Il tema degli
infortuni nei cantieri edili è tornato drammaticamente d’attualità. È un problema antico, certo, quasi endemico, che però sta vivendo una
recrudescenza in coincidenza della forte ripresa delle attività nel settore delle costruzioni. Ma è
tutta la filiera, sia a monte sia a valle, ad essere interessata dal fenomeno: dalla
fase di estrazione delle materie prime a quella di costruzione vera e propria, dagli impianti tecnici alle demolizioni.
Un fenomeno, quello infortunistico, che trova conferma anche nel
recente studio Inail “Analisi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto”, che al 30 aprile 2020, per le attività di estrazione di pietra, sabbia e argilla, nel periodo 2014-2018, fissa in
2.008 gli infortuni denunciati (di cui 22 mortali), su un totale di circa tremila imprese e
15mila lavoratori assicurati all’Istituto nazionale (i casi accertati corrispondono all’88% del totale; nda).
Nel settore estrattivo, nel quinquennio 2014-2018 gli infortuni denunciati sono stati 2.008 su un totale di 15mila lavoratori (fonte, Inail; foto, Anepla)
Nella ricerca da poco conclusa si riporta, secondo quanto rilevato dai dati Istat relativi al 2018, che nelle imprese operanti nel nostro Paese sono stati
prodotti circa 68 milioni e mezzo di tonnellate di pietre ornamentali (calcare, travertino, gesso e arenaria) e
59 milioni di inerti (aggregato sabbia e ghiaia). Quantità enormi, che ci fanno capire quanto lavoro sia stato necessario per estrarre questi materiali e di conseguenza quale sia stata l’
esposizione potenziale ai rischi.
Gli obiettivi dello studio
Scopi dello studio, realizzato nell’ambito del
gruppo di lavoro che l’istituto ha costituito con
>>Assomarmomacchine<<,
>>ANEPLA<< e
>>Istat<< e che ha permesso un’ampia e aggiornata descrizione del settore estrattivo, sono l’
individuazione dei principali fattori di rischio per la sicurezza dei lavoratori, la
definizione delle principali misure di tutela e lo
studio di elementi innovativi sotto il profilo tecnologico utili a migliorare la sicurezza e favorire il processo di rinnovamento all’interno delle imprese.
L’indagine
si articola in diversi capitoli che vanno dall’analisi della normativa applicabile e sulle figure professionali coinvolte nel processo estrattivo alla valutazione degli ambienti di lavoro e ai rischi connessi con la stabilità dei fronti di cava, dalle attrezzature di lavoro, delle macchine e degli impianti ai sistemi per la protezione collettiva e individuale relativi ai rischi di caduta dall’alto.
Nel settore estrattivo di inerti gli infortuni avvengono in particolare per la caduta dall’alto, per il rischio elettrico e nella movimentazione dei mezzi di trasporto (foto, Anepla)
Il lavoro prodotto dall’istituto romano di via IV Novembre si è occupato anche dell’utilizzo dei materiali esplosivi,
della formazione e della domanda di formazione, dei modelli di organizzazione e
gestione della sicurezza, più una serie di dati fino ad arrivare alla
descrizione di soluzioni tecnologiche e organizzative di tipo innovativo e l’indicazione di buone pratiche utili a mitigare alcuni tipi di rischio.
Di questo importante lavoro - 238 pagine -
goWEM!, ha deciso di
approfondire i diversi aspetti della ricerca con una
serie di articoli, il primo dei quali dedicato ai punti di vista di due dei principali protagonisti dello studio, vale a dire
[Antonella Pireddu] del
>>Dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici di Inail<< e coordinatrice scientifica del progetto, e
[Paolo Zambianchi], direttore tecnico della
>>Holcim Aggregati Calcestruzzi<<, per diversi anni alla guida di Anepla. Proprio per conto dell’associazione nazionale estrattori lapidei e affini ha fatto parte del gruppo di lavoro promosso da Inail sui temi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto. A loro
goWEM! ha rivolto alcune domande.
Intervista esclusiva a Antonella Pireddu
goWEM!: Ingegner Pireddu, quali sono i motivi per cui Inail ha dedicato questo focus al tema della sicurezza nell’attività di estrazione di cava aperta?
