È passato più di un anno dall'inizio della guerra in Ucraina e nonostante siano evidenti gli effetti negativi del quadro economico internazionale, l'Italia registra un aumento del Pil in termini reali anche nei primi mesi del 2023, sebbene debba scontare nel secondo semestre un primo, parziale, stop.
Analizzando i dati Istat, infatti,
nel primo trimestre 2023, il Pil in Italia è cresciuto dello 0,6% in termini reali, sostenuto dall’aumento degli investimenti fissi lordi (+0,8%), con il contributo rilevante del
settore delle costruzioni, e dai consumi finali nazionali (+0,7%). Il secondo trimestre ha fatto però registrare una diminuzione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente (quando era cresciuto dello 0,6%) compensata da un
aumento dello 0,6% in termini tendenziali.
Con in mano i dati del secondo trimestre, l
a crescita acquisita del Pil per il 2023 (la variazione che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell'anno) è
pari allo 0,8%.
PRODOTTO INTERNO LORDO, INDICI CONCATENATI I trimestre 2011 – I trimestre 2023, indici destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario (anno di riferimento 2015)
Un dato che vede la crescita del Pil italiano del primo semestre superiore alle principali economie europee nello stesso primo trimestre (+0,2% in Francia, -0,3% in Germania), confermato come tendenza nel secondo (Germania che cala dello 0,3%, Francia che mette a segno un buon +0,5%).
Una crescita dell’economia italiana che ha sorpreso i principali osservatori economici internazionali e nazionali, inducendoli a rivedere al rialzo le stime di previsione del Pil in Italia per il 2023 e 2024.
Di recente
anche la Banca d’Italia ha rivisto le previsioni del Pil in Italia: da +0,6% a +1,3% la stima del Pil per il 2023. Ridimensionata al +1,0% (da +1,2%) la stima del Pil per il 2024 in considerazione della stretta monetaria in atto.
Dopo due anni di intensa crescita del Pil in Italia (+7% nel 2021, +3,7% nel 2022), le previsioni indicano un rallentamento della crescita dell’economia, ma il tasso di crescita rimane positivo.
Gli investimenti fissi lordi in costruzioni (al lordo dei costi di trasferimento di proprietà) nel primo trimestre 2023 registrano una variazione congiunturale dell’1,1% ed una variazione tendenziale dello 0,9%.
In particolare, gli investimenti in abitazioni crescono dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e registrano una flessione del -2,4% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, periodo nel quale gli investimenti in abitazioni erano in forte crescita, sospinti degli incentivi fiscali del superbonus al 110%.
Più consistente l’aumento registrato nel primo trimestre 2023 dagli investimenti in fabbricati non residenziali e altre opere infrastrutturali che crescono del 1,5% rispetto al trimestre precedente e del 4,6% in termini tendenziali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.
I dati indicano, quindi, che il settore delle costruzioni
Rapporto Congiunturale sul Settore delle Costruzioni mantiene un’intonazione positiva anche nei primi mesi del 2023, dopo la straordinaria crescita registrata nel 2021 e 2022, dove ha rappresentato uno dei principali motori della crescita economica.
Il Centro Studi di Ance nazionale ha rivisto, nel maggio scorso, le stime degli investimenti in costruzioni per il 2022 e le previsioni per il 2023.
Il forte impatto degli investimenti per la riqualificazione del patrimonio residenziale, stimolati dagli incentivi fiscali ed in particolare dal superbonus, ha indotto il Centro Studi di Ance nazionale a rivedere al rialzo la stima di consuntivo del 2022 (+17,6%).
L’Ance per il 2023 prevede un livello di investimenti nel settore delle costruzioni ancora positivo.
La previsione è di un incremento dei livelli produttivi del +5,4% in termini reali su base annua, “spiegato dalle prospettive di sviluppo del mercato delle opere pubbliche, sostenuto dal PNRR, e da una prima flessione del comparto della riqualificazione abitativa, che risente delle numerose modifiche intervenute sul superbonus che ne hanno determinato un depotenziamento”.
Per quest’ultimo comparto, se nel 2023 si potranno manifestare livelli di attività ancora sostenuta per effetto di trascinamento degli investimenti ammessi alla massima intensità di sostegno degli incentivi fiscali nel 2024 vi sarà una forte caduta degli investimenti. Sarà quindi necessario individuare una riforma complessiva degli incentivi fiscali per la qualificazione degli immobili residenziali, che preveda una regolazione stabile nel tempo con un’intensità d’aiuto dell’incentivo fiscale tale da determinare un minor peso sulla finanza pubblica e nello stesso tempo possa stimolare gli investimenti e perseguire l’obiettivo di una maggiore efficienza energetica del patrimonio immobiliare italiano, anche per tener conto delle sollecitazioni provenienti dall’Unione Europea.
Recenti stime di Banca d’Italia indicano il tasso di crescita degli investimenti in costruzioni al +2,4% nel 2023 e al +1,0% nel 2024 e 2025.
In questo contesto di tenuta dei livelli produttivi del settore, il quadro economico complessivo resta con margini di incertezza elevati.
La forte riduzione dei prezzi dei beni energetici, a cominciare dal gas naturale, ha cominciato a produrre effetti positivi sulla riduzione del tasso d’inflazione, che comunque rimane elevato (+7,6% su base annua a maggio 2023), ben lontano dall’obiettivo perseguito dalla BCE di un tasso d’inflazione del 2%.
Anche nell’Area euro il tasso d’inflazione, seppur in diminuzione, è attualmente al 6,1%.
La politica di stretta monetaria della BCE è stata intensa e continua. I rialzi dei tassi di interesse ufficiali sono stati frequenti e marcati e hanno determinato un forte incremento del costo del credito per famiglie e imprese.
I tassi di interesse ufficiali sono passati, in meno di un anno, da valori pari a zero o negativi di luglio 2022, al 4% di giugno 2023, e ulteriori interventi sono previsti nei prossimi mesi.
Gli effetti si sono fatti sentire sul mercato con una forte riduzione della capacità di imprese e famiglie di accedere al credito.
Un primo effetto evidente è la forte frenata dei volumi di compravendite di abitazioni registrata nei primi mesi dell’anno in corso.
Il forte aumento degli interessi sulle rate dei mutui ha indotto le famiglie a rivedere le proprie scelte di investimento, riducendo la domanda di acquisto di abitazioni.
La propensione all’investimento in abitazioni rimane alta, ma il repentino aumento dei tassi di interesse sui mutui sta inducendo le famiglie a posticipare le proprie decisioni di investimento. Ciò sta determinando incertezza da parte degli investitori e operatori dello sviluppo immobiliare nei propri programmi di investimento, seppur in un quadro dei prezzi delle abitazioni tuttora stabile. I prossimi mesi indicheranno il livello di assestamento del mercato immobiliare al nuovo contesto economico.
Per la tenuta dei livelli produttivi del settore è fondamentale che gli investimenti previsti dal PNRR producano i loro effetti sul mercato già nell’anno in corso.
Una crescita della domanda pubblica si è già manifestata. Ma la sfida per attuare nei tempi tutti gli interventi previsti è grande.
Una sfida che deve aggiornarsi in termini di competenze, organizzazione ed efficienza per far fronte agli impegni previsti dal PNRR.
Fonte ANCE