L’oro di Puglia

La cava di Italtufi vista dall'alto
Dopo anni di visite sul cantiere, si immagina di aver visto tutto; cave, discariche, grandi edifici, torri monumentali, laghi montani e gallerie da primato. Si pensa di non doversi stupire più di nulla e che tutto sia qualcosa di ordinario, per quando risultato della fatica e dell’impegno di imprenditori e operai.

E poi arriva l’inaspettato; si passa un cancello di metallo nella piana di Brindisi, si percorre una breve rampa in cui la visuale è limitata da blocchi di tufo dorato e ci si trova davanti a uno spettacolo che lascia a bocca aperta, parla di storia, di impegno, sudore e dedizione ed è impregnato dei sapori, dei colori e della radici di questa stupenda terra.
La cava di tufo che si estende per centinaia di metri
Lo spettacolo? Lo vedete nelle foto dell’articolo: una cava di tufo dorato, scavata ad arte che si estende per centinaia di metri e dà forma, nella sua coltivazione, a strutture che rivaleggiano (perdonateci il paragone irrispettoso) a quelle della valle dei Templi in Egitto.

Pareti alte decine di metri e colonne con basi imponenti, in attesa di essere tagliate per dare forma a abitazioni, strade pedonali, strutture commerciali di ogni tipo.

Il tutto, come vedrete, dovuto alla caparbietà di un solo uomo che ha con tenacia perseguito il sogno di una vita, dando concretezza e seguito anche a quello del padre. Il sognatore che abbiamo incontrato, su invito della >>Co.M.E.G.<< , importatore >> Komatsu << per Puglia (tranne la provincia di Foggia), Basilicata e Calabria, si chiama [Sabino Cirillo], direttore operativo di >>Italtufi<< , e, oltre a vedere al lavoro i mezzi Komatsu nella cava di tufo, abbiamo raccolto la sua storia: eccola.

Una storia di determinazione

Cirillo ci accoglie in una giornata caldissima (e anche questo dice molto sul tipo di lavoro che svolge) all’interno della cava di Contrada Tufarelle a Canosa di Puglia: “Il tutto risale a circa 20 anni fa quando accompagnavo mio padre nel suo lavoro: trasportare e commercializzare tufi. Sin da bambino ho sempre vissuto nelle mie cave, in quello che era il mio ambiente, il mio territorio. Sono sempre stato circondato da questa pietra”.

Sabino Cirillo

Sabino Cirillo, Direttore operativo di Italtufi
Continua [Cirillo]: “Quando, per problemi di salute, mio padre fu costretto a lasciare il lavoro proseguii l’attività: continuavo a recarmi dai cavatori di tufo, compravo da loro il materiale e lo rivendevo. Come ben potete immaginare, non avevo il controllo su questa situazione. Ero un semplice commerciante che dipendeva dalla loro volontà e dalle loro esigenze. Le cave comandavano non solo sulla qualità, ma anche sul prezzo”.
Una delle due pale gommate (la Komatsu WA380-8) acquistate da Cirillo per le lavorazioni in cava
[Cirillo] ci tiene a sottolinearlo. “Non stavo realizzando il mio sogno, non ero appagato. Avevo bisogno di qualcosa in più, per questo decisi di acquistare nel 2007, a soli 20 anni, la mia prima cava. Non fu facile, ho contratto debiti, e le difficoltà davanti a me erano tante. Dovevo sbancare la cava. Andava rimosso tutto il cappellaccio di superficie, per poi arrivare alla pietra di qualità, la pietra che potenzialmente poteva essere venduta”.

"Un’operazione del genere può durare anni, dipende dalla volontà della natura. Anche questo caso io non avevo il comando, ma ero felice, perché sapevo dove stavo andando. Sapevo che un giorno ogni mio sacrificio sarebbe stato ripagato”.

“Come un detto delle nostre zone afferma: ‘L’omn jie a vulundè, la terr jia a Palm’ -  l’uomo è a volontà e la terra è a strati”.
“In quel periodo, ho incontrato chi veramente credeva in me, e chi non lo ha fatto, chi ha deciso di voltarmi le spalle. Ho conosciuto gente che ha condiviso i miei ideali e che ha creduto in me, e gente che voleva schiacciarmi, gente cattiva che voleva distruggere i sogni di un ventenne”.

