Concrete talks: la circolarità nella filiera del calcestruzzo

Un nuovo format di tavolo tecnico, ideato dall'azienda modenese WamGroup insieme a goWEM!, per sensibilizzare e stimolare attività di networking nella filiera produttiva del calcestruzzo su temi da cui passa il futuro del comparto, oltre che dell'ambiente: economia circolare, ottimizzazione di materie prime e secondarie, efficienza, adeguamento di passo della normativa rispetto all'evoluzione tecnologica.
Questo, in estrema sintesi, il programma da cui nasce il ciclo di incontri "Concrete talks", di cui l'appuntamento dello scorso 28 aprile a Piacenza Expo in occasione della fiera GIC - Giornate Italiane del Calcestruzzo può essere considerato una sorta di puntata pilota, anche se in realtà l'iniziativa era già stata collaudata.
Il pubblico ha partecipato in modo attivo all'incontro con numerosi contributi e domande

Una formula da riprodurre

"È la seconda volta che organizziamo questo tipo di confronto" ha sottolineato [Matteo Reggiani], Corporate Marketing Communications Manager di WamGroup. "La prima ha avuto successo, e abbiamo scelto di riproporlo in quest'occasione presentando il logo di Concrete Talks, con l'obiettivo di trasmettere un messaggio molto chiaro: condividere con tutti gli attori della filiera tematiche concrete legate alla sostenibilità e all'economia circolare".

Reggiani ha anticipato che il format verrà riproposto in altre occasioni nel corso del 2022, con l'intenzione di farlo diventare un momento ricorrente di riflessione e messa a fattor comune di esperienze e idee per tutti gli attori della filiera.

Giuseppe Tassoni

Giuseppe Tassoni, Division Manager di Saveco (WamGroup)
Dopo l'apertura dei lavori da parte del Direttore responsabile di goWEM! [Silvano Lova], che ha moderato l'incontro - e prima del confronto finale aperto alle numerose domande dal pubblico - si sono succeduti gli interventi dei relatori, legati da un fil rouge che corrispondeva anche al senso dell'evento: il richiamo all'importanza di fare filiera, innovazione e formazione, per ottenere un effettivo cambio di passo in materia di circolarità nel settore delle costruzioni.

Rifiuto o sottoprodotto?

[Giuseppe Tassoni], Division Manager di >>Saveco<<, consociata di WamGroup che si occupa di soluzioni per il trattamento dei reflui, si è soffermato sull'importanza dei numeri legati al calcestruzzo, che è il secondo materiale più utilizzato al mondo dopo l'acqua, e su un interrogativo che costituiva anche uno dei temi principali dell'incontro: "Il calcestruzzo che ritorna è da considerare rifiuto o sottoprodotto?"

Le ragioni degli imprenditori, ha osservato Tassoni, possono essere di diversa natura: economiche, ecologiche, etiche o giuridiche.

"L'aspetto ambientale, per quanto parzialmente messo in ombra dalle emergenze dell'ultimo periodo, non può più essere trascurato. WamGroup è attiva sul fronte dell'economia circolare da ormai mezzo secolo, e da alcuni anni porta avanti un progetto chiamato Smart Batching Plants, con lo scopo di portare gli impianti di calcestruzzo a rifiuti zero".
Consep durante la ricezione del calcestruzzo di ritorno (credits, WamGroup)
"Un lavoro che passerà dalla riduzione delle emissioni di CO2 con dei filtri ad alta efficienza, ma anche dalla completa eliminazione dell'utilizzo di aria compressa e dalla massima attenzione alla sicurezza, il tutto mantenendo sempre attiva la collaborazione con vari atenei italiani, tra cui l'Università di Brescia.

Pietro Merlini

Pietro Merlini, avvocato, esperto di diritto ambientale e di economia circolare

Tassoni ha citato anche un recente intervento in cava realizzato per Betonrossi, che ha portato al riutilizzo di calcestruzzo come sottoprodotto e ha visto WamGroup collaborare con un giurista dall'alto profilo specialistico in materia di circolarità, ovvero l'avvocato Pietro Merlini, autore dell'intervento successivo.

"Innovazione tecnologica ed efficienza sono fondamentali" ha concluso Tassoni "ma senza un quadro normativo certo per chi investe rischiano di non influire appieno sul processo produttivo".

Il calcestruzzo CAM non cresce sugli alberi

"Il calcestruzzo CAM (acronimo che sta per Criteri Ambientali Minimi) non cresce sugli alberi": si è aperto con una frase volta a far sorridere ma soprattutto a riflettere, l'intervento di [Pietro Merlini], dal taglio estremamente concreto e operativo.

 "Occuparsi di calcestruzzo è come fare una corsa a ostacoli. Gli attori del processo sono sostanzialmente quattro: politica, tecnologia, normativa e filiera. Secondo la politica, che fa apparire la cosa molto più semplice di quanto non sia in realtà, la soluzione sta nell'economia circolare".

