Il
Superbonus 110% è senza dubbio una buona occasione (anche se c'è ancora incertezza su fino a quando verrà prorogato, lasciando le imprese sole nella scelta di compiere investimenti in personale e risorse) per il settore dell'edilizia; quest'incentivo statale dovrebbe fare da volano per la ripresa economica dell'Italia, partendo dalle costruzioni, peccato che i suoi effetti sull'economia reale rischino di essere indeboliti dall
'aumento esponenziale del prezzo di praticamente tutte le materie prime: calcestruzzo, legno, plastica, ferro e semilavorati.
Dall’analisi svolta dal CNA si evidenzia come gli aumenti dei prezzi registrati nell’ultimo anno all’interno della filiera delle costruzioni siano stati generalizzati e riguardino tutti i materiali.
Il valore aggiunto del settore delle costruzioni (fonte CNA)
Il dato disaggregato sulle imprese secondo gli incrementi registrati nell’ultimo anno (suddivisi secondo le fasce fino al 10%, tra il 10% e il 25%, tra il 25% e il 50%, oltre il 50%) chiarisce che gli aumenti più rilevanti hanno riguardato le materie prime per le quali una
maggiore richiesta a livello mondiale è stata attivata dagli incentivi statali per la crescita (es. materiali ferrosi, carpenterie e strutture metalliche).
Aziende che hanno realizzato o stanno realizzando interventi oggetto delle agevolazioni statali (fonte CNA)
La pandemia e l'inizio del blocco delle attività dello scorso marzo 2020 hanno ovviamente avuto effetti molto negativi sull’attività del settore delle costruzioni che nei primi sei mesi dell’anno ha accusato un
calo del valore aggiunto del 26,0%.
Fortunatamente, con l'allentarsi delle misure di blocco delle attività produttive, il
settore ha più che recuperato le perdite derivanti dal lockdown e ha chiuso il 2020 su
livelli prossimi a quelli del 2014.
Il Superbonus 110%, varato dal Governo, confermato poi dalla Legge di Bilancio per il 2021,
è una misura agevolata particolarmente interessante
, pensata per favorire la ripartenza delle costruzioni e dei comparti ad esso collegati.
L'
ipertrofia legislativa (che rende oltremodo lunghi i tempi di approvazione delle pratiche), oltre al rialzo dei prezzi delle materie prime e dei beni intermedi strumentali, stanno vanificando, almeno in parte, quelli che dovevano essere gli effetti positivi sulla filiera.
Sempre secondo l'analisi del Centro studi del CNA ben il
79% delle imprese intervistate segnala di avere registrato significativi aumenti dei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto a quelli vigenti un anno fa, prima della pandemia. Questa quota risulta
superiore alla media nei comparti dell’edilizia (84,6%).
Motivazione dell'aumento dei prezzi dall'analisi del Centro Studi CNA
Nella media del campione, per circa
il 72% delle imprese l’aumento dei prezzi sarebbe determinato in tutto o in parte da comportamenti speculativi dei fornitori di materia prima. All'interno di questo dato,
il 33,0% dei rispondenti ritiene che gli aumenti siano riconducibili esclusivamente alla speculazione, mentre un altro 39,5% pensa che la speculazione contribuisca ad aumentare i prezzi in stretta relazione con la ripresa della domanda.
"Aumenti dei prezzi così ampi e così generalizzati potrebbero ridurre drasticamente la marginalità delle imprese e, quindi, la possibilità di un loro rafforzamento ulteriore dopo tanti anni di crisi. In tutti i comparti della filiera, infatti, più della metà delle imprese dichiara di essere impotente rispetto alla speculazione, data l’impossibilità di potere adeguare il valore dei contratti sottoscritti. Le imprese che accusano una diminuzione dei profitti a causa dell’aumento dei costi di produzione sono il 51,5% nell’installazione degli impianti, il 58,3% nell’edilizia e il 64,6% nei serramenti. Non mancano però le imprese che tentano in qualche modo di reagire o rinegoziando i prezzi applicati alla clientela (azione intrapresa da circa una impresa su cinque in tutti i comparti) oppure rivolgendosi a nuovi fornitori in grado di applicare prezzi più contenuti.
