Prosegue il giro di interviste di
goWEM! con le principali imprese di demolizione italiane. Dopo il primo round di pareri (
qui il link al primo giro di interviste), è la volta di altri quattro operatori del settore. A loro abbiamo posto le stesse domande rivolte i precedenza ai loro colleghi, con l’aggiunta di
due nuovi argomenti: le previsioni circa il mercato prossimo venturo e la formazione professionale degli operatori della demolizione.
Sul primo punto, che sta a cuore a tutti, le impressioni raccolte propendono per un
anno di contenute soddisfazioni, in linea con quanto il Cresme, nelle sue stime, ha previsto per il 2021: una crescita per le opere pubbliche dell’1% (
qui il nostro articolo sull'analisi del Cresme).
Note dolenti invece per quanto riguarda la
formazione. A fronte di un mercato che tiene e di cantieri che si aprono, il problema del
mancato ricambio generazionale degli operatori di macchina e delle difficoltà di reperimento di personale formato si pone in tutta la sua evidenza.
In queste interviste emerge anche un filo rosso che lega le imprese e i suoi numeri uno: il
carattere familiare delle aziende e la provenienza dal mondo dell’edilizia e del movimento terra in particolare. Imprese, quelle che abbiamo intervistato, che esprimono una storia imprenditoriale e una conoscenza diretta e profonda del settore delle costruzioni.
Nonostante tutto, un 2020 col segno più
Il primo a rispondere alle domande di
goWEM! è
[Alex Bonacina], amministratore unico di
>> Pro.Ger. srl <<, azienda di Villa d’Adda nel bergamasco nata esattamente vent’anni fa. Un’impresa con una storia aziendale alle spalle ben radicata nel mondo delle costruzioni.
Alex Bonacina
Alex Bonacina, Amministratore di Pro.Ger.
"Un tempo operavamo come contoterzisti nel movimento terra e lavoravamo per le grandi imprese di una volta - attacca Bonacina -. Oggi siamo un’
azienda specializzata nella demolizione controllata e operiamo nei centri urbani su strutture anche complesse. Siamo presenti anche nelle demolizioni industriali, nelle bonifiche ambientali, nella rimozione dell’amianto e delle opere di scavo e movimento terra".
"L’azienda bergamasca, che vanta
tre certificazioni Iso (9000, 14000 e 45000) e che svolge il 70% delle attività nel campo delle demolizioni, ha appena concluso due importanti interventi a Sesto San Giovanni e Milano".
Demolizione industriale per gli escavatori cingolati Pro.Ger.
Parlando di macchine, il vero vanto di Pro.Ger. sono le attrezzature della NPK.
"I nostri fiori all’occhiello sono le
pinze e le attrezzature dell’azienda giapponese. Disponiamo infatti di pinze primarie, frantumatori secondari, cesoie multisystem e martelli. Abbiamo anche due macchine speciali da demolizione. La prima, che raggiunge 17 metri di altezza al perno, la seconda 20".
La dotazione della casa, che si compone di una
trentina di macchine utilizzate anche per il movimento terra, si completa con altri quattro mezzi che variano dalle 30 alle 34 tonnellate, che l’azienda bergamasca utilizza per la
deferizzazione e per la frantumazione con l’impiego di martelli idraulici. In prevalenza si tratta di macchine Volvo, ma anche Caterpillar e Hitachi; da quest’anno, per la prima volta, nel parco macchine è presente un nuovo marchio, un Hydromec 310. Tutti i mezzi vengono adattati secondo le esigenze dei singoli cantieri.
Escavatore Pro.Ger. equipaggiato con pinza da demolizione
Per quanto riguarda il livello tecnologico raggiunto, Bonacina si dice soddisfatto.
"Quelle di ultima generazione hanno fatto passi in avanti notevoli per quanto riguarda la
sicurezza, grazie ad esempio a
dispostivi come la doppia telecamera le protezioni del cofano e dei parapetti. Certo, margini di miglioramento ci sono sempre, come ad esempio l’
introduzione di un sistema di blocco automatico in particolari condizioni d’esercizio".
