Di recente
[Andrea Bortoliero] si è occupato di
sicurezza negli ambienti di cava (
qui il link diretto al nostro articolo), ospitando i pareri di due esperti:
[Antonella Pireddu], del
>>Dipartimento Innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici di Inail<< di Inail, e
[Paolo Zambianchi], direttore tecnico della
>>Holcim Aggregati Calcestruzzi<< e per diversi anni alla guida dell’associazione di categoria, l’
>>ANEPLA<<.
Entrambi ci hanno descritto l’attuale
situazione infortunistica del comparto estrattivo e indicato i
possibili miglioramenti futuri.
Ma
quante sono le cave a cielo aperto in Italia? E
quanti gli infortuni e in quali lavorazioni accadono con più frequenza?
Le cave attive al 2018 erano 3.580, di cui 2.094 in produzione [dati Inail 2018; foto Anepla]
A queste e ad altre domande il recente Rapporto “
Analisi della sicurezza nel settore estrattivo in cave a cielo aperto. Innovazione tecnologica e prospettive future”, realizzato da Inail ci aiuta a completare il quadro conoscitivo in materia di infortuni sul lavoro.
Una panoramica che sconta un
ritardo nell’elaborazione dei dati, che purtroppo si riferiscono agli anni che vanno dal 2018 al 2020.
Le miniere e le cave in Italia
La
grande varietà geologica del nostro Paese ha fatto sì che le attività estrattive (non energetiche) da cave e miniere siano
diffuse in tutte le Regioni d’Italia.
Nel 2018 - ultimo anno di dati Inail disponibili - risultavano
autorizzati 4.518 siti estrattivi (-3% sull’anno prima); siti dichiarati attivi o non attivi (perché sospesi o cessati) dalle istituzioni pubbliche locali. Del totale, 4.398 sono le cave e
120 le miniere.
Delle risorse minerali complessivamente estratte da cave, il 49 per cento delle risorse estratte dalle cave proviene dal Nord Italia [dati Inail 2018; foto cava porfido]
Delle prime il
44,7% si concentra al Nord, per lo più in Lombardia (446), Piemonte (433) e Veneto (382). A seguire, il
Sud e le Isole con il 33,9%, con cave localizzate in particolare in Sicilia (352) e Puglia (418). Al
Centro è presente il 21,4% del totale, con cave soprattutto in Toscana (360).
Di tutti i 4.518 siti autorizzati, le
cave e le miniere attive nel corso del 2018 sono risultate 3.674 (di cui solo 94 miniere): un
dato in flessione del 5,7% sul 2017.
Nel 2018 le cave attive erano 3.580, di cui 2.094 in produzione (-3,2% sul 2017), mentre delle 120 miniere autorizzate, solo 75 svolgevano attività di estrazione.
Si estrae sempre meno
Nel 2018 i prelievi nazionali di risorse minerali
sono risultati in diminuzione (-1,4% rispetto al 2017), a conferma di una
tendenza in flessione manifestatasi già
a partire dal 2013, primo anno rilevato dall’indagine Istat.
Le estrazioni nazionali di risorse minerali (non energetiche) solide ammontano
a circa 166,4 milioni di tonnellate, in prevalenza costituite da
risorse minerali da cava con 152,4 milioni di tonnellate.
Delle risorse minerali complessivamente estratte da cave, il
49,1% proveniva dal Nord del Paese, con quasi 75 milioni di tonnellate (+4,8% rispetto al 2017); al Sud e Isole e al Centro si sono estratte rispettivamente 44 e 33,5 milioni di tonnellate di materie prime minerali.
Una cava rinaturata che ospita un parco solare per la generazione di energia
Le risorse minerali dell’aggregato “calcare, travertino, gesso e arenaria” (Istat raggruppa i litotipi in macro-aggregati; nda)
sono le più rappresentative in peso, con 68,8 milioni di tonnellate (45,1% del totale nazionale dei prelievi di cava), nel quale prevalgono i
prelievi di calcare con 60,4 milioni di tonnellate.
Tali risorse sono state
estratte per lo più in Puglia, per un totale di 11,6 milioni di tonnellate (6,6% sul 2017), corrispondenti al 16,9% dei prelievi nazionali. A seguire, Lombardia (7,7 milioni di tonnellate), Toscana (6,7) e Sicilia (5,4).
