Riappropriazione degli
spazi pubblici da parte dei cittadini,
ricucitura del tessuto urbano degradato (non importa se in centro o in periferia) e, infine,
riqualificazione degli spazi storici, anche in funzione turistica.
Tra
funzione sociale e
logiche economiche, le pubbliche Amministrazioni (ma anche i soggetti privati che realizzano opere di compensazione urbanistica) si stanno muovendo in tutta Italia per
rigenerare le città che amministrano.
Da
Milano ai piccoli
Comuni dell’entroterra siciliano, la dinamica segue un fil rouge ben definito; cercare di
utilizzare al meglio i fondi (europei, ma non solo) a disposizione per non farsi sfuggire l’occasione di
migliorare gli spazi urbani per i propri cittadini (e per i turisti).
Tre interessanti considerazioni in proposito: l’
attenzione alla qualità minuta delle opere realizzate che spesso, soprattutto nei Comuni più piccoli, riguarda interventi con
importi economici e
dimensionali contenuti e la tendenza a creare, negli esempi più virtuosi, una
filiera di qualità che parte dalla Committenza e arriva fino alle imprese che
realizzano fisicamente l’opera, passando ovviamente per i
progettisti incaricati di immaginare l’intervento (non importa in questo caso se siano essi tecnici comunali o professionisti esterni vincitori di concorso). Infine la tendenza a tenere in
considerazione aspetti di lungo periodo come i costi di
manutenibilità degli interventi, l’
impronta ambientale degli stessi e, più in generale, la loro
compatibilità con ottiche e
strategie di sviluppo sostenibile.
Abbiamo provato a fare il punto con un
caso concreto, partendo dall’esperienza di una delle
imprese impegnate in questi cantieri, attraverso alcuni interventi recentemente realizzati. Abbiamo quindi parlato con
[Mauro Carminati], titolare del gruppo
>>Carba<< , e con lui abbiamo analizzato
quattro interventi in Lombardia, in realtà urbane completamente diverse per dimensione (da Milano, al Comune di Sospiro con i suoi 3.000 abitanti).
La qualità nel dettaglio minuto
Quando si parla di
cantieri frutto di
bandi di appalto pubblici, ovviamente non è possibile ignorare la variabile
risorse a disposizione; ma se in passato questo è spesso stato un
ostacolo sulla via della realizzazione di opere di qualità o peggio fonte di distorsioni delle
logiche dell’appalto (con varianti in corso d’opera più o meno reali in grado di variare i costi finali di realizzazione in maniera sostanziale), oggi, grazie a
bandi che privilegiano le
offerte tecnicamente più valide (e a una maggiore attenzione del legislatore in proposito), è possibile individuare un
punto di caduta comune che coniughi
esigenze di bilancio e
qualità realizzativa.
Affrontiamo con
[Mauro Carminati] prima questo
spinoso problema: “Senza dubbio, nei bandi delle
gare pubbliche abbiamo registrato negli ultimi anni un
notevole cambiamento; molti Comuni, infatti, almeno nelle aree dove operiamo come Carba, propongono bandi in cui
molta importanza viene data al valore delle cosiddette
offerte tecniche migliorative e, soprattutto, rispetto al passato, gli
uffici tecnici comunali riescono a individuare un
range corretto e reale del costo delle opere da realizzare, in modo da consentire alle
imprese di lavorare in qualità e con un
margine operativo corretto”.
Mauro Carminati
Mauro Carminati, CEO di Carba srl
“Ovviamente non nascondo che ci potrebbero ancora essere
significativi miglioramenti, soprattutto in quei bandi in cui concorrono
numerose imprese che, in alcuni casi, fanno
offerte con margini di ribasso inconcepibili per realtà come la nostra che tendono a
fornire qualità, nei
tempi previsti dal cronoprogramma”.
Sottolinea
[Carminati]: “Come Carba operiamo in
Lombardia, una Regione in cui i bandi delle
Amministrazioni Pubbliche per la riqualificazione dei tessuti urbani si sono moltiplicati negli ultimi anni, seguendo (parlo sempre in ottica generale) un
processo virtuoso che mette i
cittadini al centro di questi progetti. La conseguenza logica è un
miglioramento delle nostre città che, tra l’altro, sono sempre più spesso meta di
flussi turistici da tutto il Mondo”.
