La
progettazione di circuiti è un settore molto specialistico che negli ultimi anni sta vivendo un importante processo di evoluzione. Una
figura significativa per comprendere e approfondire questo passaggio da un approccio artigianale a una vera e propria cultura di progetto, supportata dall’uso della tecnologia, è quella di
[Jarno Zaffelli], fondatore e CEO di
>>Dromo Circuit Design<< : un nome e un marchio ormai abitualmente associati a luoghi sacri per gli appassionati della velocità come
Silverstone,
Mugello o
Spa Francorchamps.
Uno dei progetti
attualmente in corso, e di cui si è appena conclusa la prima fase realizzativa affidata a
>>Carba<< [qui la nostra intervista al CEO, Mauro Carminati], è quello della
nuova pista prove dello stabilimento
Piaggio di Pontedera (PI)
situata nell’area sud-ovest, alla sinistra dell’ingresso di
largo Gianni Agnelli. Ne abbiamo parlato con lo stesso
Zaffelli, in un’intervista che è anche un’immersione nel metodo di lavoro del suo studio.
Jarno Zaffelli
Jarno Zaffelli, titolare di Dromo Circuit Design
La parola agli specialisti
goWEM!: Come inizia e come si sviluppa il processo progettuale di Dromo? C’è spazio anche per una fase preliminare a mano libera?
Il preesistente circuito prove è stato completamente demolito e sostituito da un tracciato più simmetrico e regolare
[Jarno Zaffelli]: “Si parte sempre dalla matita, ma quando l’obiettivo ce lo permette: ad esempio nel caso in cui dobbiamo
progettare un autodromo, e la
tecnica è messa al servizio del
tracciato".
"Quando, invece, si parla di un
campo prova la tecnica non è più il mezzo ma
il fine".
"Nel caso del proving ground Piaggio, l’oggetto della nostra progettazione è uno strumento che alla fine andrà consegnato nelle
mani del produttore"
.
"Quando siamo in un ambito come questo, non si parte dalla matita. In tutti i casi lavoriamo in ambiente
BIM, quindi con
modellazione tridimensionale, naturalmente con
soluzioni personalizzate per il nostro ambito applicativo”.
goWEM!: È più difficile progettare un autodromo o un circuito di prova?
[Zaffelli]: “Da un punto di vista
costruttivo e della
performance, è molto
più difficile lavorare a un circuito prova. Questo perché l’autodromo è un campo di gara: sotto un certo aspetto, è come se stessimo progettando un parco di divertimenti. Se invece si lavora su un
proving ground, il cui fine è appunto il test di prodotto, è necessario
garantire condizioni di prova che restino immutate nel tempo: devo consentire al produttore di realizzare una prova tra un anno o due anni, nelle stesse condizioni in cui la realizza adesso”.
Planimetria delle comparazioni: in giallo il vecchio circuito demolito, in rosso la oval track e la noise track terminate nello scorso luglio per la fase 1, in verde le altre zone di intervente previste per la fase 2
goWEM!: Entriamo quindi nello specifico del progetto per il nuovo circuito Piaggio di Pontedera: quando è nato e da quali esigenze?
[Zaffelli]: “Piaggio aveva costruito un piccolo proving ground già nel
2000 all’interno dell’impianto, ma si è resa conto nel corso degli anni che la
qualità del dato e la
consistenza delle misurazioni
non erano sufficienti e spesso costringevano al ricorso a circuiti esterni, per ottenere appunto condizioni di prova
costanti nel tempo".
"L’esigenza di partenza è stata, quindi, quella di realizzare una
nuova struttura all’interno dell’impianto di Pontedera,
riducendo gli spostamenti e la
relativa impronta di CO2, ma anche mettendosi in condizione di poter eseguire tutti i test di prodotto necessari: prove a
velocità costante,
verifica dei telai e
del rumore di emissione ecc”.
Dedicata ai motocicli, tricicli e quadricicli leggeri
Queste prove saranno eseguite appunto sul nuovo circuito, per tutta la gamma a due, tre e quattro ruote: sostanzialmente, quindi, tutta la produzione Piaggio e Aprilia di motocicli, tricicli e quadricicli leggeri.
Interventi OT – Planimetria degli interventi previsti per la realizzazione della oval track
goWEM!: Come si è scelto di intervenire sull’esistente? Sono state recuperate alcune parti?
[Zaffelli]: “No, il
circuito preesistente è stato
completamente smantellato, allo scopo di crearne uno nuovo con un tracciato
più grande e più simmetrico, con delle transizioni del tutto diverse: oggi sono calcolate in maniera tale da assicurare che il mezzo entri con la minima influenza possibile sugli accelerometri".
"Chiarisco meglio questo aspetto perché è particolarmente importante nel nostro lavoro: se in un
tracciato è presente una
transizione fra un
tratto piano e uno
inclinato, e questa
non è calcolata nella maniera corretta, gli accelerometri vanno, come si dice in gergo,
in saturazione".