L'attività di estrazione di sabbia e ghiaia ha subito meno il trend al ribasso che ha caratterizzato le altre tipologie di materiali estratti [foto ANEPLA]
L’aggregato “sabbia e ghiaia”, in
aumento del +8,2% sull’anno precedente, raggiunge 59 milioni circa di tonnellate (pari al 38,7% del totale), costituiti per il 62% da sabbia e ghiaia e per la restante parte per lo più da inerti alluvionali (15 milioni).
La maggior parte delle quantità di “sabbia e ghiaia”
sono state estratte in Lombardia con 15,8 milioni di tonnellate (in aumento del 19,5% sul 2017). A seguire Piemonte (10 milioni di tonnellate), Emilia-Romagna (8,6) e Veneto (8,4).
I prelievi delle quattro Regioni del Nord,
ammontano al 72,5% della produzione nazionale di sabbia e ghiaia.
Nel 2018 le
imprese autorizzate alla coltivazione di siti di cave e miniere attivi e in produzione
erano 1.760 (-2,8% rispetto al 2017), di cui 1.724 operavano nelle cave, localizzate per lo più al Nord (47,8%) e nel Sud e Isole (29,5%).
A livello regionale,
il maggior numero di imprese in produzione si trova in Lombardia (235), poi in Toscana (212) e Piemonte (170).
Addetti, assicurati e infortuni
Nel 2019 le
imprese assicurate con Inail del settore “cave e miniere”
erano 2.954, a cui corrispondevano
15.287 lavoratori.
Lombardia: record di occupati
La Lombardia, secondo i dati INAIL, è la prima regione italiana per occupati nel settore estrattivo con il 16,7% del totale
Sempre nello stesso anno la
Lombardia è stata la regione italiana con il maggior numero di lavoratori nel settore “cave e miniere” con il 16,7%, seguita dalla Toscana con il 13,9%. Altre regioni con una
presenza importante di lavoratori nel settore sono Piemonte, Veneto, Lazio, Puglia, Trentino e Emilia Romagna, con percentuali che variano dal 7,5 al 6,1% del totale.
I dati del fenomeno infortunistico
Alla data del
30 aprile 2020, le
denunce presentate all’Inail nell’attività di estrazione di pietra, sabbia e argilla nel quinquennio 2015-2019
sono state 2.008, con
22 casi con esito mortale.
Gli infortuni si
distribuiscono equamente nelle due classi, anche se la
mortalità non segue tale distribuzione: estrazione di pietre, creta e ardesia con 971 casi, di cui 15 decessi accertati dall'INAIL; estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino con 976 casi, di cui 5 morti accertati.
Ancora 20 morti
Nel lustro 2015-2019 i morti accertati da INAIL nel settore di estrazione pietra sabbia e argilla e caolino sono stati 5, mentre in quello delle pietre, creta e ardesia, ben 15 (accertati dall'Ente)
Sempre nel quinquennio considerato, sono state
accertate positivamente oltre l’88% (1.777) delle denunce complessive della classe estrazione di pietra, sabbia e argilla: 855 riconosciuti nell’estrazione di pietre, creta e ardesia e 869 nell’estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino; dati quasi equivalenti nelle due classi, ma con un
differente numero di decessi: 12 infatti sono stati i casi mortali accertati nella prima e 3 nella seconda.
Quando si verifica l’infortunio
Nell’analisi del fenomeno è anche possibile distinguere tra gli
infortuni avvenuti “in occasione di lavoro” (quelli cioè che si verificano in connessione con le condizioni in cui si svolge l’attività lavorativa, comprese le attività prodromiche o strumentali, e nelle quali è insito un rischio di danno per il lavoratore) e
quelli “in itinere” (ossia occorsi al lavoratore durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al posto di lavoro o durante il normale tragitto che collega due luoghi di lavoro - in caso di rapporti di lavoro plurimi - o durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro a quello di consumazione dei pasti, qualora non esista una mensa aziendale).
Secondo i dati INAIL 2018, la quasi totalità degli infortuni nel settore di estrazione di pietra, sabbia e argilla è avvenuto sul posto di lavoro [foto, ANEPLA]
Nelle attività di estrazione di pietra, sabbia e argilla,
la quasi totalità (94%; 1.674 casi) degli infortuni riconosciuti sono
avvenuti nel corso dell’esercizio dell’attività lavorativa: 1.590 durante il lavoro ordinario e 84 casi si sono verificati a lavoratori che per lo svolgimento della loro mansione utilizzavano un mezzo di trasporto.