“Un altro aspetto da sottolineare è l’attenzione sempre maggiore a
richiedere interventi che durino nel tempo e che garantiscano alla Pubblica Amministrazione
costi di manutenzione corretti; non solo: l’attenzione alla
riduzione dell’impronta ambientale dei cantieri è davvero
diventato un driver reale (e non una moda); avere
mezzi d’opera a basse emissioni ormai è
fondamentale per accedere a molti
bandi pubblici, ma impatta positivamente anche l’
analisi dei materiali utilizzati e la loro
provenienza (si privilegiano produzioni del territorio) per ridurre l’impatto sull’ambiente dei costi di trasporto”.
“Siamo talmente convinti di questo aspetto non solo da aver implementato, negli ultimi anni,
importanti investimenti nella flotta delle nostre macchine operatrici, ma anche di aver realizzato
impianti propri di produzione di calcestruzzo e di
asfalto a
ridottissime emissioni ambientali. Infine, con un’impresa con cui collaboriamo, la
Fratelli Testa di Ghisalba, abbiamo acquisito una
cava di inerti sul territorio, anche per conferire, secondo la legge, le
terre e rocce da scavo dei nostri cantieri, senza lunghi trasporti con i nostri mezzi da cantiere”.
Conclude
[Carminati]: “Realizzare oggi
cantieri di ricucitura e riqualificazione urbana richiede una importante
preparazione a tutti i livelli, ma dà anche
notevoli soddisfazioni quando ci troviamo a camminare per le piazze e le strade che abbiamo contribuito a riqualificare".
Un aspetto questo che ci sprona a continuare a investire, cercando la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nel processo di riqualificazione urbana, dato che siamo convinti che solo lavorando insieme riusciremo a garantire ai cittadini il migliore risultato.
A fianco della Musica
Il
primo cantiere che visitiamo è letteralmente
nel cuore di Milano, a fianco della Scala; qui la società francese
>>Ardian<< , contestualmente alla
riqualificazione dello storico palazzo in via Santa Margherita 11, a Milano, ha sovvenzionato la
rigenerazione urbana di Via Santa Margherita e
Piazza Paolo Ferrari, nei pressi della Scala.
Il progetto di
>>Freyrie Flores Architettura<< e
>>MIC-HUB<< è stato pensato per restituire ai pedoni uno
spazio pubblico di qualità nel centro storico, restituendo alla città e ai suoi abitanti uno
spazio vivibile e
sicuro per tutti, grazie ad un
ampliamento dello spazio pedonale e una revisione della
viabilità veicolare.
La
rigenerazione delle aree pubbliche ha consentito l’ampliamento dei marciapiedi di via Santa Margherita, la
sostituzione dell’asfalto con una nuova pavimentazione e illuminazione di Vicolo Malagodi.
Piazza Ferrari è stata
valorizzata e
pedonalizzata al servizio della comunità.
Il cantiere ha ovviamente interessato il
rifacimento delle pavimentazioni e dei
sottoservizi; in particolare in
via Santa Margherita è stato realizzato per un lungo tratto un importante
allargamento dei marciapiedi (fino a 5 metri),
sostituendo l’asfalto con il granito, e rimuovendo i posti moto lungo la carreggiata.
Per quel che riguarda
Piazza Ferrari, aspetto particolarmente interessante all’interno del progetto, la
pavimentazione è stata riqualificata (anche con il recupero delle vecchie pietre) in funzione della sua pedonalizzazione, creando l’
ingresso principale al palazzo dell’ex sede della Monte dei Paschi, che verrà ristrutturato per ospitare
uffici con concezione funzionale moderna.
Dopo il
rifacimento del sottofondo, sono stati posati
450 metri quadri di nuova pavimentazione in lastre di granito, con la disposizione di fioriere, panche e dissuasori per il traffico veicolare; interessante anche la sistemazione dell’angusto
passaggio Malagodi, con la sua completa ripavimentazione e la predisposizione per la
nuova illuminazione su pali (e non più sospesa).
La
ripavimentazione di via Santa Margherità ha anche previsto, come ormai in tutte le contemporanee pavimentazioni milanesi, la predisposizione di un
percorso, estremamente
completo e
articolato, per
non vedenti o
ipovedenti, con la posa di elementi con superfici a evidenziazione tattile.