Come molte altre aziende del settore, Pro.Ger. tende a privilegiare l’
acquisto di macchine nuove, mentre il ricorso all’usato avviene solo per lavori discontinui; del noleggio invece non c’è traccia.
Per l’azienda di Bonacina il mercato del 2020, nonostante la pandemia, pare sia andato bene.
"Da aprile in poi abbiamo registrato un
incremento delle richieste di apertura di nuovi cantieri. Noi lavorano molto per Terna ed Enel e devo dire che le occasioni non sono mancate. Lavoriamo per grandi committenti: l’
80% del nostro lavoro proviene da società private, il resto da appalti pubblici. Il
2021? Il primo semestre si presenta positivo, per il resto dell’anno è difficile fare oggi delle previsioni".
Demolizione di una struttura in calcestruzzo con braccio lungo per Pro.Ger.
Sul tema della formazione del personale Bonacina ha le idee chiare.
"
Crediamo nella formazione e organizziamo corsi rivolti al nostro personale: siamo un’azienda giovane e ci teniamo alla crescita professionale del nostro personale. Il mestiere del conduttore di macchina è difficile, faticoso e richiede una predisposizione al sacrificio. Purtroppo le scuole edili
non prevedono corsi specifici per questo tipo di operatori. Spero proprio che la nostra associazione di categoria, la Nadeco, ci possa dare una mano anche su questo fronte. I demolitori non sono né muratori né piastrellisti né imbianchini. Il nostro è un
mestiere assai differente da quelli tradizionali edili: assomiglia più a un lavoro del settore meccanico".
Un anno positivo. Ora guardiamo avanti
Ci spostiamo a
Villa Carcina in provincia di Brescia, per raccontare la storia di un’altra azienda che ha origine nei settori dell’estrazione di inerti di cava e del movimento terra. Un’azienda con oltre sessant’anni di storia:
fondata da Santo Prandelli nel 1959, l’attività è proseguita con il figlio
Maurizio e oggi con i
due figli Santo e Gemma, rispettivamente responsabili commerciale e amministrativa.
Escavatore da demolizione Prandelli Santo impegnato nella demolizione di una struttura massiva in cls
Dalla nascita a oggi, la società bresciana ha percorso le strade che molte altre imprese del settore hanno battuto: dall’escavazione al movimento terra, dalle bonifiche alle demolizioni speciali.
Oggi
>> Prandelli Santo srl << è un marchio conosciuto che opera in tutt’Italia, grazie anche a un parco mezzi di tutto riguardo: oltre
140 tra macchine e attrezzature, una ventina di addetti tra tecnici e operatori e una sede che occupa 20mila metri quadrati di superficie.
Smontaggio di struttura industriale in acciao con escavatore da demolizione Prandelli Santo equipaggiato di cesoia
"Per le demolizioni utilizziamo una
ventina di escavatori cingolati, di cui quattro a braccio lungo - afferma
[Santo Prandelli] -. Lavoriamo con tutte le principali marche presenti sul mercato, che scegliamo in base al tipo di lavoro e di cantiere: Caterpillar, Komatsu, Liebherr, Hitachi, Doosan. La
scelta dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di impiego, il peso e gli allestimenti. Caterpillar, ad esempio, l’abbiamo scelta per il braccio triplice, indispensabile per le demolizioni. Hitachi e Doosan invece le prendiamo in considerazione allorquando sui 380 quintali forniscono anche il braccio triplice".
"Per le demolizioni impieghiamo perlopiù macchine Volvo, Komatsu e Caterpillar.
Disponiamo di una Volvo 750, unica in Italia, che possiede un braccio di 36 metri e un altro braccio standard a scavo che raggiunge i 15 metri al perno. Con questa macchina è possibile svolgere più lavori in contemporanea e avere una maggior
flessibilità operativa. Insomma, nell’acquisto
gli allestimenti sono importanti".