Focalizzando l’attenzione sugli infortuni avvenuti
“in occasione di lavoro” con mezzo di trasporto, sempre nel quinquennio considerato, si
evidenzia un’incidenza maggiore nelle attività di estrazione di ghiaia, sabbia, argille e caolino (6,8%) rispetto a quelle di estrazione di pietre, creta e ardesia (3,2%).
Le mansioni più colpite
Dall’analisi per qualifica professionale risulta che, nelle
attività di estrazione di ghiaia, sabbia, argille e caolino, poco più del 30% (247 casi) degli infortuni accertati in occasione di lavoro,
ha coinvolto i conducenti di autobetoniere, di autocarri, di escavatrici di cava e i camionisti (percentuale molto più alta rispetto a quella rilevata per i medesimi lavoratori nelle attività di estrazione di pietre, creta e ardesia: circa 8%; con 62 casi).
Secondo i dati Inail, la maggior parte degli infortuni nelle attività di estrazione di ghiaia, sabbia, argille e caolino hanno riguardato i conducenti di autobetoniere, autocarri, escavatrici e i camionisti [dati Inail 2018]
Nella categoria estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino si registrano, con poco più del 12% (100 casi), il
conduttore di impianti e di frantumazione pietre (39 casi), il manovale di cava (37) e il manovale edile (24).
Le mansioni che compaiono nella classifica delle più colpite da infortuni nelle
attività di estrazione di pietre, creta e ardesia sono quelle del
cavatore, con
più di un infortunio su quattro (240 casi), seguono il marmista (52), il manovale di cava (46) e il palista (21); complessivamente tali mansioni raggiungono il 15% circa degli infortuni accertati (119 casi).
Le Regioni più a rischio
Dal punto di vista territoriale, esaminando gli infortuni riconosciuti in occasione di lavoro, nell’estrazione di pietra, sabbia e argilla
uno su tre è avvenuto nel Centro Italia (559 casi), seguono poi il Nord-Ovest con il 23,1% (386), il Nord-Est con il 22% (368), il Sud con il 15,2% (254) e infine le Isole con il 6,4% (107).
Le regioni
maggiormente colpite da infortuni sono la Toscana (395 casi) e la Lombardia (254) proprio per la presenza di numerose cave attive produttive, in particolare quelle di marmo nella provincia di Massa Carrara e di sabbia, ghiaia e di giacimenti minerari, nelle province di Brescia e Bergamo. Numerosi sono anche i giacimenti di pietra calcarea nella provincia di Brescia.
La provincia di Massa Carrara detiene il triste primato del maggior numero di incidenti mortali [dati INAIL 2018]
Nell’
estrazione di pietre, creta e ardesia, sempre nel quinquennio 2015-2019,
è la Toscana ad aver registrato il maggior numero di infortuni sul lavoro (338 casi). Il
70% dei casi (233) si sono verificati
nella sola provincia di Massa Carrara, alla quale spetta anche il triste primato dei casi mortali (7 nel quinquennio).
Nell’
estrazione di ghiaia, sabbia, argilla e caolino, poco più del
20% dei casi (166) si sono avuti in Lombardia (39 nella provincia di Bergamo e 35 in quella di Brescia), segue l’Emilia Romagna con il 13,1% (107) e il Veneto con circa l’11% (89), in particolare le province di Bologna (53), Treviso (27), Vicenza (19) e Modena (14 casi).
Attenzione a mani e testa
Nell’estrazione di pietra, sabbia e argilla,
quasi il 90% degli infortuni riconosciuti in occasione di lavoro (1.497), nel quinquennio considerato, hanno determinato
contusioni (27,7%; 452 casi),
fratture (23,2%; 379),
lussazioni (21,2%; 345) e
ferite (19,7%; 321).
Circa un terzo delle contusioni hanno riguardato gli arti superiori in particolare la mano, a seguire gli arti inferiori (23,2%) e la testa (oltre il 20%). Per gli
eventi con esito mortale, la principale causa del decesso è la
frattura in particolare del cranio e della parete toracica.