Tra le miniere, il lago e il torrente

Le Alpi sono oggi una delle più importanti e rinomate attrattive turistiche del nostro Paese; un patrimonio da preservare, in un’ottica virtuosa di armonia fra natura e presenza umana. Il cantiere in cui vi portiamo oggi è certo un esempio concreto di come sia possibile integrare le esigenze della popolazione, che da sempre qui vive e lavora, con la salvaguardia del patrimonio naturale inestimabile di queste montagne.
Siamo, appena sopra Tarvisio, sul Rio del Lago, che nasce dal vicino lago del Predil, dove la >>Adriacos<<  di Latisana sta realizzando una serie di opere di difesa fluviale volte a scongiurare possibili esondazioni del torrente che in questo tratto scorre in frangia alla S.S. 54, che collega la cittadina friulana alla vicina Slovenia.

Il valore ambientale di questi interventi assume ancora maggior importanza in quanto la stessa Adriacos negli scorsi anni ha realizzato proprio in questo tratto di fiume (sulla sponda sinistra) un’importante e complessa opera di mitigazione ambientale, volta a mettere in sicurezza il torrente da possibili inquinamenti dovuti agli sfridi di produzione delle vicine miniere di piombo e zinco (ora dismesse e diventate un Parco minerario).

Un torrente pulito non esonda

Ma vediamo nel dettaglio le opere che il Comune di Tarvisio ha commissionato a Adriacos su progetto dello >>Studio Causero & Spadetto Associati<<  di Udine; l’intervento riguarda le opere di sghiaiamento, di demolizione di diversi pennelli in alveo e la rimodulazione delle opere di difesa spondale su un tratto di 575 metri.
Le operazioni sono iniziate con il ripristino della quota corretta dell’area sovralluvionata, con uno scavo di sbancamento che ha interessato una superficie di circa 6.800 metri quadri all’interno dell’alveo fluviale; lo sbancamento, realizzato in sponda destra, ha richiesto la movimentazione di circa 13.000 metri cubi di ghiaie alluvionali che Adriacos ha gestito nel rispetto del D.P.R. 120/2017 “Terre e rocce da scavo”: dopo aver verificato che il materiale non presenti concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti di legge, questo verrà riutilizzato completamente per realizzare rilevati o altre opere.

Scogliere di protezione e massi ciclopici

Altro materiale, per un totale di circa 6.000 metri cubi deriverà dagli scavi per realizzare le nuove scogliere di protezione, nonché dalla rimozione di uno sbarramento naturale di massi ciclopici che disequilibrava il flusso delle acque del Rio del Lago.
Per ripristinare una adeguata portata idraulica del torrente, Adriacos si è anche occupata dello smantellamento dei pennelli esistenti in alveo; il pennello principale, realizzato con cubi di calcestruzzo impilati, era lungo 40 m e largo di 4,5 m (per un volume di oltre 840 m3), mentre i secondari erano caratterizzati da volumetrie minori (rispettivamente 109 m3 e 96 m3). Per tutti la soluzione prevista è stata il recupero dei blocchi e il trasporto in un centro di trattamento in vista del recupero del calcestruzzo (compatibilmente al rispetto delle prescrizioni normative in fatto di MPS).

Una scogliera armonicamente integrata

Lungo il tratto di 575 metri oggetto dell’intervento, esistevano tre tipologie di sponda: zone senza scogliera, zone con scogliere da ricostruire e una zona in cui la scogliera esistente era ancora adeguata a sopperire alle esigenze di progetto.

Seguendo le specifiche di progetto, Adriacos sta realizzando le nuove scogliere, che hanno richiesto per la loro messa in opera uno scavo di un volume complessivo corrispondente a 9.426 m3 di cui 4.417 m3 verranno utilizzati per riempire e raccordare l’area scavata nella fase successiva alla messa in opera della scogliera, caratterizzata da massi di 50-60 centimetri di dimensione, posati su un basamento, che si estende per circa 150 cm sotto il livello delle ghiaie, sempre realizzato in massi, intasati però in questo caso con getti di calcestruzzo, per migliorarne la stabilità nel tempo.
Per compensare la semplificazione della morfologia d’alveo dovuta alle operazioni di sghiaiamento, è prevista la posa di massi di dimensione superiore a 0,5 metri cubi nel tratto a monte del ponte in località La Muda per circa 50 m. L’intervento è pensato con l’apposizione laterale di gruppi di massi che consentano di intercettare il filone d’acqua e vadano a deviare lo stesso; inoltre dei gruppi saranno posti nel mezzo dell’alveo attivo per redistribuite il flusso idrico.

Processi morfologici indotti

Le turbolenze create dai massi che intercettano il flusso d’acqua modificano la morfologia del fondo alveo, producendo delle buche e dei ristagni d’acqua che aumentano la complessità del fondo stesso; si creano in questo modo ambienti differenziati a beneficio dell’insediamento della fauna ittica e della sua biodiversità.
Tutti gli interventi sono stati realizzati nella fase di magra del fiume e, comunque, Adriacos, per evitare ogni intorpidimento anomalo delle acque, ha deviato provvisoriamente il flusso idrico residuo, in modo da poter realizzare le opere senza interagire con il flusso dell’acqua.