"Questo, in termini pratici, significa che una
grande quantità di dati andrà persa, perché quando finalmente gli accelerometri si stabilizzano a quell’inclinazione, a una velocità di
90 km/h, la curva è ormai già terminata. Lo scopo del nostro lavoro progettuale
sulle transizioni, quindi, era quello di
garantire che il dato proveniente dagli accelerometri e dai sensori utilizzati fosse il
più pulito possibile. L’
andamento più regolare e
simmetrico del tracciato è finalizzato proprio a questo”.
Interventi NT – Planimetria degli interventi previsti per la noise track, evidenziata in verde
goWEM!: Sono state preparate varie versioni del progetto?
[Zaffelli]: “Sulla base dello studio preliminare affidato a un’altra azienda è
stata indetta una gara di progettazione, che abbiamo
vinto. A quel punto, abbiamo iniziato a calare lo studio nella realtà di Piaggio e prodotto un
numero enorme di iterazioni: non ricordo il numero preciso, ma abbiamo valutato davvero
moltissime ipotesi, anche perché il proving ground di Pontedera, una volta completate le due fasi di lavoro previste, avrà davvero
molte piste in più”.
Quello del proving ground Piaggio è il terzo progetto per cui Dromo si avvale di Carba srl come contractor
goWEM!: Scopriamo allora le caratteristiche dei vari elementi che compongono il proving ground.
[Zaffelli]: “Oltre all’
ovale e alla
noise track, che abbiamo realizzato quest’anno con
Carba per la prima fase dei lavori, sono già state progettate anche la
handling track e tutti i
percorsi in salita e
discesa,
pavimentazioni speciali e
rettilineo d’accelerazione, da costruire successivamente".
"La
noise track viene utilizzata per far
passare un mezzo davanti a dei
microfoni che misurano il
rumore emesso in una maniera riproducibile e comparabile in
qualsiasi proving ground: serve quindi a
verificare l’ottenimento di un certo risultato in vista dell’
omologazione dei mezzi".
Forma,
drenaggi e
distanza dagli ostacoli verticali sono previsti in modo molto specifico dalla
norma".
"La
handling track, una delle quattro zone d’intervento previste per la fase 2, serve invece per capire
come il mezzo si muove nelle curve da un lato all’altro, quindi per
sviluppare il telaio”.
Transizioni in curva
Le transizioni in curva fra tratti di diversa inclinazione sono la parte più delicata e fondamentale da eseguire, perché determinano l’attendibilità del dato proveniente dagli accelerometri
goWEM!: Quali sono le ragioni che hanno dettato questa divisione in due fasi di lavoro distinte?
[Zaffelli]: “Essenzialmente si tratta di un
ordine di priorità sul piano del
testing: lo scopo era quello di dotare Piaggio nel minor tempo possibile dei tracciati il cui
utilizzo era più urgente, ovvero la
oval track e la
handling track, andando di pari passo coi
budget allocati da un punto di vista industriale. Questo perché ci sono stati, come è noto,
importanti aumenti dei prezzi, e la soluzione migliore ci è sembrata quella di spacchettare il lavoro in
due fasi, anziché realizzarlo tutto insieme”.
Per la oval track e la noise track sono stati creati appositi mix pavimentazione con caratteristiche speciali
goWEM!: Come cambiano i requisiti del mix pavimentazione previsto da un circuito all’altro del proving ground Piaggio, e che differenza c’è fra le miscele impiegate per un tracciato di prova e quelli degli autodromi?
[Zaffelli]: “In particolare il
mix della noise track deve essere certificato in base alla norma
ISO 10814:1996 sulla
vibrazione meccanica, mentre gli altri sono
mix speciali,
specificamente preparati in base al tipo di
inclinazione prevista o di prova da realizzare".
"Il caso degli
autodromi è molto
diverso a livello di
miscela bituminosa, perché viene privilegiato un livello
omogeneo del grip (basso o alto che sia, ma generalmente molto alto). Nei
circuiti di prova, invece, il livello del
grip deve essere tarato in base a quello che richiede il tipo di test: se in un campo prova ci viene richiesto un
grip di 0.6, noi dobbiamo ottenere una miscela che garantisca quel
preciso valore. Su una pista non c’è un
valore massimo”.
Supporto & monitoraggio continuo
“Offriamo tutto il nostro supporto e un monitoraggio continuo al contractor, e Carba è un contractor che ascolta” – Jarno Zaffelli, Dromo Circuit Design
goWEM!: Parlando in precedenza con noi del circuito di Cremona
[qui l’articolo] aveva fatto riferimento al vostro approccio, che è quello di mettere sotto pressione, in un certo senso sfidare l’ingegneria con idee innovative e talvolta con alto tasso di difficoltà realizzativa: è stato così anche per il proving ground di Pontedera?
[Zaffelli]: “Questo circuito è stato molto
difficile da costruire e per vari aspetti, in primo luogo per la difficoltà di trovare
produttori e materiali locali (entro un raggio massimo di 100 km) in grado di ottenere i mix speciali realizzati ad hoc, con le caratteristiche necessarie per le pavimentazioni, e in secondo luogo per le
inclinazioni laterali molto rilevanti: 18° (34-35%), con delle transizioni calcolate in modo tale da rendere
difficile la costruzione con macchinari tradizionali".
