goWEM!: Un Italiano Presidente del CECE: quali le sfide principali e quali le strategie di lungo periodo della nuova Presidenza?
Prandini: “Innanzitutto, la sfida digitale. A mio parere sono tre i capisaldi dell’attuale cambiamento digitale in atto. Il primo è essenzialmente un cambio di mentalità; i professionisti nel nostro settore, e mi riferisco all’intera filiera dall’utilizzatore finale fino al produttore di macchine e attrezzature, hanno un’occasione irripetibile, quella di aggiornare i propri schemi mentali per approfittare appieno delle possibilità intrinseche alle nuove tecnologie”.
“Secondo punto: i tempi di implementazione di questo cambiamento. Siamo di fronte a una velocità di evoluzione mai registrata fino ad ora, soprattutto nel nostro settore. Tale velocità richiede infrastrutture per essere mantenuta e, soprattutto, in Paesi come l’Italia nei quali c’è un gap ancora da colmare, questo è uno dei tasselli da risolvere (o almeno da affrontare) con estrema priorità”.
“Infine il terzo punto, strettamente legato ai primi due: digital deriva da 'digitus', 'dito' in latino; se dietro a questo dito non c’è un “cervello”, ovvero la perfetta comprensione delle dinamiche attraverso le quali i mercati si muovono, ogni opportunità andrà persa. Occorre che tutti i protagonisti del nostro settore agiscano in sincrono; mi spiego meglio: i produttori non possono offrire strumenti sofisticati senza che gli utilizzatori finali (ma anche i dealers che sono un altra maglia fondamentale della catena produttiva) ne abbiamo appieno compreso le opportunità. Che sono, lo ribadisco con forza davvero impressionanti”.
goWEM!: “Come CECE come intendete gestire questo processo?
Prandini: "Vogliamo essere parte attiva, non basta solo gestirlo, ma occorre anche, parlo come Associazione, promuoverlo, spiegarlo e declinarlo per riuscire a garantire ai clienti finali servizi che ne soddisfino le necessità concrete di tutti i giorni”.
“I servizi a cui faccio riferimento non sono teoremi astratti, pensati dagli ingegneri per gli ingegneri, ma strumenti fondamentali per l’impresa che aumentano la redditività aziendale, la competitività nel partecipare a bandi e appalti e la qualità stessa delle opere realizzate”.
“Mi rendo conto che si tratti di una montagna particolarmente alta da scalare, ma credo anche che più grandi sono le sfide, più importante sarà la soddisfazione di averle vinte. E le sfide vanno vinte insieme, a livello di filiera. L’Associazione deve lavorare con i produttori, i distributori e le imprese per un obiettivo comune. Dobbiamo avere la forza di coinvolgere (riuscendo a spiegare correttamente le nostre necessità al Legislatore, ad esempio) le Istituzioni in questo processo. Solo con uno sforzo comune, l’opportunità che il digitale ci offre e che, torno a sottolinearlo a costo di sembrare ripetitivo, è una delle rivoluzioni più importanti dopo quella industriale, potrà essere fruita appieno”.
“La dinamica è chiara: siamo passati dall’esigenza di costruire macchine che scavassero sempre più profondo, a mezzi che producessero di più, per arrivare a porre l’enfasi su macchine che garantissero la migliore produttività al metro cubo (introducendo il tema del TCO, Total Cost of ownership, ndr); oggi dobbiamo lavorare su macchine intelligenti che aiutino l’operatore a non sbagliare, a far più produzione in meno tempo, senza dover tornare a rifare il lavoro già eseguito”.
“Non voglio essere frainteso; non stiamo parlando di sostituire l’operatore con una macchina, ma di rendere il lavoro dell’operatore stesso non solo più semplice, ma anche qualitativamente diverso. In sostanza, l’operatore non dovrà più occuparsi di angoli e pendenze, ma di mettere in condizioni la macchina di realizzare le pendenze stesse in autonomia. Più che fare il lavoro, stiamo parlando, in definitiva, di coordinare il lavoro di una o, in un futuro non così distante, di più macchine”.
“In estrema sintesi parliamo di Programmazione del proprio mezzo più che di Conduzione della macchina stessa. In queste due parole sta una rivoluzione epocale, che richiede, e qui di nuovo l’Associazione può far molto, un’attenzione spasmodica sulla formazione e sull’aggiornamento di imprese e operatori”.
goWEM!: “Oggi però rileviamo ancora nei clienti diffidenza nel concedere l’accesso ai dati”
Prandini: “Quello dello scambio dei dati provenienti dalle macchine dei clienti allo scopo di trattarli per migliorare la gestione delle macchine e per progettarne di nuove più efficienti è senza dubbio, soprattutto in Italia, un tema delicato”.
“Da una parte i clienti devono abbandonare l’ottica del confronto/scontro con i concessionari, un'ottica adatta forse a tempi precrisi, ma oggi senza dubbio superata. L’analisi dei dati che provengono dal cantiere è di estrema utilità sia per quel che riguarda la manutenzione della macchina sia dal punto di vista del miglioramento dell’efficienza produttiva della macchina stessa e più in generale del cantiere nel suo insieme. E’ dimostrato ormai da numerosi esempi che è in quest’ultimo caso che i clienti possono beneficiare di aumenti davvero importanti dal punto di vista dell’efficienza, aumenti che spesso non solo incrementano gli utili, ma nelle fasi di crisi consentono all’azienda di continuare a lavorare”.
“D’altra parte i clienti hanno perfettamente ragione a pretendere la riservatezza e il trattamento sicuro di tali dati ed è proprio questa l’ulteriore scommessa da intraprendere come comparto nel futuro. Il tutto però con un obiettivo ben chiaro: usare i dati per dare Efficienza all’azienda, minimizzando l’impatto negativo della Burocrazia”.
“Torno a dire che, come CECE, il maggior sforzo che dovremo mettere in campo sarà quello di lavorare con le Commissioni parlamentari Europee per consentire loro di realizzare interventi normativi che partano dai problemi concreti del nostro settore, dalle possibilità intrinseche e dagli scenari di sviluppo che queste possibilità, se ben regolamentate, possono garantire, non solo al comparto per cui sono pensate, ma anche alle Comunità dei Paesi europei nel loro complesso”.
“Per me è fondamentale che queste normative nascano armonizzate a livello europeo e non vengano affrontate dai singoli parlamenti nazionali, con approcci e tempistiche di volta in volta differenti; altrimenti ci troveremo a scontrarci ai problemi che abbiamo oggi, quando un escavatore gommato non può di fatto circolare liberamente in Europa. E una tale situazione, oggi, non possiamo più permettercela come comparto industriale”.
Traghettare il mondo del movimento terra verso l'era digitale
Come CECE crediamo molto nel futuro e quindi ci impegneremo al massimo per garantire prospettive migliori a tutte le persone che lavorano nel nostro settore industriale