Via Gramsci 35, Novate Milanese. Siamo di fronte a
una delle più importanti imprese di demolizione italiane.
Una delle poche che possono vantare smantellamenti rilevanti, come quelli della Costa Concordia e del
ponte Morandi a Genova.
Qui, a
Novate, comune a nord di
Milano, sede della
>>Fratelli Omini<< , ciò che importa è la
sostanza.
E qui, di sostanza, ce n’è
davvero tanta. Una concretezza fatta di
competenze,
professionalità,
investimenti,
tecnologie e tante
macchine al servizio delle attività di cantiere.
La storia della
Fratelli Omini, ce la racconta il patron
[Emilio Omini], oggi
amministratore delegato, penultimo di otto tra fratelli e sorelle, che
incarna la storia di questa azienda nata nel
1946 come
fonderia di alluminio, bronzo e ottone e diventata, nel
1984, impresa di
demolizioni industriali e civili.
Emilio Omini
Emilio Omini, Amministratore Delegato
Un’azienda che ha
sempre operato nei settori della
chimica, della
petrolchimica, del
navale, del
nucleare, delle
infrastrutture e dell’
energia e che oggi vanta clienti importanti come
>>Enel<< ,
>>Eni<< ,
>>Edison<< ,
>>a2a<< , quest’ultima
da poco entrata nel capitale della società con un importante
30 per cento delle quote.
Per me, demolire è un’arte. Un lavoro che presuppone attenzione e pianificazione anche dei dettagli, oltreché abilità di coordinamento e gestionali.
“Anche quando avevamo la
fonderia, il mio interesse era rivolto alle
attività di demolizione - ci dice
[Emilio Omini] -. E quando è stato il momento non ho esitato un attimo a
intraprendere questa strada. Perché, per me, demolire è
un’arte. Un lavoro che presuppone
attenzione e
pianificazione anche dei
dettagli, oltreché
abilità di coordinamento e gestionali".
"L’operazione di
demolizione controllata del
ponte Morandi ne è la riprova. Le abilità tecniche, il rigore e l’affidabilità rappresentano i
punti di forza del nostro lavoro. Demolizioni industriali e smontaggi che devono essere
eseguiti con perizia e
accuratezza: operazioni effettuate con precisione chirurgica”.
Il cantiere per la demolizione del Ponte Morandi
goWEM!: Ci ricorda quando è stato il suo primo contratto?
Operai dei Fratelli Omini durante la demolizione del Ponte Morandi
[Emilio Omini]: “Abbiamo iniziato con alcune
società del gruppo Eni. Il
primo contratto firmato risale al
1988 con le demolizioni a
Porto Torres e ad
Assemini, anche se il primo vero, importante lavoro è stato a
Brindisi. Poi, passo dopo passo, macchina dopo macchina, le attività sono
cresciute".
"Sul finire degli anni
Novanta lavorare con il
>>Gruppo Radici<< ci ha permesso di fare il
salto di qualità, anche nella dotazione del parco mezzi. Da allora abbiamo compiuto una
politica espansiva in materia di investimenti e iniziato ad acquisire lavori sempre più importanti.
Col tempo abbiamo ottenuto
nuove commesse nei settori
chimico,
petrolchimico e
dell’energia in generale”.
goWEM!: Poi, c’è stata la demolizione della Costa Concordia e successivamente del Ponte Morandi...
[Emilio Omini]: “Esatto. Soprattutto a
Genova, la nostra visibilità è
cresciuta, anche a
livello internazionale. Una visibilità forte nei confronti di una
clientela importante. Al punto che
a2a, nell’ottobre del 2021, ha chiesto di poter
entrare nel capitale della società”.
Demolizione della Costa Concordia
goWEM!: Prima lei ha fatto riferimento al parco macchine. Qual è l’attuale dotazione?
[Emilio Omini]:“Oggi abbiamo circa
40 macchine, tutte di
proprietà. La maggior parte, circa i tre quarti, sono
escavatori cingolati, dotati di tutte le
attrezzature necessarie alla demolizione. Abbiamo anche alcuni
escavatori gommati per caricare il rottame e alcuni ragni. Praticamente disponiamo macchine di
tutte le tipologie: dai
300 ai 600 quintali, equipaggiati con
bracci di tutte le lunghezze. Che macchine abbiamo?
>>Caterpillar<< ,
>>Volvo<< ,
>>Doosan<< ,
>>Kobelco<< : di quest’ultima abbiamo appena acquistato una
macchina importante da 300 quintali”.
La demolizione di una centrale Enel a Porto Tolle con escavatore Volvo 480 di 28 metri di braccio
goWEM!: Oggi quante sono le maestranze alle vostre dipendenze?