[Pireddu]: “Per diversi motivi. Il primo riguarda la
'gravità delle conseguenze' degli infortuni accertati, che in questo particolare settore
è piuttosto elevata, superiore ad altri (tale gravità è calcolata dal rapporto tra il numero di giorni indennizzati e il numero di infortuni; nda). Il secondo motivo dipende dal fatto che
siamo di fronte a un settore che presenta caratteri peculiari per quanto riguarda lo svolgimento dell’attività lavorativa, che
condizionano il livello di sicurezza dei luoghi di lavoro. C’è inoltre una motivazione di ordine normativo. Il
settore estrattivo non è ricompreso nel decreto legislativo 81 del 2008, il Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Un’esclusione che
lascia aperta l’interpretazione su alcune misure di miglioramento della sicurezza negli ambienti di cava. Da allora, come ricercatori dell’Istituto ci occupiamo di alcuni aspetti specifici del comparto estrattivo. Infine, la nostra attenzione verso questo settore dipende dal fatto che
nel comparto era stata rilevata una scarsa attitudine all’innovazione tecnologica, sia di prodotto sia di processo, anche a causa di una
specificità del prodotto finito che condiziona le tecnologie impiegate”.
Antonella Pireddu
Coordinatrice scientifica dello studio Inail 'Analisi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto'
goWEM!: Sulla base della vostra osservazione, sono visibili differenze tra il settore estrattivo di pietre ornamentali e quello di materiali inerti?
[Pireddu]: “Diciamo che gli infortuni si distribuiscono in modo differente. Dai nostri dati possiamo affermare che il
numero di incidenti mortali è più concentrato in alcune zone a vocazione estrattiva delle pietre ornamentali. Ciò è dovuto all’
esistenza di procedure più elementari, un contesto operativo però più complesso, in cui la
gestione delle risorse è più problematica”.
goWEM!: Quindi, si può affermare che quello delle pietre ornamentali è un settore caratterizzato da poca innovazione?
Poca innovazione = rischio sicurezza
Il settore delle pietre ornamentali è restio a recepire l'innovazione di prodotto e di processo
[Pireddu]: “I dati Istat riferiti al 2016 confermano che le imprese e le unità del settore estrattivo in generale
risultano poco lambite dall’innovazione. I prodotti così come
i processi operativi di preparazione al taglio, taglio, ribaltamento, riquadratura, caratteristici dell’estrazione primaria, quand’anche supportati da attrezzature di lavoro innovative sotto il profilo tecnologico, produttivo e della sicurezza,
restano sostanzialmente immutati. Come noto, le norme prevedono utilizzi appropriati delle macchine, conformi alle indicazioni del costruttore e generate secondo requisiti essenziali di sicurezza che garantiscono che, in caso di incidente, non vi siano conseguenze per il lavoratore. Purtroppo, molte delle macchine utilizzate
non sempre sono concepite per essere impiegate in ambiente di cava. Questo richiede uno
sforzo maggiore nella scelta delle attrezzature al fine di
evitare usi impropri delle macchine come è stato osservato in alcuni infortuni. Serve insomma una grande attenzione da parte del datore di lavoro nell’
organizzazione del lavoro e nell’impiego delle attrezzature di lavoro”.
goWEM!: Mentre quello dell’estrazione, come si presenta?
[Pireddu]: “Qui abbiamo osservato un
livello di innovazione tendenzialmente più avanzato. I casi di infortunio 'con mezzo di trasporto coinvolto' sono risultati più frequenti rispetto a quanto osservato nel settore delle pietre ornamentali. Complessivamente
si registrano infortuni associati a caduta dall’alto, rischio elettrico e movimentazione dei mezzi di trasporto”.
La manutenzione periodica delle macchine e degli impianti è un fattore fondamentale per la diminuzione del rischio di infortunio (foto, Anepla)
goWEM!: Quale ruolo potrebbe avere l’innovazione tecnologica per la diminuzione del fenomeno infortunistico?
[Pireddu]: “Il nostro lavoro di ricerca serviva in particolare a
cogliere il ruolo dell’innovazione tecnologica sia del prodotto sia del processo produttivo. La tecnologia
può modificare di molto l’approccio alla sicurezza. Pensiamo all’affidabilità delle macchine con l’introduzione dell’intelligenza artificiale o al tema della sicurezza cibernetica”.
goWEM!: Dove è possibile da subito migliorare prodotti e processi produttivi?
