Abbiamo visitato il cantiere di restauro della Porta Nuova di Verona a opera di Tieni Costruzioni 1836
Opera di Michele Sanmicheli la Porta Nuova fu edificata tra il 1533 e il 1540 lungo il perimetro delle mura di cinta, nell’ambito di un programma di rinnovamento delle opere di difesa promosso dalla Repubblica di Venezia agli inizi del ‘500. Seppur di uso militare, era collocata originariamente tra i bastioni Barbarigo e Faler, possedeva elementi classici, tuttora evidenti nella parte centrale del prospetto sud.
Le strutture laterali vennero aggiunte nel 1854 dagli austriaci, che crearono un impianto a tre fornici per favorire il transito delle truppe e in luogo della copertura lignea realizzarono un terrapieno (1849) e un diverso sistema di deflusso delle acque meteoriche. Nei decenni successivi l’accesso alla copertura venne inibito con la demolizione delle due rampe di scale simmetriche.

A un intervento di ristrutturazione della copertura (1989) per porre fine allo stillicidio delle acque, è seguita la completa rimozione dei terrapieni con il ripristino della copertura originaria cinquecentesca e l’installazione di una scala di servizio nel fornice est per accedervi.
Lo stato di fatto prima del restauro della Porta Nuova di Verona a opera di Costruzioni Tieni 1836
Come buona parte degli edifici nel cuore di Verona, anche Porta Nuova presentava il tipico degrado del materiale lapideo e laterizio soggetto ad agenti atmosferici e inquinamento. Senza dimenticare i danni arrecati da mano austriaca, precedenti restauri o maldestri interventi di riparazione.

Nessun danno strutturale, invece, dovuto all’intenso traffico. Collocata sulla direttrice stazione – Piazza Bra, l’edificio è di fatto l’ingresso al centro città; ruolo che il restauro ha l’obiettivo di ristabilire dopo anni di abbandono.
Le modanature e le murature presentavano un quadro importante di essenze erbacee infestanti
Rimozione con idropulitrice di alghe e licheni da una delle due rampe di accesso alla copertura
Nei due anni di lavoro, lo staff di >>Costruzioni Tieni 1836<<, il cui direttore tecnico [Francesco Tieni] ci ha accompagnato in cantiere (leggi l'intervista completa a Francesco Tieni) e del progettista e direttore dei lavori arch. [Dario Masin] di >>DMA Associati<< di Padova – un’autorità nel campo della conservazione del patrimonio architettonico – ha affrontato diverse patologie dei materiali.

Per quanto riguarda le superfici lapidee delle facciate: vegetazione, incrostazioni licheniche, umidità da infiltrazione dall’esterno, depositi superficiali, alterazioni cromatiche e rappezzi in malta cementizia. Queste hanno comportato forme differenti di degrado, che vanno dall’erosione alla polverizzazione, dalla formazione di cavità a deturpanti incrostazioni di colore grigio/nero. Forte l’aggressione sul laterizio da parte della vegetazione (alghe, licheni, colonie batteriche), agenti atmosferici e inquinamento, con conseguente degrado della malta nelle fughe.

Propedeutica a qualsiasi intervento è stata l’acquisizione, l’analisi e la verifica di laboratorio dei dati relativi a: degrado dei componenti il paramento e la copertura, dissesti e mancanze, umidità e infiltrazioni, materiali occulti e zone intaccate da bio organismi.

Un vero lavoro da CSI – dettagliato nella Relazione generale di intervento redatta dall’arch. Dario Masin, ma che necessariamente sintetizziamo - con prelievo e schedatura di microscopici campioni e indagini chimico-fisiche; indagini termografiche non invasive con gas traccianti, per individuare aree umide e infiltrazioni d’acqua nelle pareti.
Rilievo del prospetto di Porta Nuova realizzato da Ronzani nel 1820; da notare che è ancora al suo posto il Leone di San Marco
L'attuale stemma con corona e due grifoni (in mezzo c'era anche l'aquila imperiale bicipite poi abrasa) che ha sostituito il Leone di San Marco distrutto nel 1801 dai giacobini
La qualità e accuratezza dell’indagine preliminare si evince anche dal rilievo geometrico del monumento, condotto con tecnologia laser scanner accoppiata a strumentazione topografica satellitare GPS e tradizionale Total station per la georeferenziazione del sito. Lo strumento - precisa la relazione - è stato impostato per un’acquisizione di 28 milioni di punti per ogni scansione e ogni punto è stato misurato almeno 3 volte per effettuare una media delle misure in fase di elaborazione dei dati.