"La tecnologia non costituisce un problema e ci offre tutte le possibilità necessarie, come possiamo constatare anche noi nei progetti che stiamo portando avanti con Betonrossi. La normativa, terzo attore di questo processo, era in grande affanno sino al 2019, ma per fortuna successivamente si è risolto il problema dell'autorizzazione caso per caso in assenza di un decreto End of waste sui rifiuti da costruzione, e adesso si sta recuperando perché sono in arrivo delle novità molto interessanti".

"Infine, abbiamo la filiera: quella, per intenderci, che va dalla demolizione selettiva al trasporto, recupero e certificazione di aggregati riciclati, quindi provenienti dai rifiuti da costruzione e demolizione".

"Anche quest'ultimo attore non è pronto per portare l'impiego dei riciclati a volumi sufficienti per ragionare su scala industriale, come del resto può confermare a tutt'oggi un produttore a livello nazionale di calcestruzzo, se interpellato sull'argomento".
Calcestruzzi CAM: il primo ostacolo è nell'ambiguità terminologica
I Criteri Ambientali Minimi nascono nel 2015 con un decreto ministeriale, poi aggiornato nel 2017, e sono diventati obbligatori con l'entrata in vigore del Codice appalti nel 2016.

"Naturalmente parliamo di CAM edilizia" ha precisato Merlini "quindi in relazione a tutti gli interventi di nuova costruzione, ristrutturazione o manutenzione di uno o più edifici pubblici".

Il problema principale è quello di una difficoltà terminologica riguardante l'inclusione o meno del sottoprodotto tra i materiali riciclati utilizzabili nella produzione di calcestruzzi preconfezionati, ma anche di elementi prefabbricati in calcestruzzo.

"Se ci agganciamo alla parte iniziale della norma, i CAM sono molto chiari: il sottoprodotto rientra nei canoni relativi al contenuto di riciclato. Se consideriamo, invece, la norma sul calcestruzzo preconfezionato, che è la parte più interessante per noi, possiamo vedere che purtroppo il legislatore è stato molto vago, perché parla semplicemente della presenza di materiale riciclato a partire da un minimo del 5% e senza un tetto massimo".
Alcune delle criticità individuate da Pietro Merlini nel suo intervento al Convegno organizzato al GIC da Wamgroup e goWEM!
Su questa vaghezza interpretativa si è aperto un dibattito, che ha visto formarsi due correnti di pensiero: da una parte chi sostiene che i calcestruzzi CAM non possano rientrare nei sottoprodotti, e dall'altra chi sostiene che già adesso possano rientrarvi. Pietro Merlini fa parte di questi ultimi.

"Per tre ragioni" ha spiegato. "Anzitutto perché iniziamo ad avere alcune sentenze importanti, come quella recente del TAR Liguria relativa ai lavori di ristrutturazione dell'aeroporto di Genova, che seppur incidentalmente apre la porta al sottoprodotto. In secondo luogo, per un altro elemento interessantissimo che è la bozza dei CAM edilizia in fase di revisione ormai da un anno e mezzo: nella versione da me intercettata in ANCE si specifica chiaramente che nel contenuto minimo del 5% di materiale riciclato rientra il sottoprodotto".

"Infine, un terzo elemento che mi rende favorevole all'impiego del sottoprodotto nel calcestruzzo CAM è quello dell'organizzazione del Testo Unico Ambientale, in cui l'istituto del sottoprodotto viene prima dell'istituto del rifiuto".
Focus sulle tre tipologie di inerti nella relazione di Pietro Merlini al GIC di Piacenza
Pietro Merlini ha sottolineato l'importanza della tracciabilità dei materiali per poter soddisfare le quattro condizioni dell'articolo 154 bis del Testo Unico Ambientale - "Diversamente siamo nel campo dei rifiuti" – e mettendo a fuoco le due modalità di business alla base della collaborazione già citata per l'impianto di Betonrossi: economia circolare e simbiosi industriale.

Ma cosa ci riserva il futuro? "Il decreto End of waste" ha risposto Merlini: "se ne parla da moltissimi anni ma questa volta si farà, perché esiste già una bozza ed è andata in Commissione europea".
 

Roberto Troli

Roberto Troli, ingegnere e Coordinatore del servizio tecnologico di Betonrossi

Non c'è economia circolare senza filiera

Nell'intervento su economia circolare e filiera del calcestruzzo a cura di [Roberto Troli], ingegnere e Coordinatore del servizio tecnologico di >>Betonrossi<<, si è entrati nel vivo del progetto menzionato anche dagli altri relatori e finalizzato alla riduzione in concreto dell'impatto ambientale di un impianto produttivo a Cernusco sul Naviglio (Mi): quello di Cava Visconta – La Ginestra, che ha visto appunto la collaborazione con WamGroup, Saveco e l'avvocato Merlini.

