Grazie a
Renzo Piano e a una ritrovata vitalità della città, il fronte mare di Genova sta cambiando pelle. Sono infatti da poco iniziati i lavori di
riqualificazione del Palazzetto dello Sport, uno degli edifici ricompresi nel masterplan del
New Waterfront di Levante, donato alla città dall’architetto nell’ottobre del 2017. Scopo del concept è restituire il mare ai genovesi.
Come cambia il quartiere fieristico
Oggetto del masterplan è il
quartiere fieristico, uno dei luoghi della Genova degli anni Sessanta, che va da piazza Kennedy all’edificio Nira dell’ex Ansaldo, passando per il
Palasport (l’edificio S), il
padiglione fieristico (il B) e gli edifici in
cemento armato con copertura a volte (C e D), alcuni dei quali hanno ospitato in passato le strutture universitarie.
Vista aerea con le principali consistenze edilizie incluse nel Nuovo Waterfront Levante a Genova
Fabbricati che si collocano tra la sopraelevata e il mare, su un’area di
55mila metri quadrati. Il progetto generale, aggiornato lo scorso aprile,
vale 350 milioni di euro e prevede la radicale trasformazione della zona fieristica e della viabilità interna, la realizzazione di una
nuova Darsena, con nuovi porti turistici per imbarcazioni da diporto, e i
l rilancio del quartiere con diverse nuove funzioni - residenziali, commerciali, ricettive e direzionali - oltre che con nuovi
spazi di incontro per lo sport e il tempo libero. L’idea di Piano si completa con un
grande parco urbano sul fronte est.
Ad aggiudicarsi la gara bandita da
>>SPIM<< su mandato del comune di Genova, è
>>CDS Holding<<, società bresciana che opera nel campo dello sviluppo immobiliare e del real estate. Cds si occuperà della riqualificazione dell’intera area.
Genova, new waterfront di Levante: l’area di intervento del masterplan (fonte, Genova FronteAmare)
La progettazione architettonica è dello studio milanese
>>Starching<<, il concept architetturale è dei milanesi di
>>OBR<< (Open Building Research), mentre il concept interior di
>>L35 Arquitectos<< di Barcellona.
Ad oggi, i lavori svolti riguardano le
demolizioni di alcune parti della struttura sportiva e dei
padiglioni C (una struttura in cemento armato, di 31mila metri quadrati di superficie, con coperture a cupole, lunga 288 metri, larga 80 e alta 24 metri e 50) e
D (un
edificio in cemento armato, di quattro piani, costruito negli anni Settanta, un quadrato di 70 metri per 70, alto 24 metri e mezzo, di 15.500 metri quadrati di superficie). L’edificio B, invece, quello con la copertura di colore blu, realizzato nel 2009 dall’architetto francese
Jean Nouvel che ospita le manifestazioni fieristiche tra cui il Salone nautico, non fa parte del masterplan.
La (parziale) demolizione del Palasport
I lavori di
demolizione parziale del Palasport sono stati affidati ad
Armofer, una delle più importanti aziende italiane, fondata nel 1961 da Pietro, Luigi e Angela Cinerari, e che proprio quest’anno festeggia i suoi
sessant’anni di attività.
Il padiglione S, icona genovese meglio nota come “disco volante”, è una
struttura in cemento armato, progettata nel 1962 da
Leo Finzi.
Si tratta della
prima grande tensostruttura realizzata in Europa: un'arena coperta, pensata per ospitare circa diecimila spettatori. L’edificio è articolato su tre livelli, ha un
diametro di 160 metri, possiede due gallerie e copre una superficie espositiva di circa 31mila metri quadrati, che lo rende tra i più grandi impianti sportivi indoor mai costruiti in Italia.
Vista esterna del cantiere del Palasport
È alto 31 metri al colmo, 18 in gronda, la pianta è circolare, la struttura costituita da
47 coppie di pilastri circolari. L’edificio è dismesso da diversi anni. Una volta ristrutturato
manterrà la sua vocazione sportiva e verrà dotato di nuovi spazi per retail, leisure e servizi di interesse pubblico.
L’intervento in un cantiere simbolo
Le opere di demolizione affidate all’azienda di Siziano - che si svolgono sotto la direzione di Stefano Cinerari, responsabile della logistica e facility management dell’azienda pavese - riguardano l’
abbattimento delle scale di emergenza esterne e delle tribune interne, oltre a
interventi di strip out interno e di bonifica ambientale di alcuni impianti obsoleti. Un lavoro, del valore di mezzo milione di euro circa, iniziato a fine gennaio e che si concluderà a giorni, alla metà di luglio.
Stefano Cinerari
Stefano Cinerari, responsabile della logistica e facility management di Armofer
Ma c’è di più, della semplice demolizione.
“Questo è un
cantiere delicato, perché il Palazzetto è uno dei simboli della città - afferma Stefano Cinerari -. È un
manufatto di qualità estetica, che si vuole preservare, un simbolo degli anni Sessanta e delle incredibili
potenzialità strutturali del cemento armato. Occorre quindi
intervenire con attenzione e rispetto".