Escavatori da demolizione della Prandelli Santo impegnati in una demolizione in notturna di un ponte in calcestruzzo
Sono possibili ulteriori miglioramenti tecnici?
"Nel complesso
siamo soddisfatti dell’offerta di mercato. Forse bisognerebbe migliorare l’
affidabilità dei motori in relazione all’impiego dell’additivo per l’abbattimento delle emissioni, che spesso crea problemi. Sulla qualità dei componenti non mi pare che ci si possa lamentare: il livello è buono".
"Dai costruttori ci potremmo forse attendere una
maggior attenzione rispetto alle attrezzature da installare e anche qualche progresso nei dispostivi elettronici, che altre macchine possiedono, come ad esempio le autogru. Col tempo poi assisteremo all’esecuzione di
demolizioni in semiautomatico, anche se oggi questo scenario non mi pare dietro l’angolo".
Demolizione di una struttura industriale in calcestruzzo effettuata dalla Prandelli Santo
Anche per Prandelli il mercato sembra dare segni incoraggianti.
"Stiamo lavorando su diversi fronti, in particolare sui
cantieri dell’Alta velocità ferroviaria Brescia-Verona. Lì c’è parecchio fermento. Però, come sempre, tra l’appalto e il cantiere c’è di mezzo la burocrazia.
Carne al fuoco insomma ce n’è. Poi ci si scontra con il pezzo di carta che manca".
Lamentele a parte, Prandelli è un’azienda che guarda avanti, al futuro da assicurare alla prossima generazione familiare.
"Certo, guardiamo al domani. Abbiamo un
fatturato in crescita anche quest’anno, nonostante il Covid. Lavorare sull’Alta velocità ferroviaria ci ha permesso di chiudere il 2020 con un
20% in più di fatturato. Ma noi cerchiamo di guardare oltre l’attuale situazione. Abbiamo creato una società che
si occupa di trasporto e smaltimento rifiuti, dotandoci anche di un centro di inerti in un comune vicino, a Paderno Franciacorta".
"Quello diventerà un polo produttivo, da cui
recuperare gli scarti da demolizione da impiegare non solo per i sottofondi stradali, ma per il reimpiego in edilizia come manufatti rigenerati. Così come per le terre e rocce da scavo. Tutto ciò nello spirito dell’economia circolare".
Il mercato c’è. Servono qualità e specializzazione
Ci spostiamo a Est, in direzione Venezia, a
Lughetto di Campagna Lupia per la precisione, un minuscolo comune non lontano dalla Laguna, a sud ovest di Marghera. Qui, ha sede
>> Idea srl <<, un’azienda nata anni fa come impresa attiva nei lavori di scavo e movimento terra nell’area veneziana e poi, a partire dagli anni Ottanta, specializzata in interventi di rispristino ambientale, smaltimento rifiuti e demolizioni, in particolare nei
settori petrolchimico e industriale.
Demolizione di una struttura mista in cls e laterizio con escavatore da demolizione Idea
Un’impresa, quella della
famiglia Dittadi, che si tramanda di generazione in generazione: da
Valerio Dittadi, che l’ha ereditata dal padre,
ai figli Federico e Kevin, a cui oggi spetta il compito di tenere alte le insegne dell’azienda e dare lavoro a una cinquantina di persone, tra tecnici e operai.
Oggi, il core business dell’azienda veneziana, che vanta certificazioni Iso e Soa,
sono le demolizioni speciali, di appalti pubblici e privati.
Idea srl: Demolizione di un ponte in calcestruzzo
Idea possiede un parco macchine invidiabile:
60 mezzi interamente di proprietà, tra cui 25 escavatori e sei macchine per demolizione: dalla più piccola da 30 tonnellate alla più grande che raggiunge i 100.
Macchine operatrici che possono raggiungere i
50 metri di altezza e attrezzature da demolizione da 6 a 80 quintali di peso, adatte a demolire strutture in cemento armato o acciaio di cantieri civili e industriali.