[Pireddu] :“Attraverso la
manutenzione periodica per conservare lo stato di resilienza iniziale delle macchine e degli impianti, minacciato dalle condizioni ambientali di cava. Serve un
controllo pianificato che garantisca condizioni di sicurezza nel tempo delle attrezzature che fanno parte del processo produttivo. Questa è una
fondamentale misura di tutela per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Poi, sarebbe utile
introdurre misure di tipo organizzativo come i
sistemi di gestione orientati alla sicurezza del lavoro utili a tenere sotto controllo l’adempimento agli obblighi in materia di sicurezza e darne evidenza oggettiva. Si tratta però di misure sostenibili principalmente da imprese di grandi dimensioni, caratteristica non tanto frequente nel settore”.
Manutenzione come priorità
La manutenzione preventiva delle macchine e delle attrezzature ha un ruolo fondamentale nella riduzione del rischio di incidenti anche nel settore estrattivo
goWEM!: E la formazione che ruolo potrebbe avere nella riduzione del rischio?
[Pireddu]: “Si tratta di una misura di tutela
riconducibile al fattore organizzativo umano, che può avere riflessi positivi sul comportamento e sulla relazione uomo-macchina. Purtroppo, secondo quanto riportato dall’unica fonte di informazione disponibile, rappresentata dall’esperienza diretta dei formatori, e questo vale per entrambi i comparti,
nel settore si osserva una certa resistenza verso i canali di formazione tradizionali ritenuti poco calati nella realtà di cava. Per questo stiamo sperimentando dei canali di formazione e addestramento di tipo innovativo, basati sulle nuove tecnologie, come la
realtà virtuale, che permette al singolo operatore di immergersi nel contesto lavorativo,
sperimentare in sicurezza le condizioni di lavoro con un rischio di infortunio zero e in grado di produrre a livello psicologico un imprinting utile a
sostituire in modo stabile un comportamento non conforme con uno conforme in caso di incidente. Si tratta di un’applicazione utile sia per l’uso delle macchine che per le procedure operative”.
Le agevolazioni di Industria 4.0 hanno spinto le imprese a investire in nuove tecnologie sicure ed ecologiche (foto, Anepla)
goWEM!: Il lavoro di estrazione è spesso caratterizzato da attività che vengono svolte in solitario, in luoghi lontani dal luogo principale di produzione. Come garantire la sicurezza in contesti isolati al lone worker?
[Pireddu]: “Attraverso la tecnologia, con
sistemi di monitoraggio automatizzato basati su cloud o più semplicemente con il sistema gps, che consentono entrambi di rilevare il posizionamento del lavoratore e
intervenire con immediatezza in caso di malore o incidente. Una soluzione che presenta però delle criticità in quanto
tale monitoraggio mal si concilia con le disposizioni che garantiscono i diritti del lavoratore nei luoghi di lavoro”.
La formazione e l’innovazione tecnologica sono strumenti fondamentali per ridurre il numero di infortuni (foto, Anepla
goWEM!: In conclusione, su cosa serve puntare per ridurre sempre più i casi di infortunio negli ambienti di cava?
[Pireddu]: “Sullo sviluppo e sull’applicazione delle nuove tecnologie e sulla
formazione che si serva, anch’essa, delle
nuove tecnologie. Una formazione utile a fare breccia rispetto ad alcune resistenze riportate dai formatori e una
tecnologia utile per migliorare, sotto il profilo della sicurezza,
prassi consolidate e tramandate per generazioni”.
Il parere di ANEPLA: Paolo Zambianchi
goWEM!: Dottor Zambianchi, quali sono stati i motivi che hanno spinto Anepla a collaborare con Inail in questo lavoro di indagine?
[Zambianchi]: “Tra i vari scopi della associazione nazionale produttori lapidei e affini, che dal 1972 rappresenta in Confindustria le imprese che esercitano la coltivazione di cava per l’estrazione e la produzione di ghiaia, sabbia e pietrisco per l’industria delle costruzioni, vi è anche
quello della promozione, presso i propri associati e gli enti competenti,
dei temi riguardanti lo sviluppo e il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro. Questo avviene sia a livello nazionale, attraverso un gruppo di lavoro Anepla, sia a livello europeo con la Commissione sicurezza e salute dell’associazione europea dei produttori di aggregati, di cui facciamo parte. È stato quindi
naturale essere coinvolti nel gruppo di lavoro insieme a Inail, Istat e Confindustria Marmomacchine per un progetto di ricerca relativo all’
analisi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto nell’ambito del piano triennale - 2019-2021 - delle attività di ricerca istituzionale”.
