Il
comparto industriale europeo è stato soggetto, nel corso degli ultimi decenni, a
importanti trasformazioni nel tessuto produttivo. La
delocalizzazione prima e la
questione ambientale poi, hanno radicalmente influito sulla
filiera di produzione di ogni comparto, impattando di conseguenza anche sulla fisicità degli
stabilimenti produttivi.
Un esempio da manuale è lo stabilimento
Procter & Gamble di Pomezia, storico impianto produttivo di
Dash, che dagli anni ‘50 ha saputo rinnovarsi costantemente per rispondere sempre meglio ai consumatori in Italia e nel mondo.
Oggi è un
punto di riferimento europeo per la produzione di detersivi liquidi e un polo logistico per tutto il
Centro-Sud Italia. La spinta
innovativa, l’attenzione alla
sostenibilità e lo spirito di gruppo fanno dello stabilimento di Pomezia un
fiore all’occhiello mondiale della P&G.
Per arrivarci, però, la multinazionale americana ha dovuto effettuare
importanti investimenti di revamping sull’impianto, ultimo l’intervento di
demolizione che vi raccontiamo oggi, realizzato dalla
>>Longhi srl<< di Bergamo e che ha interessato molte strutture del
perimetro industriale, non più in linea con i
moderni standard produttivi.
Virginio Longhi
Virginio Longhi, Titolare di Longhi srl
Il tutto, come ci racconta anche il
titolare di Longhi,
[Virginio Longhi], mentre lo stabilimento era in
piena attività nelle parti non interessate dagli interventi di demolizione.
Demolire: fra istinto e ragione
Chi conosce il
segmento della demolizione, non può non conoscere anche
[Virginio Longhi]; il
bergamasco fondatore della Longhi srl è una
figura iconica del settore (e come tutte queste figure o è ammirato o è odiato, tertium non datur, ndr) e, questo è
certo, ha un
bagaglio di esperienze che non molti in Italia possono vantare.
Lo incontriamo nella sua
sede di Bergamo, per parlare del
cantiere di decommissioning della P&G, ma non possiamo esimerci di contestualizzare l’uomo all’interno della sua
storia imprenditoriale, che ci racconta: “Quando ho fondato la Longhi srl, non erano molte le persone che avrebbero
scommesso che sarei riuscito a ripetere il percorso che avevo intrapreso, con i miei
tre vecchi soci, nella prima realtà che avevamo fondato (si riferisce alla Cantieri Moderni, ndr)”.
Continua
[Longhi]: “Il periodo storico, si era in
piena crisi del 2010 dovuta a
Lehman Brothers, non sembrava dei migliori e nessuno scommetteva su
nuove iniziative imprenditoriali. Cosa che, invece, io ho
fatto con convinzione, nella certezza che proprio in periodi come quelli era importante dimostrare di essere al fianco dei propri committenti, pronti ad
accettare le sfide”.
Siccome mi ritengo una persona che pensa tanto e dorme poco, ho deciso di unire la mia competenza tecnica e imprenditoriale, mettendola al servizio dei Committenti, proprio con l’obiettivo di garantire a tutti il giusto riscontro imprenditoriale in quei tempi difficili
“Si è rivelata una
scelta vincente e, come Longhi srl, abbiamo iniziato a
crescere, prendendo velocità e trovandoci in una
posizione privilegiata, quando il mercato si è ripreso. Come sono abituato a fare, una volta partiti e acquisite le
prime commesse, abbiamo continuato a
investire in nuove tecnologie, proprio per essere pronti a
sfide sempre più importanti. Infine, da poco sono affiancato anche da mio figlio
[Davide Longhi] che sta seguendo già
importanti cantieri in Francia, dove operiamo con una struttura aziendale radicata in quel Paese, con un socio locale”.
Sottolinea
[Longhi]: “Questo percorso ci ha portato a eseguire
importanti interventi in Italia e di conseguenza anche al cantiere di
Procter & Gamble, iniziato a metà 2017 e concluso nel 2021".