"Il sistema adottato è senz'altro interessante" ha commentato Troli, "perché rispetto ad altri prevede un diverso metodo di recupero e di trattamento del calcestruzzo, che ha il pregio di restituire degli aggregati sostanzialmente separati - fini e ghiaia - con una qualità che li rende del tutto equivalenti agli aggregati naturali. Sicuramente è la direzione in cui si deve andare".
L’impianto di trattamento del calcestruzzo di ritorno visti dall’alto (credits, WamGroup)
C'è, tuttavia, una parte su cui è necessario lavorare ancora: "Quella della quantità di acqua necessaria per eseguire questo tipo di lavorazioni, che va successivamente trattata per eliminare i fini. Ma quando si arriva ad affrontare una questione di questo tipo, il problema è già parzialmente risolto".

Un impianto di betonaggio dovrebbe tendere alla riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti: "Una quota del 2% rispetto al dato generale della produzione di calcestruzzo rappresenta una quantità così enorme da corrispondere a volumi e costi altrettanto importanti: l'obiettivo deve essere quello di abbattere questi numeri".
Il progetto su Cava Visconta – La Ginestra, cui hanno collaborato WamGroup, Saveco, Betonrossi e l'avvocato Pietro Merlini
La strada intrapresa con interventi come quello di Cava Visconta, volta al riutilizzo di materiale e alla riduzione del rifiuto, è quindi quella decisiva, ma non è ancora percepita la sua reale importanza da parte delle imprese di costruzioni: "Su questo" conferma l'ingegner Troli "c'è ancora molto da lavorare, e anche i produttori di calcestruzzo hanno un ruolo nel processo".

"Il problema principale è rappresentato dal collocamento a discarica del calcestruzzo di fine giornata, che rappresenta soltanto un costo: in questo senso, va sottolineata ancora di più l'importanza di investire su sistemi di trattamento volti al riutilizzo di materiale".

Obiettivo: non sprecare nulla

Il fango di cemento al termine del processo può essere riutilizzato come filler
Troli ha sottolineato anche l'importanza della sinergia tra Cava Visconta e Betonrossi, resa possibile dal fatto che l'una ospita l'impianto dell'altra: "Si tratta della situazione ottimale, ovvero quella in cui il produttore dell'aggregato e del rifiuto operano nello stesso luogo".

Senza una filiera che funziona in tutte le sue componenti, insomma, non ci può essere economia circolare.
Una delle slide dell'approfondimento normativo nell'intervento dell'ingegner Troli al Convegno Concrete Talks tenutosi al GIC di Piacenza

Formazione e sensibilizzazione: perché è nato "Concrete talks"

[Gianluca Pagazzi], consulente tecnico, nell'intervento finale in cui ha tratto le conclusioni e coinvolto il pubblico per le domande, ha evidenziato la propria comunanza di percorso e di sensibilità con Roberto Troli in materia di durabilità del calcestruzzo, che in passato li ha portati a incrociarsi spesso in occasione di contenziosi in tribunale, dalla stessa parte o su posizioni contrarie.

"Ma è con l'ambiente che ci circonda che siamo stati spesso in contrasto. Purtroppo, nel lavoro di consulenti, il nostro peggior nemico può essere il cliente, anche e soprattutto quando stiamo cercando di aiutarlo".

Gianluca Pagazzi

[Gianluca Pagazzi], consulente tecnico, ha condotto il suo intervento sugli aspetti pratici della sostenibilità del calcestruzzo
"Lo stesso vale per interventi come quelli di cui si è parlato oggi, volti al riutilizzo di materiale nel processo produttivo: la difficoltà è quella di far comprendere che il costo è maggiore per l'acquirente rispetto a quello di un prodotto confezionato con aggregato naturale, ma inferiore a un livello globale per la società e per l'ambiente".

Si tratta, come ha spiegato Pagazzi, anche di un problema di conoscenza da parte di tutti gli stakeholder e dei controllori stessi della corretta applicazione della normativa, ovvero sensibilizzare, formare, istruire e coinvolgere le Forze dell'Ordine, al fine di garantire la regolarità del processo, altrimenti siamo sempre come una partita di calcio senza arbitro e vince chi fa più falli e non il bel gioco.

"La formazione è fondamentale, anche per evitare che il senso stesso dell'economia circolare venga totalmente ignorato o stravolto: fino a poco tempo fa, nella percezione comune, eravamo una sorta di fuorilegge che inserivano o nascondevano l'immondizia nel calcestruzzo, mentre lo scopo è esattamente quello opposto".
Alcune delle domande 'provocatorie' di Gianluca Pagazzi durante i Concrete Talks di Piacenza
"I partecipanti a tavoli di confronto come questo sono spesso già informati e sensibilizzati sull'argomento: dobbiamo puntare quindi ad aumentarne il numero, condividere esperienze e punti di vista tra addetti ai lavori ogni volta che è possibile, coinvolgendoli nel processo di cambiamento. Questa è la funzione principale del format, su cui insisteremo con forza nei prossimi mesi".

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