“Per fortuna mio padre, oltre alla passione per la pietra, mi ha anche donato coraggio, moralità e carattere, che mi hanno aiutato durante il percorso. Fino al 2010, il momento più importante della mia vita: l’incontro con Angela, mia attuale compagna di vita, mamma di Veronica, Rossella e Geremia. Angela ha deciso di sposare oltre che me, il mio sogno. Non ero più solo, avevo affianco a me qualcuno che aveva la mia stessa visione”.

“Dal 2010 al 2013 abbiamo continuato a sbancare la cava con un grande impegno economico. Le risorse economiche iniziavano a mancare, e di conseguenza abbiamo dovuto adattarci".

È stata davvero dura, abbiamo lavorato con attrezzature primitive, spartane, buona parte del lavoro veniva fatto a mano.

“Non avevamo una pala meccanica, quindi vi lascio immaginare cosa significa buttare quintali di tufo a mano. Chi ci ha visto lavorare in quelle condizioni, non avrebbe mai detto che saremmo diventati l’azienda che siamo oggi”.
Una pala gommata WA380 di Komatsu al lavoro nella cava di tufo
“Ma come si suol dire, quando si tocca il fondo, non si può far altro che risalire. A fine 2013 infatti è nata l’Italtufi s.r.l. Nel 2013 abbiamo finito di sbancare la cava; 3 anni di sacrifici, ma da li stava iniziando la nostra risalita. Cominciavamo a vedere la luce in fondo al tunnel, iniziavamo a vendere le prime pietre, i primi clienti iniziavano ad affacciarsi alla nostra realtà, iniziavano a girare i primi camion in azienda”.

“Gli affari hanno iniziato a sorriderci, e la prima cava iniziava a starmi stretta. Ho deciso di acquistare la seconda nel 2016, la terza nel 2017 e la quarta nel 2018”.

Il mio sogno iniziava a prendere forma. Ho cominciato ad investire nel mercato italiano e nelle fiere. Eravamo primi produttori a livello di qualità, adesso avevamo bisogno di vendere il prodotto

"Abbiamo investito anche in macchine sulla lavorazione del prodotto, in modo tale da poter creare rivestimenti e lavorati in pietra di Canosa. Abbiamo migliorato la qualità del lavoro dei nostri collaboratori acquistando due pale meccaniche nuove, un escavatore, un miniescavatore e carrelli elevatori, gru, e tutto quello che possa permettere ai nostri collaboratori di lavorare nelle migliori condizioni”.

Conclude [Cirillo]: “Una cava si esaurisce in secoli, diversi secoli, quindi perché faccio tutto questo? Faccio tutto queste perché in me è radicato il valore della famiglia. Lo sto facendo per loro, per i miei piccoli. Ogni volta guardarli correre in cava, giocare, toccare le pietre come facevo io mi riempie il cuore. Sono emozioni che non riesco a descrivere. Voglio lasciare loro un eredità, un sogno, come mio padre ha fatto con me”.
Escavatore cingolato PC230NHD-11 della Komatsu

Trio vincente

Nel progetto di meccanizzazione e efficientamento dell’attività di cava, che Cirillo sta strutturando, un ruolo fondamentale occupano, oltre naturalmente ai sistemi di taglio della pietra, i mezzi d’opera Komatsu, consegnati da Co.M.E.G. che ha dato fina da subito credito alla visione d’azienda dell’imprenditore pugliese.

Pala gommata WA230 di Komatsu
Sono entrate nella cava di Canosa due pale gommate, una WA320 e una WA380 e un escavatore cingolato PC230NHD-11, tutte macchine che Cirillo ha acquistato nuove con l’obiettivo di rendere il più efficiente possibile il processo di escavazione e preparazione della cava e, contemporaneamente di ridurre al minimo le emissioni inquinanti. Entrambe le pale si occupano della movimentazione del materiale scavato per preparare i piani di taglio da cui le seghe diamantate traggono i vari formati che Italtufi commercializza.