"Dal
punto di vista dimensionale, l’ìntervento di via Santa Margherita e piazza Ferrari,
non presentava particolari difficoltà “- sottolinea
[Mauro Carminati], Amministratore delegato del gruppo Carba che continua “la vera sfida era definita dalla
posizione del cantiere, in uno dei luoghi iconici di Milano, a
pochissimi passi dalla Scala. Un luogo pieno di storia dove non era concesso sbagliare”.
“Per questo abbiamo fin da subito posto non solo la
massima attenzione sulla qualità delle lavorazioni, ma anche sul
recupero delle pavimentazioni storiche che sono state
posate nuovamente, abbinandole con
tratti di materiale nuovo. Ovviamente abbiamo eliminato completamente i tratti in asfalto e abbiamo gestito con estrema cura le
criticità geometriche derivanti dalle tessiture differenti delle varie aree da pavimentare”.
Conclude
[Carminati]: “Il
risultato, di cui siamo
davvero orgogliosi, è una pavimentazione in cui
vecchio e nuovo si incontrano armoniosamente, definendo con chiarezza, anche grazie ai nuovi dissuasori, le aree pedonali”.
Un cuore che torna a battere
Da Milano a Bergamo i chilometri sono pochi e le due città hanno una
lunghissima storia in comune nelle costruzioni (i muratori bergamaschi hanno costruito letteralmente Milano e continuano a farlo tutt’ora, spostandosi con i loro furgoncini lungo l’A4).
Il cantiere è quello del
Sentierone, uno dei
più famosi viali di Bergamo, per la precisione il lotto 2 dell’
articolato processo di riqualificazione urbana voluto dall’Amministrazione cittadina. L’asse rappresenta uno dei
punti più conosciuti della città bassa e vi si affacciano
diversi esercizi commerciali e rilevanti luoghi di interesse come il
Teatro Gaetano Donizetti e la
chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano.
Costruito nel
1620, collegava la
>>chiesa di San Bartolomeo<< al convento di
Santa Lucia, presso il quale sorge
>>palazzo Frizzoni<< , il
municipio della città. Sempre agli inizi del Seicento, il podestà
Niccolò Gussoni decise di
modificare il viale, facendolo lastricare e disponendo la costruzione delle
Colonne di Prato, ancora oggi confine ideale tra il
Sentierone e via
XX Settembre.
Nel
Novecento è stato interessato dall’
ammodernamento del centro cittadino, a opera di
>>Marcello Piacentini<< , con la costruzione del cosiddetto
Quadriportico, che si affaccia sul viale stesso e che ospita
piazza Dante Alighieri.
L’
Amministrazione Comunale di Bergamo nel 2018 ha bandito un
concorso internazionale per la riqualificazione del Sentierone, il cui cantiere è organizzato su
tre Lotti principali, il
secondo dei quali affidato al gruppo
Carba.
Il progetto della
riqualificazione del Sentierone si basa su un assunto fondamentale: rendere
più accoglienti e
vibibili, per i cittadini e i turisti, gli spazi di questo
asse fondamentale per la città di Bergamo. A questo scopo è stata programmata la
rimozione completa dell’asfalto presente nell’area di cantiere, realizzando le
nuove pavimentazioni in granito di vari formati (proprio per dare movimento alla tessitura delle superfici pavimentali) con particolare attenzione alla
eliminazione delle
barriere architettoniche.
Più verde
Insieme alle operazioni di ripavimentazione, sono stati notevolmente allargati gli spazi verdi della piazza, con l’obiettivo di renderli un vero giardino, aumentando il numero di alberature nell’area.
Anche nel
tratto compreso tra la chiesa di
San Bartolomeo e il
Teatro Donizetti l’asfalto è stato
completamente rimosso ed è stata
allargata la superficie in erba lungo l’asse principale del centro novecentesco di Bergamo. È stato
realizzato, anche su richiesta di
Uniacque (la municipalizzata che gestisce i servizi idrici di Bergamo), un
canale per il drenaggio delle acque lungo il filare di alberi al centro,
senza intaccare le radici di alcuno degli alberi del Sentierone.