Paolo Zambianchi
Direttore tecnico della Holcim Aggregati Calcestruzzi (foto, Anepla)
goWEM!: Qual è, a suo giudizio, la situazione in materia di infortuni nel settore estrattivo a cielo aperto?
[Zambianchi]: “Premesso che le attività e i processi che si svolgono all’interno dei siti estrattivi a cielo aperto e presso gli impianti di cava si collocano sempre in una categoria di rischio elevata,
abbiamo ancora moltissimo lavoro da fare per raggiungere l’unico obiettivo possibile ovvero quello di avere
zero infortuni. Come si evince dai dati e dalle statistiche riportate nello studio
gli incidenti sono numerosi. A fronte di una popolazione di lavoratori che supera i 15.000 addetti (dati al 2019; nda) sono stati accertati, nell’esercizio dell’attività lavorativa
1.674 infortuni (nel periodo 2015-2019) distribuiti equamente tra pietre ornamentali-calcari e sabbie-ghiaie-argille. Purtroppo
anche l’incidenza degli infortuni mortali è alta e si differenzia tra il settore ornamentale-calcare con 12 eventi e le sabbie-ghiaie-argille con tre. Molti passi avanti sulla sicurezza e prevenzione sono stati fatti ad esempio per quanto riguarda le
nuove attrezzature e i macchinari, quali i gruppi di frantumazione e vagliatura, escavatori, dumper, pale gommate, grazie alle
incentivazioni introdotte da Industria 4.0, che hanno spinto le società a investire in nuove tecnologie più sicure ed ecologiche”.
goWEM!: Su quali elementi occorre fare leva per ridurre il fenomeno infortunistico? La formazione delle maestranze, le tecnologie, le forme dei rapporti di lavoro, la creazione di nuove figure professionali deputate al controllo?
[Zambianchi]:“La risposta non è semplice perché il
problema è articolato e complesso e vede impegnate soprattutto le piccole e medie imprese. Credo che sia, in primo luogo,
necessario continuare a investire a livello Paese in formule per incentivare gli operatori quali sgravi dei costi assicurativi in caso di applicazione di buone pratiche - ad esempio le polveri - o come nel caso di Industria 4.0. In questo ultimo caso moltissime sono state le società che hanno investito in
nuovi impianti e attrezzature di nuova concezione, dotati di automazioni e controlli da remoto. Nel volume prodotto abbiamo cercato anche di
evidenziare qualche buona pratica già applicata dagli associati di Anepla, che danno un grosso supporto al lavoratore, ad esempio sulla parte manutentiva e operativa. In questo senso anche l’
incentivazione al risparmio energetico può avere un ruolo importante. Poi sicuramente per i datori di lavoro c’è l’
aspetto centrale della formazione dei propri dipendenti così come per le ditte terze che operano in cava. È importante concentrarsi sia sulla parte tecnico-procedurale sia sulla parte dei comportamenti. Una
politica sulla sicurezza è veramente efficace se applicata e compresa dai lavoratori e
non imposta dall’alto”.
Le norme ci sono
Il quadro normativo nel settore estrattivo è completo, occorre aumentare le risorse a disposizione degli Enti di controllo per migliorare la prevenzione degli incidenti
goWEM!: Servono nuove norme per contenere il fenomeno antinfortunistico?
[Zambianchi]: “Penso che
le norme che abbiamo siano complete e sufficienti per la gestione della sicurezza e salute in cava. Credo invece che lo
Stato debba investire più risorse negli Enti deputati al controllo. Solo così si può attuare una vera e propria
politica di prevenzione degli infortuni. Con maggiori risorse e
meno carta e burocrazia - che non corrisponde a un maggior controllo - è possibile attuare una politica di
prevenzione e controllo attiva, basata su verifiche direttamente in cava da eseguirsi in collaborazione dei datori di lavoro,
prima e non dopo che l’infortunio si verifichi”.