Si è trattato di un intervento complesso, risultato di una gara su inviti emessa dalla proprietà, che ha visto partecipare le migliori imprese di demolizione italiane
“Ci siamo
aggiudicati la gara perché, come Longhi srl, siamo riusciti a dimostrare,
numeri alla mano, che l’intero intervento sarebbe stato realizzato
senza interrompere la produzione dello stabilimento, con l’impiego di sole sei
maestranze specializzate, ovviamente supportate da
mezzi da demolizioni adeguati al lavoro da svolgere”.
L’importanza della giusta attrezzatura
Il
decommissioning, o decostruzione, se preferite l’italiano, dello
stabilimento Procter & Gamble di Pomezia ha comportato l’impiego di
quattro escavatori da demolizione, tra i quali un escavatore
cingolato con
braccio da 50 metri (un PMI da 240 ton, costruito su misura nel 2001); proprio quest’ultima macchina, dalle prestazioni di
altissimo livello, è stata la chiave di volta per l’
assegnazione dell’appalto alla Longhi, dato che, giusto per fare qualche numero, a
48 metri (la macchina con il braccio più lungo arriva a 64 metri) può lavorare con una
cesoia da sei tonnellate, avendo la capacità inoltre di accompagnare a terra, in
assoluta sicurezza, componenti da
8 tonnellate di peso.
Longhi ha utilizzato a Pomezia anche una cesoia
La Bounty MSD4000R da 9 ton (11 ton con la sella, utilizzata a 27 metri di altezza), in grado di tagliare al meglio sezioni importanti, realizzate in
acciaio ER312.
Una volta portate a terra le sezioni tagliate, queste venivano
ulteriormente cesoiate, impiegando una cesoia da
18 tonnellate, con apertura di mascella di
1.350 mm, capace di tagliare una barra piena in acciaio da
25 cm (una 3V Benne del 2002).
Il volume complessivo dell'intervento
L’intervento di decommissiong è stato quantificato intorno alle 5.000 tonnellate di materiale (acciaio e ferro), con un volume complessivo, vuoto per pieno, di circa 40.000 m3; il cantiere era reso più complesso dalla presenza di travi metalliche saldate con sezioni davvero molto importanti.
Il secondo intervento si concentrava nei piani alti di un edificio mantenuto operativo
In questo caso, le componenti decostruite venivano rimosse con tiri di autogru
I lavori sono stati strutturati su
due lotti successivi, il primo durato
13 mesi, seguito da un
secondo in cui le attività di demolizione si sono concentrate nei
piani alti di un edificio che doveva essere
mantenuto operativo. In questa seconda lavorazione la Longhi ha rimosso un
solaio da 1.600 metri quadri, lavorando con
attrezzature di taglio con filo diamantato, coadiuvate da macchine operatrici compatte, in modo da
separare per blocchi la parte da demolire, per poi
sollevarla con autogru senza danneggiare le strutture sottostanti.
Durante tutto l’intervento è stata gestita un’
attenta campagna di
monitoraggio della
qualità dell’aria, in modo da scongiurare
ogni possibile rischio, anche minimo, per i dipendenti di P&G che lavoravano nella zona. A maggior ragione questa attività è
risultata utile, dato che sono state anche effettuate alcune
bonifiche di lane minerali.
La
decostruzione di gran parte delle strutture è stata portata a termine
senza l’utilizzo di autogru (tranne per la demolizione della ciminiera che arrivava a 60 metri, tagliata a 50 metri e il cui elemento superiore è stato portato a terra dopo essere stato imbragato), dato che l’
escavatore cingolato più grande era in grado di
accompagnare a terra, in tutta sicurezza, le
componenti metalliche volumetricamente più importanti, senza la necessità di imbragarle.
Una volta a terra, gli altri
escavatori si occupavano della
riduzione volumetrica dei blocchi in modo da poterli preparare per il trasporto verso i
centri di recupero autorizzati.
L’escavatore più grande, inoltre, è in grado di lavorare, sempre in
completa stabilità (ovviamente con carichi in punta minori) anche con
inclinazioni del braccio del 40-45% (grazie anche al quadrilatero del carro di 12x7,3 metri che consente di effettuare lavorazioni importanti anche con la torretta trasversale al carro), garantendo un
range operativo davvero
importante e
difficile (se non impossibile) da trovare sul mercato.