"Ovviamente si tratta di esperienze che noi abbiamo
già affrontato per altri cantieri, ma
non in Italia, e quindi offriamo tutto il nostro supporto al contractor, che è una figura fondamentale”.
Dromo esegue la scansione laser di ogni fase di lavoro eseguita, verificando le tolleranze e interagendo strettamente con l’ufficio tecnico Carba
goWEM!: A proposito di contractor, qual è il vostro rapporto con Carba e in particolare con il suo ufficio tecnico?
[Zaffelli]: “L’interazione è molto stretta, a maggior ragione in
corso d’opera.
Carba è un’impresa che ha già lavorato con noi e conosce bene il nostro modo di lavorare: una volta iniziato il cantiere, il
dialogo tra
noi e i loro tecnici è continuo, anzi direi proprio
quotidiano, anche perché ci sono
soluzioni che vanno
trovate giorno per giorno e siamo continuamente in monitoraggio".
"Carba lavora sotto uno
stretto controllo da parte nostra, i nostri tecnici li
supportano costantemente a livello di laboratorio e noi stessi interveniamo con
misurazioni ed evidenziando
eventuali anomalie geometriche o qualitative".
“Noi ricostruiamo attraverso
scansioni laser gli
as built di ogni lavorazione eseguita, tenendo quindi lo
stato di avanzamento monitorato sia a livello
assoluto, cioè rispetto a quanto il cliente ha richiesto a noi e alla ditta appaltatrice, sia a livello
relativo, ovvero ad esempio
verificando che le tolleranze siano
rispondenti ai criteri qualitativi da progetto".
"La filosofia è quella di
collaborare e darsi una mano in tempo reale, procedendo
strato per strato, senza aspettare che il lavoro sia finito per giudicare il risultato. Ci muoviamo in questo modo con tutti i contractor: la differenza è che
Carba è un’azienda che ascolta molto e con cui si lavora in modo
soddisfacente”.
Il dialogo di Dromo col contractor e la presenza costante sono volti a evitare rilavorazioni successive
goWEM!: La prima fase dei lavori, conclusa lo scorso luglio, ha presentato ostacoli imprevisti?
Nel mese di luglio ci siamo trovati a dover asfaltare con temperature altissime e questo ci ha obbligato a tenere un ritmo più basso di quello che avevamo previsto, perché il materiale non voleva saperne di raffreddarsi.
[Zaffelli]: “
Le difficoltà che si presentano in un cantiere come questo possono anche essere
indipendenti dal contractor o dai progettisti, ma puramente legate a
fattori contingenti, come quelli
meteorologici: ad esempio, nel mese di luglio ci siamo trovati a dover asfaltare con temperature altissime e questo ci ha obbligato a tenere un
ritmo più basso di quello che avevamo previsto, perché il materiale non voleva saperne di raffreddarsi".
"Questa è un’altra
differenza che caratterizza il nostro lavoro rispetto a quello su infrastrutture viarie meno specialistiche: un clima come quello della scorsa estate sarebbe stato anche propizio per asfalti tradizionali, ma nel caso di geometrie come quelle previste dal nostro circuito
non lo è affatto”.
goWEM!: La consulenza di Dromo Circuit Design prosegue anche durante tutta la vita utile del manufatto, ad esempio nel caso in cui si rendano necessarie modifiche successive?
[Zaffelli]: “Assolutamente sì, i nostri
contratti sono tutti
di lunga durata.
Non cerchiamo lavori ‘
one shot’ ma
rapporti che ci permettano di seguire l’opera lungo l’intero ciclo di vita".
"Ecco un ulteriore motivo per cui è importante
realizzarla bene sotto ogni aspetto: questo
facilita il lavoro a noi ma anche al committente in un secondo momento. Si tratta anche di un tipo di
consulenza che i clienti
apprezzano molto nella nostra proposta, perché molti studi di ingegneria, non essendo specializzati in questo ambito,
non sono in grado di offrirlo".
"Le campagne di monitoraggio dei circuiti di cui ci occupiamo, come ad esempio quello francese di
Paul Ricard a
Le Castellet, o lo
Zandvoort in
Olanda, sono una
costante del nostro lavoro”.
La priorità data alla realizzazione di oval track e noise track rispetto alle altre zone d’intervento ha portato alla scelta di dividere il lavoro in due fasi
goWEM!: Come è organizzato il team di Dromo? C’è un referente per ogni circuito o una divisione per aree di competenza?
[Zaffelli]: “Ci sono
diverse figure che si occupano delle
varie problematiche. L’ingegner
[Federico Venarucci] si occupa della progettazione e della analisi dei dati. L’ing.
[Filippo Piccoli] ed
[Elisabetta Terenziani] si occupano dei rilievi e delle restituzioni dei dati".
"Io sono il coordinatore e il fondatore, e mi occupo del
rapporto col cliente. In corso d’opera, in ogni caso, ci sono delle rotazioni tra tutti noi, a seconda della professionalità di cui c’è
bisogno”.