Uno dei
dettagli di progetto più intriganti previsto dai progettisti sono state senza dubbio le
lamine in bronzo con
incisi i versi tratti dalle opere di Gaetano Donizetti, a cui sono
dedicati il Teatro, che si affaccia sul tratto del Lotto 2 del Sentierone, e la
fontana munumentale al suo fianco.
Il
disegno progettuale dei manufatti da realizzare in integrazione con le
nuove pavimentazioni del lotto 2 del Sentierone era estremamente
raffinato e
articolato. Sono state
realizzati ad hoc elementi in granito (sedute, cordoli e perimetrazioni) che hanno richiesto un
disegno attento e
puntuale (ad esempio negli elementi attorno ai fusti degli alberi esistenti), mantenendo però in modo rigoroso gli
elementi storici fondamentali del Sentierone, come la
fontana dedicata a Donizzetti, dove è stata
preservata la storica perimetrazione in sasso di fiume cementato,
integrandola con la nuova, in granito, molto più lineare e funzionale.
Anche i
sottoservizi sono stati realizzati per svolgere la loro funzione
senza quasi essere percepiti dai cittadini: un esempio è il canale di
raccolta delle acque piovane baricentrico dell’intero intervento che garantisce una
importante portata di smaltimento, pur manifestandosi visivamente come un semplice e lineare
tratto interruttivo della pavimentazione in cubetti che è stata posata tra i due filari di alberi (dove, di fronte al teatro Donizzetti, sono state messe in opera anche una serie di sedute in legno dal design particolarmente gradevole).
[Mauro Carminati], sottolinea come: “Personalmente sono
molto orgoglioso che Carba sia stata incaricata di realizzare i
lavori del secondo lotto della riqualificazione del
centro Piacentiniano con particolare focus sul
tratto di Sentierone che si estende davanti al Teatro Donizetti. Siamo un’azienda del Territorio e ci siamo
sentiti onorati dell’incarico che ha reso la nostra città ancora più bella”.
“Per questo- continua
[Carminati] – abbiamo dedicato ancora
maggiore energia nei lavori per
rispettare i tempi del cronoprogramma in modo da restituire la
fruibilità degli spazi ai bergamaschi in tempo per la nuova stagione del Teatro e per ospitare le
fiere che il Sentierone accoglie ogni anno. Il tutto ovviamente lavorando con l’
obiettivo di realizzare un’
opera al top come qualità, destinata a
durare nel tempo“.
Ritessitura urbana con un occhio alla storia
Dai
capoluoghi ci spostiamo nei
piccoli centri lombardi, non per questo meno
attenti alle riqualificazioni urbane: un esempio, il
Comune di Sospiro, di soli
3000 abitanti, che ha concluso un
importante intervento di ricucitura urbana che ha riguardato la
piazza principale del paese.
Un nuovo contesto per la storia
Il rifacimento complessivo di Piazza Libertà è volto a restituire alla cittadinanza un luogo di aggregazione e di ricucire il tessuto urbano evidenziandone le specificità e la Storia.
Il progetto dell’architetto
Andrea Nolli prevedeva un’
attenta e curata gestione delle pavimentazioni, progettate con attenzione per richiamare le
caratteristiche storiche del sito.
Il progetto elaborato dall’
architetto Nolli, trae origine dall’
approfondita rilettura del luogo, dalle sue
stratificazioni storiche, articolando un
nuovo sistema di relazioni che valorizzano quanto già presente, con il fine di creare un
nuovo spazio pubblico/simbolico, che racchiuda al suo interno le
tracce del passato e del
possibile futuro di questo luogo.
L’
elemento cardine di tutto il progetto è il forte
legame percettivo prodotto dal
dialogo che si instaura tra la
Villa Cattaneo ed il
Comune. L’edificio comunale è, ed è stato pensato come
quinta scenica (fondale prospettico) del
giardino di Fondazione Sospiro. L’asse centrale è considerato come un
vuoto imprescindibile da rispettare e come punto di vista e di connessione prediletto tra la
villa Cattaneo ed il
palazzo Comunale.