L’
ultima fase del lavoro ha visto il debutto di un
Kobelco SK550DLC-11 (in Longhi ne sono molto soddisfatti tanto che hanno in seguito acquistato, all’ultimo Bauma di Monaco, anche un SK1300DLC-10E) con montato un
braccio da 28 metri, con
4 tonnellate di attrezzatura.
Sicurezza e efficienza: un modo di essere e di pensare
[Longhi] ci tiene a sottolineare come l’abbinata di una
grande competenza tecnica e
progettuale, unita alla capacità di schierare
macchine con prestazioni da primato sia alla base della gestione del
cantiere di P&G: “Il nostro progetto di
decommissioning, basato su un’
attenta programmazione e sull’
impiego di macchine con prestazioni operative importanti, ha evitato di dover impiegare un
numero elevato di operatori (addetti al taglio, manovratori piattaforme, ecc), con conseguente
incremento della sicurezza passiva sul cantiere; abbiamo inoltre eseguito il lavoro senza dover ricorrere ad
autogru di supporto o a
piattaforme aeree per eseguire il taglio in quota degli elementi metallici più voluminosi”.
Sottolinea
[Longhi]: “La
particolarità di questo cantiere, torno a ripeterlo perché non è un
dettaglio, risiede nel fatto che ben
80 dipendenti della Procter & Gamble, che lavoravano negli edifici adiacenti alla struttura in demolizione, hanno continuato la loro
normale attività, in
assoluta sicurezza”.
“La direzione tecnica della P&G e i loro professionisti incaricati, hanno
apprezzato particolarmente questo tipo di approccio, dato che per la multinazionale americana, l’aspetto della
sicurezza è altrettanto
importante (se non probabilmente di più) dell’
efficienza produttiva del cantiere.
Con il progetto che abbiamo sviluppato siamo riusciti ad
assicurarle entrambe e questo senza dubbio è stato il motivo per cui ci è stata
assegnata la commessa”.
“La
parte più interessante, invece, dal punto di vista
tecnologico, è stato dimostrare la possibilità di tagliare con cesoia una
trave di 50 cm a un’altezza di
45 metri. Rivendico questo risultato con
orgoglio, dato che, nel mondo della demolizione, non ci sono aziende che possono garantire alla committenza un
risultato prestazionale di questo genere”.
Continua
[Longhi]: “Sono convinto che una
dotazione di macchine di alto profilo sia la chiave per le aziende di demolizione che vogliano affrontare il
mercato in sicurezza e
qualità; c’è un altro aspetto, però, fondamentale: la
qualità dei nostri collaboratori, la loro
esperienza operativa, maturata in anni di cantiere è insostituibile sia dal punto di vista della
sicurezza sia da quello della
produttività sulla commessa.
E qui si innesta un problema
da non sottovalutare: è molto difficile trovare
personale giovane che possa in prospettiva sostituire i nostri operatori che mano a mano (molti sono con me anche da esperienze precedenti) andranno in
pensione”.
“Non si tratta solo di trovare
persone motivate e
appassionate del lavoro, ma anche di assumerle in anticipo, dato che la formazione può avvenire solo in
affiancamento al nostro personale esperto e non dura certo solo qualche mese”.
La sensibilità operativa per affrontare interventi di questo tipo è senza dubbio elevatissima e abbiamo bisogno di persone sul cantiere in grado di reagire rapidamente a ogni tipo di imprevisto, augurandoci naturalmente di non averne mai
“La
soddisfazione più grande? Ovviamente aver
terminato con successo i lavoro, ma anche i complimenti che il presidente della Procter & Gamble ci ha fatto durante una visita dello stabilimento italiano. In quell’occasione il presidente mi chiese di fare un
intervento analogo in uno stabilimento degli Stati Uniti”.
“Decisi di
non accettare il lavoro, proprio perché diamo estrema importanza al
nostro personale e, per i miei
collaboratori, sarebbe stata una
trasferta molto lunga lontano da casa e dalle famiglie. Essere imprenditore vuol dire anche questo; non si tratta solo di
far quadrare i conti (e ritagliarsi il giusto utile), ma anche di mettere chi lavora per te nelle
migliori condizioni di lavoro da tutti gli aspetti”.