"Abbiamo una
buona dotazione di mezzi - ammette
[Federico Dittadi], responsabile tecnico della società -. Utilizziamo un Caterpillar da 385, che possiede un braccio che arriva fino a 40 metri e con la prolunga a 48. Impieghiamo anche macchine Liebherr 974 con braccio da 22 metri per demolizioni in altezza e con attrezzature fino a 5 tonnellate".
Demolizione strutture terziarie e industriali con escavatore Idea
"All’inizio del 2020 abbiamo acquistato un Doosan 450 e un Volvo 380, che arrivano ai 21-22 metri di altezza. Abbiamo poi un’altra macchina, realizzata su misura: una Hyundai di 330 quintali con un braccio composto di soli due pezzi. Siamo anche
dotati di un’officina interna, dove facciamo la manutenzione. Il parco macchine è nutrito, anche perché le demolizioni valgono il 50% sul totale delle attività aziendale".
Dittadi si dice soddisfatto del livello tecnologico raggiunto dalle case costruttrici.
"Ho trent’anni, lavoro in azienda da 11 anni. In questi anni posso dire di aver assistito a un
forte sviluppo dei livelli di sicurezza delle macchine. Una preferenza? Senza parteggiare per nessuno, trovo che Volvo sia una macchina completa da tutti di vista: dalla protezione della cabina all’accessibilità per i cambi di braccio. Per i singoli componenti utilizziamo elementi di più case costruttrici e, per quanto riguarda la loro affidabilità,
non notiamo grandi differenze di prodotto. Tutte le marche hanno raggiunto un buon livello di qualità".
Escavatori da demolizione Idea impegnati nella demolizione di un silos
Anche per Idea il 2020 si chiude con buoni risultati.
"L’
anno si chiude positivamente - conclude Dittadi -. Abbiamo avuto un vuoto di attività a causa del Covid, ma da alcuni mesi abbiamo ripreso a lavorare bene. È una fase, questa, dove
ci sono buone occasioni di lavoro".
E in materia di formazione professionale, come stanno le cose?
"Quello dell’operatore di macchina non è un lavoro facile. Le imprese hanno bisogno di m
aestranze esperte e quando ci sono, se le tengono ben strette. Ma il personale invecchia e il ricambio diventa difficile. Di recente, abbiamo assunto tre giovani operatori che stiamo formando, anche perché la
formazione istituzionale è scarsa o nulla. E poi, come si sa, un corso specialistico non fa l’operatore: servono nozioni, ma anche tanta pratica".
Dalla laguna con orgoglio
Restiamo in Laguna, a Venezia, in zona
Malcontenta, dove ha sede la
>> Demiced srl <<, da quest’anno entrata a far parte di
Ferraro Group.
La storia della società veneziana risale alla fine degli anni Ottanta,
al 1989 per la precisione, quando
Antonio e Rodolfo Bonaventura ed
Enrico Bonaventura la fondarono e ne mantennero le quote fino al marzo del 2008, anno in cui vennero cedute alla Ma.Fra. di
Massimo e Francesco Baraldi. Che rilanciarono la società in termini di fatturato e organico.
Smantellamento serbatoi industriali con escavatori da demolizione Demiced
L’obiettivo odierno dei vertici aziendali, alla cui guida è oggi
[Massimo Baraldi], è di entrare a far parte della schiera delle aziende leader delle demolizioni.
Far parte di un gruppo importante permette di disporre di una
flotta di 400 tra macchine e attrezzature, di cui 130 escavatori da 5 a 20 tonnellate con bracci sino a 76 metri di altezza. Ma anche di
robot per le demolizioni, frantoi (otto) e accessori (300), tra cui pinze, crusher, martelli idraulici, macchine compatte, tra cui la Combi-cesoia per ferro e cemento di 16 tonnellate di peso. Nel parco macchine c’è anche una cesoia della Hydraram di 25 tonnellate di peso, per escavatori da 200.