La prima ad essere acquistata è stata la Komatsu WA320, mezzo da 15,7 tonnellate, spinta da un motore Stage V da 127 kW.
La pala gommata Komatsu WA380-8 ha un peso complessivo di 18,5 ton
La motorizzazione è a sei cilindri (6,69 litri) con erogazione di 142 kW a 2.100 giri al minuto
Con l’aumentare della mole di lavoro e con la necessità di procedere all’apertura di nuove aree di cava con i conseguenti sbancamenti, Cirillo ha deciso di affiancare alla prima pala un secondo mezzo di dimensioni e produttività maggiori. Co.M.E.G. ha provveduto quindi a consegnare una WA380-8, macchina da 18,5 ton, con motorizzazione Komatsu sei cilindri (6,69 litri) in grado di erogare 142 kW a 2.100 giri al minuto.
Oltre alle prestazioni del propulsore, in Italtufi hanno apprezzato il treno di potenza, made in Komatsu, dotato di un convertitore di coppia di grande capacità che assicura un notevole rendimento e un rapporto trazione-peso operativo di primo livello, in grado di garantire alle basse velocità particolare efficienza in applicazioni impegnative come la penetrazione di materiali estremamente compatti.

Abbiamo verificato in cava, la particolare efficienza produttiva nei cicli a V anche quando la macchina si muoveva in spazi particolarmente ristretti.

Alle due pale, Italtufi ha affiancato anche un escavatore cingolato, sempre Komatsu: un PC230NHD-11, utilizzato anch’esso per tutte le attività di preparazione della cava, compresa la modellazione perimetrale e l’allestimento dei piani di scavo.
L'escavatore cingolato Komatsu PC230NHD-11 consuma fino al 15% in meno rispetto allo stesso modello della generazione precedente
Particolarmente apprezzati i livelli di consumo del carburante (specie in periodi in cui il prezzo è andato alle stelle); in Komatsu affermano che il PC230NHD-11 consuma fino al 15% in meno rispetto allo stesso modello della generazione precedente; risultato raggiunto non solo con una gestione migliorata del propulsore, ma anche con un ottimale abbinamento variabile delle velocità del motore, della pompa idraulica e della ventola a giunto viscoso, che assicurano anche efficienza e precisione sia nei movimenti individuali che in quelli combinati.

Non solo macchine

Non sono solo le macchine Komatsu a essere apprezzate da Cirillo, ma anche il rapporto con l’importatore di zona come ci conferma il direttore operativo di Italtufi: “Co.M.E.G. ci è sempre stata a fianco e ci ha dato fiducia anche nei momenti più difficili, quando altri si sono tirati indietro. Con [Isa Grieco] e [Davide Casale] c’è un rapporto di stima profondo e di personale riconoscenza da parte mia”.

Isa Grieco

Isa Grieco, direttore generale CO.M.E.G

Davide Casale

Davide casale, General Manager di CO.M.E.G.
A sinistra Sabino Cirillo e a destra Davide a Casale nella cava di Italtufi
Continua [Cirillo]: “Non sono solo persone specchiate e di rara qualità morale, ma anche professionisti attenti alle esigenze dei clienti, sempre presenti per risolvere eventuali problematiche e per suggerire innovazioni utili a migliorare non solo la nostra marginalità di impresa, ma anche la sicurezza operativa (per noi fondamentale) e per ridurre l’impatto ambientale delle nostre lavorazioni”.

“É un rapporto che va ben oltre a quello fornitore di macchine/cliente, ma si estende a un’ampia serie di servizi che passano appunto dalla consulenza per trovare le soluzioni migliori ai servizi di manutenzione e al supporto nell’individuazione dei prodotti finanziari migliori per noi”.

Gli fa eco Davide Casale, general manager di CO.M.E.G.: “Con Cirillo il rapporto viene da lontano e ci vede impegnati come veri e propri consulenti nella ricerca continua di soluzioni di meccanizzazione che consentano alla Italtufi di competere al meglio sul mercato, non solo dal punto di vista della produttività, ma anche da quello di tutti quei driver di mercato che oggi sono sempre più importanti per affrontare le sfide future: l’impatto ambientale delle lavorazioni e la sicurezza operativa sono senza dubbio le più importanti”.
Conclude [Casale]: “Questo è il nostro modo di lavorare: come Co.M.E.G. siamo accanto ai nostri clienti ogni giorno, pronti ad affiancarli in ogni momento della loro attività, non solo quando consegnamo le macchine in cava e in cantiere”.

“Saremo sempre più un’azienda che eroga servizi e uno di questi servizi sarà sempre ovviamente quello della vendita dei marchi che rappresentiamo.
Accanto però abbiamo già attivato un ampio ventaglio di servizi collaterali, dal noleggio operativo alle consulenze nel dimensionamento di macchine o flotte di macchine".

"L’obiettivo è sempre e comunque lo stesso, aiutare i clienti ad affrontare e vincere le sfide del mercato che ogni giorno sono sempre più complesse e articolate”.

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