[Emilio Omini]: “Siamo una
sessantina. Quando serve, ci avvaliamo di
agenzie interinali e in taluni momenti arriviamo anche a
80-85 persone”.
goWEM!: Esiste un problema di disponibilità di manodopera?
[Emilio Omini]: “Certo che esiste, eccome. Oggi è
sempre più difficile operare il
turn-over con personale più
giovane. Il nostro è un mestiere fatto di
frequenti trasferte e questo è un fattore
respingente per i giovani d’oggi. Per questo, nonostante gli sforzi sul
fronte formazione, ci teniamo ben stretti gli
operatori più esperti, che rappresentano lo
zoccolo duro della nostra forza lavoro".
"Nei cantieri fuori regione ci avvaliamo di
manodopera locale, anche perché questo requisito viene
riconosciuto nei
punteggi dei bandi di gara delle più importanti opere pubbliche e private”.
Infortuni: 0
Per Emilio Omini c’è un’altra medaglia da mostrare e riguarda la sicurezza sul lavoro. “Dal 2001 a oggi, e speriamo anche in futuro, nei nostri cantieri gli infortuni e gli incidenti sul lavoro sono stati azzerati”.
goWEM!: Quattro cantieri in breve: parla il project manager
A
[Vittorio Omini], project manager della società, abbiamo chiesto di raccontarci alcune delle
ultime demolizioni, quelle realizzate a
Monfalcone,
Porto Marghera,
Gela e
Taranto.
Vittorio Omini
Vittorio Omini, Project Manager della Fratelli Omini
Monfalcone (A2A)
“Il lavoro, iniziato nel
2022, è consistito nello
svuotamento della sala macchine, che verrà riutilizzata per ospitare i
due gruppi delle nuove caldaie.
Due dei quattro gruppi sono
ancora funzionanti, gli altri sono fermi: saranno questi ultimi ad essere demoliti".
"Le caldaie, qui, sono del tipo
appeso. Stiamo smontando
gli impianti e le
tubazioni, ad eccezione degli
impalcati e dei
cavalletti in cemento armato su cui verranno posizionate le
nuove turbine.
All’interno si tratta di una
demolizione selettiva, per l’esterno invece di tipo massivo. Contiamo di ultimare i lavori entro la
fine del prossimo anno”.
Porto Marghera (Edison)
“A
Marghera il cantiere è ancora
in corso: contiamo di ultimare anche questo lavoro entro il
2023. Lì, con la
tecnica del fly demolition system, abbiamo demolito l’
ultimo dei camini in programma.
La centralina idraulica era appesa al braccio di
un’autogru e i movimenti erano
telecomandati a distanza".
"Abbiamo utilizzato questa tecnica grazie alla
disponibilità di spazi esterni al camino. In un altro cantiere, questa volta di
Enel, a
Fusina poco distante da Marghera, abbiamo invece utilizzato una
piattaforma rampante, con due
mini escavatori elettrici radiocomandati, che operavano
in quota”.
Le demolizioni di parti della Costa Concordia
Gela (Eni)
“A
Gela, in un cantiere di
Eni, lavoriamo ormai
da cinque anni. Lì, operiamo in un altro modo ancora. Utilizziamo la
tecnica di sollevamento mediante strand jack: dei martinetti idraulici a trefolo, a controllo computerizzato, utilizzati per il sollevamento di
carichi particolarmente pesanti. Contiamo di ultimare il lavoro nel
2023”.
Taranto (Ilva)
“Stiamo lavorando all’interno dell’
Ilva di Taranto per la demolizione del cosiddetto
Agglomerato 2. Si tratta di abbattere
due camini: il primo di
90 metri già demolito; il secondo di
210 metri di altezza, per il quale stiamo ancora valutando la tecnica da utilizzare: se l’
esplosivo oppure il ponteggio mobile con mini escavatori radiocomandati in quota”.
Ponte Morandi: “Un’esperienza unica”
Ma l’opera che rimarrà nella
memoria e
nei cuori delle donne e degli uomini di Fratelli Omini sarà sicuramente la demolizione del
Ponte Morandi.
La demolizione del Ponte Morandi
“Non è stata una demolizione come tante altre - conclude il project manager -. Lì, abbiamo
sperimentato più tecniche demolitorie: dall’
esplosivo al
taglio diamantato alla demolizione
con martello. Un insieme di
attività che abbiamo prima
studiato, poi
progettato e infine
realizzato. Un’operazione di cui andiamo
orgogliosi. È stata un’esperienza unica”.