore stesso alle pompe idraliche, fino al gruppo refrigerante
Ovunque come sul velluto
La nuova configurazione dell’Hydradig ha risvolti positivi anche nella qualità dello spostamento (la macchina arriva a 40 km/orari con variazione in continuo), soprattutto per quel che riguarda la stabilità percepita dall’operatore. Il passo molto lungo (2.650 mm), unito alla distribuzione speculare dei pesi sugli assali, rendono il nuovo nato di Casa JCB estremamente stabile, anche alle alte velocità. La stabilità non viene meno neanche sui terreni accidentati, dato che Hydradig ha l’assale anteriore oscillante su un angolo di +/- 8°.
Optional che consigliamo a chi voglia davvero spremere il meglio dalla macchina: il sistema antibeccheggio del braccio (che in JCB chiamano SRS).
Anche dal punto di vista dell’ingombro, ci sono tante novità: l’Hydradig è il più basso nella sua categoria, di circa 15 centimetri rispetto al concorrente che fa meglio; anche l’ingombro posteriore è una bella sorpresa, soli 120 mm, che consentono all’escavatore gommato JCB di muoversi senza problemi nei cantieri più angusti (ad esempio le parcellizzazione di carreggiata sulle autostrade, in genere larghe al massimo una corsia).
Il brandeggio del braccio di +/- 60° consente di lavorare senza alcun problema a filo muro
A tutto questo si unisce (e qui tornano ancora concetti cari ai telescopici) anche il
raggio di sterzata davvero ridotto (3.946 mm quando si lavora con pneumatici singoli, 4.511 mm con lama dozer). Sterzata che può essere effettuata con
tre modalità: su due ruote sterzanti, su quattro ruote sterzanti e a granchio. Non basta, un’efficiente
soluzione di sterzata in retromarcia (opzionale) in pratica consente di gestire le varie modalità di sterzata
indipendentemente dall’orientamento della cabina (con considerevoli vantaggi dal punto di vista della mobilità e della efficienza nei cantieri già stretti).
La versatilità tocca il suo vertice nella
gestione delle attrezzature, comodamente settabili dal touch screen interno; JCB
ne ha dichiarate oltre 50 (ed ecco perché definisce l’Hydradig porta-attrezzature), dai martelli demolitori fino ad ogni tipo di benna, senza dimenticare gl
i attrezzi manuali che possono essere collegati facilmente alle prese idrauliche poste sul tratto terminale del braccio. Sugli Hydradig esposti durante la presentazione c’erano poi i
tiltrotator, un
accessorio che consigliamo a tutti (e che in Italia si usa davvero ancora troppo poco), soprattutto per le applicazioni tipiche degli escavatori gommati.
Ti vedo!!!!!
Parlare di cabina, sull’Hydradig, significa parlare di visibilità che, è forse, assieme alla stabilità, uno dei punti di forza che ha maggiormente impressionato durante la presentazione. Grazie al design della torretta, delle vetrature e all’assenza di ingombranti cofani superiori (inutili visto che il motore è sotto), ma anche di balaustre o altri elementi di sicurezza (non c’è n’è bisogno dato che non si deve salire mai sulla torretta), l’operatore vede davvero in basso (le nostre prove indicano che siamo nell’ordine di poche decine di cm da terra in tutte le direzioni e che si ha una visione totale fino a un metro dell’impronta della macchina a terra).
La visibilità è talmente ben progettata da non richiedere neanche più l’ausilio di una retrocamera; non serve sottolineare che visibilità diretta e non mediata da telecamere significa sicurezza in cantiere e aumento dell’efficienza operativa.
Ovviamente la cabina è ROPS/TOPS e ha davvero tantissimo spazio a disposizione dell’operatore, in relazione ovviamente alla classe di macchine in cui Hydradig si inserisce, quella delle 10 tonnellate. Dicevamo prima del rumore: la rumorosità interna non supera i 69 dB(A) e aggiunge un bel po’ di comfort per l’operatore. I sedili possono essere a sospensione meccanica o pneumatica, con o senza riscaldamento, ma, soprattutto, con braccioli indipendenti, fondamentali per trovare il proprio comfort di guida.
Davvero luminoso, infine, il monitor da 7” che viene controllato da un controller rotativo tipico del mondo automotive. Molto ben gestiti, infine, i flussi d’aria dell’impianto di riscaldamento (quello di condizionamento non l’abbiamo provato, data l’arietta fresca che ha contraddistinto la giornata di presentazione a Rochester).
Ma quanto comoda è! (la manutenzione)
Di solito, quanto si presenta una nuova macchina, l’aspetto manutenzione è relegato a poche righe in fondo all’articolo; in questo caso, invece, le novità sono molte e polpose. Innanzitutto la manutenzione giornaliera: sull’Hydradig si fa tutta da terra. Punti di rabbocco per il carburante e gli olii, livelli e batteria sono ben disposti e per nulla ammassati. Stesso discorso per il motore, protetto da un robusto cofano in acciaio che si apre davvero moltissimo (nessun problema di testate), per i filtri e per il gruppo di raffreddamento, collocato alla destra del motore, anche in questo caso con il giusto spazio a disposizione per gli interventi.
Per quel che riguarda il braccio, da segnalare i perni nitrocarburati e le boccole tutte in bronzo al carbonio, con intervalli di ingrassaggio che arrivano a 500 ore (meno costi e più ore disponibili per il lavoro).
Gi appassionati del controllo totale, infine, saranno certo soddisfatti; JCB fornirà l’Hydradig completo di un contratto di cinque anni ai servizi telematici Livelink. Si potranno controllare in remoto tutti i parametri operativi della macchina, conoscerne le necessità manutentive, verificarne l’efficienza e la redditività, nonché controllare dove e quanto sta lavorando. Il sistema Livelink è anche utile per la prevenzione dei furti dato che si può dettare a distanza l’inibizione all’accensione del motore o attivare il sistema di geolocalizzazione.
Avere nel parco macchine una meraviglia come l’Hydradig e farselo rubare sarebbe davvero un delitto!