Una delle due rampe di accesso simmetriche alla copertura, utilizzate anche dalla cavalleria
L’assenza di qualsiasi tipo di impermeabilizzazione ha certamente favorito l’infiltrazione di acqua meteorica in tutti gli elementi della struttura perché sono di per sé permeabili (pietra e laterizio, soprattutto).

Questo è avvenuto con esiti diversi e anche non dannosi dato lo spessore della struttura. Avvalendosi della tecnologia elettronica che rileva il gas tracciante, sono stati quindi verificati tutti gli elementi e le strutture che potevano provocare maggiori infiltrazioni d’acqua: superfici lungo le murature, i risvolti, gli scarichi, le canalette, i salti di quota e attorno a tutti gli elementi di discontinuità presenti nelle superfici analizzate; superfici a campione lungo il piano orizzontale della copertura.

In linea generale sono risultate critiche tutte le fasce perimetrali del fabbricato dove avviene il cambio di piano tra orizzontale e verticale…zone dove l’acqua meteorica può incidere ed insistere maggiormente durante una precipitazione atmosferica.

Come si è intervenuto? Innanzitutto con la pulitura, la rimozione dei microorganismi con tutta la vegetazione e di consolidamento, per ridurre l'impatto e gli effetti degli agenti atmosferici e di migliorare l’effetto estetico della struttura. Le analisi di laboratorio hanno permesso di adeguare dinamicamente il trattamento in funzione del livello di degrado e la diversa natura del materiale.

Da qui l’uso di prodotti per la pulitura dei marmi e della pietra calcarea, biodegradabili, innovativi, ancora poco usati ma già verificati come efficaci e sicuri sia per il monumento sia per l’ambiente.

Rimosse e sostituite le vecchie stuccature deteriorate, dove necessario si è provveduto alla ricostruzione delle parti mancanti, con rigorose modalità disciplinari: rispetto dell’esistente, minimo intervento, compatibilità strutturale e chimico-fisica.
Dettaglio del prospetto di Porta Nuova verso il centro città restaurato
Il restauro ha consentito di ritrovare le varianti cromatiche delle pietre utilizzate
Per quanto riguarda gli interventi in copertura – elemento del manufatto con problemi d’infiltrazione fin dalla sua costruzione e reiteratisi nei secoli successivi con le modifiche apportate dagli austriaci e i restauri degli anni ’80 oggi non più efficaci – è stata eseguita la risarcitura, stilatura e stuccatura di tutte le microfessurazioni e delle discontinuità con l’applicazione di prodotti impermeabilizzanti altamente ad alte prestazioni.
Una delle feritoie in copertura per il posizionamento delle bocche da fuoco
Dettaglio delle coperture laterali inclinate con finitura in cotto a spina pesce
Oggetto di attenzione anche le opere in ferro, dalle quali è stata rimossa la ruggine non aderente (uso di spazzole, getti d’acqua demineralizzata o leggera sabbiatura) e aderente (convertitore a pennello o spruzzo e protezione finale delle cancellate). All’interno, inoltre, oltre ai lavori di pulizia, si sono applicate reti anti volatile alle inferriate per impedire l’intrusione degli animali.

Una struttura viva e da vivere

Per secoli Porta Nuova è stata una struttura viva: un biglietto d’ingresso alla città scoloritosi nel tempo. Ora, dopo due anni di lavori, viene restituita ai veronesi e, naturalmente, a milioni di turisti che potranno goderne la bellezza, grazie anche all’impianto d’illuminazione studiato da Costruzioni Tieni 1836, in collaborazione con un artista della luce come >>Viabizzuno<<.

L’azienda di Bologna, i cui lavori valorizzano l’esterno e l’interno di centinaia di edifici pubblici e privati in tutto il mondo, ha una totale dimestichezza con l’arte.  La cattedrale di Norwich, la Fontana del Nettuno (Bologna), le Basiliche di San Lorenzo (Firenze), San Marco (Milano) e San Pietro in Vincoli (Roma), il Fondaco dei Tedeschi (Venezia), ne sono un piccolo esempio.

Il progetto di luce per Porta Nuova prevede: illuminazione frontale delle facciate, illuminazione radente delle mura laterali, illuminazione dei torrioni, illuminazione radente delle cannoniere, illuminazione radente delle volte del ponte, meridiana di luce. Porta Nuova è finalmente pronta per riaprirsi al mondo.


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