"Sono lavori che scrivono la storia della città. Mi piace poi ricordare che a Genova,
Armofer ha lavorato agli albori della sua attività: negli anni Settanta e Ottanta eravamo l’unica impresa in Italia in grado di intervenire sugli impianti industriali pesanti e su grandi altezze. A Genova Rivarolo
abbiamo demolito 24 silos di cemento fortemente armato, alti 40 metri, che facevano parte delle industrie alimentari dei Molini Rivarolo”.
Intervenire sul Palasport richiede attenzione, delicatezza e tanto mestiere.
Una delle fasi della demolizione delle tribune del Palasport di Genova eseguita da Armofer con escavatore da demolizione a braccio lungo
“È un restyling, con demolizioni parziali, interventi puntuali, strip-out per
adeguare il manufatto al nuovo progetto, salvaguardandone le parti importanti. È un
lavoro di alta precisione, per il quale servono
tecnologie appropriate per ogni fase di lavoro e anche per l’
organizzazione e la logistica del cantiere, per non gravare sulla viabilità già caotica della zona. Numerosi sono poi i vincoli a cui siamo sottoposti. L’area è abitata e frequentata da auto e mezzi di trasporto pubblici: per questo il Comune ha richiesto
standard elevati di sicurezza per il cantiere, l’ambiente e i residenti”.
La demolizione controllata
L’abbattimento dei vani scala in cemento armato è stato affrontato con
tecnica top-down, con l’ausilio di
escavatori cingolati equipaggiati per la demolizione, con bracci di altezza adeguata per garantire le distanze di sicurezza, e pinze idrauliche per il calcestruzzo. Con il medesimo equipaggiamento è stata eseguita anche la
rimozione dei tamponamenti esterni di rivestimento della struttura: pannelli in fibra di legno rivestiti con lastre di metallo.
Piccolo è bello!
Una delle fasi di demolizione delle tribune con frantumazione primaria in situ del cls demolito (credits: Armofer)
“In contesti simili, la demolizione
si configura come uno smontaggio controllato - continua il responsabile della logistica e facility management dell’azienda -, spesso preceduto dalla
rimozione selettiva di parti specifiche, in modo da facilitare la cernita dei materiali di risulta, e in entrambi i casi
evitando proiezioni di materiale: i blocchi o i pezzi di struttura vengono “accompagnati” a terra e messi a cumulo, in particolare i blocchi di cemento armato, per
contenere la produzione delle polveri. Il controllo ambientale è garantito anche da cannon fog a basso consumo idrico”.
Le fasi dello smontaggio
Lo smontaggio e la rimozione delle lamine in alluminio è avvenuto grazie all’impiego di un
escavatore equipaggiato di cesoia; successivamente è stata demolita la tamponatura leggera e il suo sostegno metallico, con la
separazione dei materiali per il loro successivo recupero. Così facendo è stata portata a vista la struttura originaria in cemento armato, che verrà valorizzata nel nuovo progetto.
Per la demolizione utilizzato un escavatore Caterpillar UHD 340
Fasi di demolizione dei tamponamenti esterni del Palasport (credits, Armofer)
All’interno del palazzetto si è proceduto con lo
strip out dei vecchi impianti e degli arredi (i sedili delle tribune) e, operazione ancora in corso, con l’operazione più spettacolare dell’intervento: la
demolizione delle tribune, le quali sono state
prima bonificate a causa della presenza, nei gradoni, di
tubazioni di aerazione in cemento-amianto, annegato nel cemento.
Le tubazioni in cemento amianto sono state riempite di schiuma e sigillate perfettamente (bonifica), prima di procedere alla rimozione dei blocchi in cls che le contengono.
Si è poi eseguita la demolizione controllata con carotaggio dei blocchi in cemento sigillati, il cui diametro è opportunamente maggiore di quello delle tubazioni da rimuovere.
Durante e al termine delle operazioni, il materiale di risulta è stato
ridotto volumetricamente con l’impiego di escavatori muniti di frantumatori idraulici, con lo scopo di separare il cemento dal ferro e avviarli entrambi al recupero.
La bonifica
Per garantire la sicurezza durante le operazioni di bonifica ambientale, al centro del palazzetto, a norma di legge,
è stata allestita una camera di confinamento, con doppio telo in pvc. La camera, sufficientemente grande per lavorare all’interno anche con mezzi meccanici, è stata
confinata staticamente e dinamicamente, mantenuta cioè in leggera depressione interna, grazie a impianti di estrazione forzata e filtrazione dell’aria. All’interno di questa struttura, dotata di unità di trattamento materiali (Udm) e del personale (Udp), sono state
bonificate fuor d’opera tutte le tubazioni di aerazione, gli impianti e gli altri materiali contenenti amianto.
Tecnologie e mezzi d’opera
Per affrontare la demolizione primaria del cemento armato, Armofer ha fatto arrivare in cantiere uno dei mezzi più nuovi della flotta.
“Si tratta di un
escavatore idraulico Ultra High Demolition Caterpillar 340, che raggiunge un’altezza operativa di 22 metri al perno, ha un peso di 45 tonnellate ed è dotato di cabina tiltabile, per agevolare il controllo dell’operatività in altezza".