Effetto dell'aumento dei prezzi sulle Imprese (fonte CNA)
La parola alle ANCE
L'Ance Piemonte e Valle d’Aosta e Confindustria Piemonte lanciano l'allarme sul caro-prezzi delle materie prime in edilizia: "L'aumento dei prezzi produce enormi difficoltà alle imprese appaltatrici, già gravate da sofferenze finanziarie e patrimoniali”.
“
I contratti non risultano più economicamente sostenibili”: sono oramai molti a denunciare l’eccezionale rincaro nei prezzi di acquisto di materie prime, derivati e conseguentemente dei principali materiali da costruzioni.
Un aumento tale da rischiare di compromettere la regolare prosecuzione dei lavori affidati. “Gli impatti sulla produzione e sugli scambi commerciali causati dalla pandemia - ha affermato il Presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta
Paola Malabaila - hanno ridisegnato il futuro delle supply chain a livello globale, scaricando sul settore edile il caro materiali”.
"Vogliamo che il Governo e le Regioni confermino la causa di forza maggiore che impedisce il naturale svolgimento delle opere come contrattualmente concordate".
Dello stesso parere
Sergio Piazza presidente di Ance Lecco e Sondrio:
“i prezzi di acquisto di alcuni dei principali materiali da costruzione hanno subito un significativo aumento".
"Questo incremento produce enormi difficoltà alle imprese appaltatrici, già gravate da sofferenze finanziarie e patrimoniali. I contratti non risultano più economicamente sostenibili, con il conseguente rischio di un rallentamento dei lavori in corso.
Stiamo parlando di un aumento del 130% dell’acciaio, del 40% dei polietileni, del 34% del petrolio, oltre ad aumenti consistenti del cemento, del rame e di altri materiali utilizzati nel nostro settore".
"Soprattutto chi opera nel settore pubblico si trova in grande difficoltà, anche perché l’attuale Codice degli Appalti non prevede adeguati meccanismi di revisione prezzi".
“
Le nostre imprese di costruzione – conferma il presidente di Ance Reggio Emilia (Unindustria),
Tiziano Pattacini – segnalano aumenti record, che oscillano da un minimo del 10% ad un massimo del 30%".
"Nello specifico, ferro e laterizi dopo essere aumentati del 20%, ri-aumenteranno di un altro 10%; i prodotti termoisolanti (cappotto, pareti in cartongesso accoppiate a isolante, ecc.) sono già oltre il 10% e così pure per i materiali legati all’efficientamento energetico come caldaie, pompe di calore e pannelli fotovoltaici. Tutto il materiale da cantiere ha registrato una vera e propria impennata”.
Parla addirittura di speculazione
Alessandro Gerotto, presidente di Ance Padova:
"Il rilancio del settore è minacciato da una gravissima speculazione in atto, che sta causando rincari assolutamente ingiustificati nel costo di materie prime fondamentali, e sta mettendo in pericolo la regolare tempistica dei lavori nei cantieri sia pubblici sia privati".
Molto preoccupato anche
Carlo Fornaca, amministratore di CS Costruzioni e a capo dell'Ance di Asti.
"Il problema – indica – è che
noi imprenditori edili abbiamo firmato nei mesi scorsi contratti per opere e lavori sulla base di prezzi delle materie prime notevolmente più bassi rispetto ad ora. Certo, i contratti, e lo stesso Codice degli appalti, prevedono la possibilità di variare gli importi in corso d’opera, ma
sempre con una oscillazione intorno al 5-8%. Oggi siamo in presenza di aumenti generalizzati notevolmente superiori. Quindi bisogna intervenire sui prezziari regionali, perché altrimenti c’è il rischio che molte imprese debbano scindere i contratti".
L’allarme arriva anche dall’ANCE Basilicata. Il presidente
Vincenzo Auletta, sottolinea: “C’è preoccupazione per le ripercussioni che si avvertono nel settore delle costruzioni e dell’edilizia. Secondo le stime dell’Associazione nazionale il prezzo dell’acciaio, tra novembre 2020 e febbraio 2021, ha registrato un aumento eccezionale pari a circa il 130 per cento".
"L’impennata dei prezzi ha riguardato non solo i prodotti siderurgici, ma anche altri materiali plastici ed isolamenti. Il risultato è un notevole rallentamento dei cantieri".
"L’esecuzione di opere previste da contratti già in essere non risulta sostenibile dal punto di vista economico, non essendo contemplata la possibilità di una revisione degli stessi sulla base di un adeguamento all’inattesa esplosione dei prezzi".