Demolizione in laguna con escavatore Demiced che opera su pontone
All’amministratore delegato della società abbiamo chiesto di aiutarci a capire qualcosa di più della sua azienda.
goWEM! lo ha intervistato mentre in macchina si spostava dalla sede di lavoro a Modena, dove vive.
"Alcuni anni fa - attacca Baraldi - ho chiesto a mio padre di poter condurre la Demiced, per intraprendere un percorso imprenditoriale autonomo. E così è avvenuto. Non sono stati anni facili, ma abbiamo resistito, l’impresa è cresciuta e oggi ci
troviamo a lavorare all’interno di un gruppo estero importante, che intende avere una presenza anche in Italia".
Oggi Demiced ha una
ventina di escavatori a disposizione, un po’ di tutte le marche: Liebherr, Daewoo, Caterpillar, Volvo, Doosan.
"Proprio in questo periodo
stiamo valutando di ampliare il parco macchine - afferma l’ad -, ma ancora una decisione non l’abbiamo presa. Perché? Perché il mercato ne offre di belle e la scelta non è facile".
Struttura industriale in calcestruzzo demolita con escavatori da demolizione Demiced
È nel magazzino di Venezia che i tecnici di Demiced adattano i mezzi alle esigenze di cantiere. Ed è lì che è stata adattato lo
Hyundai 500 che, a 22 metri di altezza, è in grado di reggere una pinza da 50 quintali di peso.
"Una macchina unica nel suo genere", aggiunge orgoglioso Baraldi.
Anche a lui abbiamo chiesto di dirci quali sono le richieste dei demolitori nei confronti del mondo della produzione.
"Sul mercato mondiale mi sento di affermare che Kobelco è un passo avanti a tutte, grazie alla sua idraulica e alla conseguente versatilità operativa, ma Liebherr rimane la regina del settore. Potessimo disporre di una macchina frutto del mix tra Kobelco e Liebherr avremmo ottenuto la soluzione ideale. In un mestiere come il nostro, la
versatilità di una macchina è un fattore decisivo nella scelta".
Smontaggio di impianti industriali con escavatore da demolizione Demice equipaggiato con cesoia
E per quanto riguarda la sicurezza e le performance ambientali?
"Serve la giusta integrazione,
magari riducendo l’elettronica di bordo a favore di una maggior sicurezza meccanica. L’elettronica infatti è un’arma a doppio taglio quando si opera con macchine con bracci molto lunghi: alle prese con un’operazione complessa l’elettronica può complicare e rendere difficile il lavoro. Per gli aspetti ambientali credo che la produzione dovrebbe
puntare su mezzi ad alimentazione ibrida e qualcosa del genere si è già visto al Bauma, con i prodotti di Komatsu e Liebherr".
Per Baraldi
il mercato del 2020 ha dato segni di vitalità, anche se la pandemia rende intermittente l’andamento delle gare.
"Un mese ci troviamo con dieci gare a cui partecipare - aggiunge -, il mese successivo con zero. Si vive alla giornata. È una condizione difficile, ma è così".
Un accenno infine alla formazione professionale degli operatori.
""Di quelli che io chiamo 'tira manette', vale a dire di operatori scarsamente professionalizzati, se ne trovano in giro molti.
Pochi invece quelli veramente capaci. È un problema serio, questo, che è stato sottovalutato in primis da noi e anche da chi ci rappresenta.
Facciamo fatica a trovare operatori giovani. Certo, è un mestiere di sacrificio, si lavora al freddo, si vive spesso in albergo, si sta in giro tutta la settimana. Per questo i nostri li coltiviamo e li teniamo ben stretti".
"A peggiorare la situazione è intervenuta anche 'quota 100', per cui, a un certo punto, l’
operatore capace di trasmettere il mestiere è venuto improvvisamente a mancare. Sarebbe buona cosa che le scuole edili recuperassero come docenti queste figure storiche per organizzare corsi specialistici. In questo modo si riprodurrebbe la trasmissione del sapere e delle competenze".