Anche per per la demolizione delle gradinate è stato impiegato l’escavatore idraulico Ultra High Demolition Caterpillar 340: 22 metri di altezza operativa (credits, Armofer)
"Una
macchina sicura, che consente di regolare il braccio e la distanza operativa dal fronte di demolizione. L’abbattimento delle tribune, data la loro altezza, avviene da sotto. A breve, trasferiremo qui un’
altra macchina che si occuperà della differenziazione e della frantumazione primaria: un
escavatore di 25 tonnellate - se Liebherr o Caterpillar dipenderà dalla disponibilità del nostro parco macchine - che verrà equipaggiato con una pinza idraulica per il calcestruzzo".
Le macchine che utilizziamo per la demolizione primaria
non sono standard, ma nascono
configurate dalle case costruttrici per le demolizioni in altezza. Mentre per la secondaria, la frantumazione a pie’ d’opera, le macchine sono standard”.
Via le rampe
Fasi di demolizione delle rampe interne al palasport di Genova (credits: Armofer)
goWEM!: A breve quindi si concluderà il vostro impegno a Genova!?
Cinerari: “Non è detto. Dovremmo fare altri piccoli interventi e poi forse un importante scavo di 150mila metri cubi. Vedremo”.
goWEM!: "La strategia Armofer per il parco macchine Ma Genova a parte, qual è la vostra strategia per quanto concerne l’acquisto e la gestione del parco macchine"?
Cinerari: “Da sempre, quando demoliamo, puntiamo su due case costruttrici:
Liebherr e Caterpillar. Per macchine diciamo standard, utilizziamo anche altre marche: Hitachi e Volvo, perlopiù. Abbiamo anche acquistato, grazie alle agevolazioni, escavatori Doosan, Liebherr e Caterpillar".
"Sempre
con la 4.0 ci siamo dotati di due escavatori radiocomandati, che portano a sette la flotta dei mini equipaggiata con questa tecnologia. Le prime macchine radio comandate della classe 30-40 tonnellate le abbiamo impiegate una decina di anni fa e a
tutt’oggi sono indispensabili, come avvenuto per la
spettacolare demolizione Eni a San Nazzaro de’ Burgondi in provincia di Pavia. Una raffineria con torri alte cento metri".
Escavatore da demolizione da 49 ton radiocomandato con cesoia da 9 ton sospeso a un autogru a San Nazzaro de’ Burgondi
In molti cantieri Armofer lavora con robot da demolizione per aumentare la sicurezza del personale
"Lì, abbiamo fatto miracoli. Abbiamo
sospeso a un’autogru un escavatore di 49 tonnellate di peso, equipaggiato con una cesoia di nove tonnellate. Un lavoro davvero unico. La
demolizione a mezzo radio è ormai entrata nell’uso comune, quasi uno standard. Non per tutti, certo. Di recente, infine, ci siamo dotati di due nuovi impianti di frantumazione e vagliatura”.
goWEM!: "Ma quando acquistate una nuova macchina, a cosa prestate attenzione"?
Cinerari: “Guardiamo ai
consumi, alla resa, alla
resistenza dei componenti, alla
qualità complessiva della macchina. Alle prestazioni sul campo. Di solito preferiamo andare sul sicuro, anche se è capitato, alla prova dei fatti, di modificare il giudizio di una determinata macchina, che invece ha dimostrato di lavorare bene. In generale, però, devo dire che il li
vello attuale della produzione è decisamente alto”.
goWEM!: "E per l’assistenza come procedete"?
Cinerari: “Ci avvaliamo dell’assistenza interna. Su alcuni componenti abbiamo anche sviluppato un nostro know-how, su pinze e martelli ad esempio. Il nostro magazzino ricambi è multimarca”.
Altre fasi della demolizione delle tribune in calcestruzzo del Palasport di Genova (credits: Armofer)
goWEM!: In caso di fermo macchina?
Cinerari: “Di fatto, il
fermo macchina non esiste più. Se è in garanzia, interviene l’assistenza, altrimenti
ci pensa la nostra officina. Per operazioni standard ci avvaliamo dei nostri meccanici; se si tratta di lavori specialistici invece ci affidiamo a un’officina esterna. Siamo buoni clienti e altrettanto buoni pagatori: i centri di assistenza e rivendita ci trattano bene. Le nostre macchine
arrivano in cantiere in perfetta forma: le sottoponiamo a manutenzione straordinaria, tagliandi,
controlli da remoto. Delle macchine conosciamo praticamente tutto: consumi, attività, anomalie”.
goWEM!: "Per finire, quanti cantieri avete in corso in questo momento"?
Cinerari: “Circa
25 in tutta Italia. I più importanti?
Rossano Calabro per conto di Enel,
Roma sempre per Enel, con l’impresa Colombo, dove stanno lavorando 40 nostri tra tecnici e operai. A breve partirà
Tirrenia Power a Vado Ligure vicino a Savona, poi Palermo per la
demolizione di una ciminiera di Italcementi e infine a Cagliari ancora con Enel”.