Il rispetto dell’ambiente? Una priorità!

L’intervento in alveo lungo il Rio del Lago ha richiesto all’impresa di Latisana particolare attenzione dal punto di vista delle procedure per azzerare l’impatto ambientale del cantiere come ci confermano anche in Adriacos: “Quando si lavora nell’alveo di fiumi e torrenti, soprattutto in aree dal grande valore ambientale come quelle delle Dolomiti, occorre prendere ogni tipo di precauzione per evitare qualsiasi possibilità di dispersione di agenti inquinanti in ambiente; proprio per questo abbiamo deviato il corso del fiume, in modo da scongiurare qualsiasi contatto con le acque correnti e abbiamo utilizzato mezzi d’opera di ultima generazione che non solo producono pochissimi gas climalteranti, ma riducono al minimo (in verità quasi li azzerano) il rischio di guasti che potrebbero potenzialmente disperdere carburanti e olii idraulici”.
“Inoltre, abbiamo ottimizzato il numero di camion necessari per il trasporto delle ghiaie frutto dello sghiaiamento dell’alveo, mettendo a punto allo stesso tempo un percorso tra il cantiere e il nuovo sito di deposito e stoccaggio che minimizzasse l’impatto e i disagi sul traffico locale; anche in questo caso abbiamo utilizzato camion cava cantiere di ultima generazione, tutti Euro 6 per ridurre al minimo l’emissione di gas di combustione”.

“Infine, anche nelle operazioni di posa di calcestruzzo (per stabilizzare le fondazioni delle scogliere) abbiamo progettato i getti per minimizzare il materiale utilizzato e scongiurarne dispersioni al di fuori dell’immediata area in cui il getto stesso era previsto. Anche i rifiuti di cantiere (imballaggi, pallet, altri sfridi) non sono vengono ridotti al minimo, ma vengono anche immediatamente raccolti per essere al più presto trasportati a discarica".

Nulla è lasciato al caso, vogliamo che, una volta terminato il cantiere, non solo il Rio del Lago sia più sicuro in caso di piene, ma anche che sia più pulito di quando abbiamo iniziato a lavorare.

Un nuovo colosso per i lavori duri

Sul cantiere del Rio del Lago, Adriacos ha utilizzato per la prima volta una new entry nel parco macchine; e non una new entry qualsiasi, bensì un peso massimo fra gli escavatori. Ha infatti, fatto il suo battesimo del fango (o forse meglio dire della ghiaia in questo caso) un bellissimo Zaxis 350 LC-7, fornito dal concessionario Hitachi di zona, la >>Salomoni srl<<  di Campoformido.
Parliamo di un mezzo da 37 tonnellate di peso operativo, perfetto anche per la movimentazione dei massi ciclopici presenti nell’alveo e per lo scavo massivo, fondamentale per ridurre i tempi di cantiere, come ci conferma [Andrea Gallici], responsabile manutenzioni e logistica di Adriacos: “L’arrivo dello Zaxis 350 LC-7 sul cantiere del Rio del Lago, si inquadra in una ben precisa strategia di Adriacos volta a dotarsi di un parco macchine estremamente aggiornato e performante da una parte e, dall’altra avente l’obiettivo di ridurre progressivamente l’impronta ambientale dei nostri cantieri”.

Andrea Gallici

Andrea Gallici, Responsabile logistica e parco macchine di Adriacos
Continua [Gallici]: “Lo ZX 350LC-7, con i suoi 210 kW di potenza, è un mezzo in grado di affrontare le sfide più impegnative, che ci garantisce produttività di alto profilo e allo stesso tempo è un escavatore estremamente efficiente e versatile, con consumi ridotti rispetto alle serie precedenti. La motorizzazione Stage V, abbinata al sistema idraulico Trias III di Hitachi, garantisce, a parità di produttività, livelli di emissioni di gas climalteranti estremamente contenute”.

Lavorare in alveo con un escavatore di questo tipo ci consente di comprimere al massimo il cronoprogramma dei lavori, un fattore questo fondamentale, dato che, quando si lavora negli alvei montani di fiumi e torrenti, si hanno sempre finestre temporali di lavoro piuttosto ristrette, che coincidono con la fase di magra.

Conclude [Gallici]: “La programmazione dei tempi di intervento deve essere quindi estremamente rigorosa e gli investimenti in macchine di questo tipo sono fondamentali per escludere imprevisti e sorprese. Inoltre occorre sempre avere un piano B, dato che non possiamo controllare il meteo: in caso di blocchi del cantiere per piogge importanti (eventi sempre più intensi negli ultimi anni) si deve, come impresa, essere pronti a mettere in campo macchine aggiuntive per recuperare velocemente il tempo perduto e consegnare il cantiere senza ritardi”.
“Anche le macchine di supporto devono essere efficienti, in perfetto stato operativo e ben manutenute; è per questo che investiamo in contratti di manutenzione programmata che ci consentano di lavorare senza sorprese. Ritengo infatti che, per imprese come la nostra, la programmazione e il controllo di produzione siano fattori determinanti per il successo imprenditoriale. Nel mercato delle costruzioni odierno, infatti, nulla può essere lasciato al caso, tutto va programmato con attenzione certosina”.