La volontà di esprimere
gerarchie spaziali ha posto la necessità di
creare dei limiti precisi alla piazza. La giacitura prodotta dall’edificio che
ospita la sede dei carabinieri è stata ripetuta sul lato opposto creando un
vuoto simmetrico. In questo modo lo spazio è inteso come racchiuso all’interno dei due lati corti,
forzando la prospettiva sul giardino della villa. Questo effetto è inoltre confermato dal
posizionamento di due filari di alberi, situati alle estremità laterali della piazza a fungere da
filtro per gli edifici circostanti.
L’unica
eccezione, prevista dall’architetto Nolli, alla struttura simmetrica del progetto è costituita dall’
asse diagonale che attraversa la piazza, creando un
percorso alternativo, privilegiato, per il raggiungimento dell’
angolo sud-est del Palazzo Comunale, dove risulta collocato l’ingresso della
palestra comunale.
La
ripavimentazione della piazza ha consentito inoltre di
regolamentare gli spazi a disposizione per la sosta, separandoli nettamente da quelli a
fruizione pedonale; dal punto di vista della
posa delle pavimentazioni, la scelta è stata quella di realizzare quelle dei posti auto in
piccoli elementi di granito. Per evitare un
precoce ammaloramento delle pavimentazioni dovuto al
peso delle auto, in quest’area le pavimentazioni sono state trattate diversamente dal resto dell’intervento. Le
aree di sosta sono state definite o da
aree piantumate a verde o da
cordoli in granito, in modo da evitare i
parcheggi impropri che avrebbero potuto compromettere la
fruizione della nuova piazza.
La sfida di
piazza Libertà era tutta giocata sulla
qualità del dettaglio, come conferma anche
[Mauro Carminati]: “Qui a Sospiro il progetto aveva un
livello qualitativo estremamente elevato, assegnando alle nuove pavimentazioni un
ruolo cardine nella ricucitura della piazza. Proprio per questo la nostra
attenzione nella posa è stata massima, soprattutto in alcune
aree estremamente delicate come i punti di incontro tra
materiali di pavimentazione differenti o le
grandi superfici pavimentate con elementi
lapidei di piccolo formato (in questo caso la gestione degli allineamenti prospettici è stata fondamentale). Inoltre, abbiamo messo particolare cura nella realizzazione dei
tratti pavimentati con pietre di fiume: si tratta di una posa
apparentemente semplice, ma che richiede grande
capacità e
sensibilità da parte degli operatori per
ottenere risultati estetici (e cromatici)
equilibrati e
gradevoli alla vista”.
Semplice essenzialità
Chiudiamo con un
progetto semplice, ma
coerente nella propria essenzialità, volta proprio alla
ricucitura del tessuto urbano; parliamo del progetto della nuova
piazza Indipendenza di Palazzolo sull’Oglio che nasce dall’esigenza di
dare continuità relazionale al rapporto tra la
chiesa di San Pancrazio e le altre
cortine edilizie che affacciano sulla piazza (soprattutto il porticato che corre parallelo al lato opposto della facciata della chiesa).
Piazza Indipendenza di Palazzolo sull’Oglio prima delle operazioni di riqualificazione
Il
nuovo disegno della pavimentazione, realizzata in
blocchi di granito posati a coda di pavone, attribuisce questo ruolo al disegno di una
mandorla, che ha il suo
asse principale che media tra la
facciata della chiesa e il portico.
Piazza Indipendenza di Palazzolo sull’Oglio a intervento concluso
La mandorla, con la sua conformazione, inoltre,
assolve a due altri compiti ben precisi: da una parte
attribuisce un più elevato valore architettonico alla piazza e dall’altra contribuisce a
regolare il traffico veicolare (la piazza, realizzata a raso, è infatti percorribile dalle auto).
Un
intervento apparentemente semplice, ma che ha richiesto
attenzione nella posa dei nuovi elementi pavimentali (rispetto alla pavimentazione precedente è stato privilegiato un unico formato di pietra, che si estende senza soluzione di continuità su tutta l’area di intervento), che dovevano
rispondere ai carichi dinamici del traffico veicolare, garantendo
bassi costi di manutenzione nel tempo.
"La scelta di mantenere il
controllo su tutta la filiera del cantiere è la nostra carta vincente che ci consente di mantenere
standard di qualità davvero elevati” – sottolinea
[Mauro Carminati] che continua – “con il
recente acquisto all’inizio del 2025 della
cava di inerti di Palosco, abbiamo chiuso un cerchio che ci consente di
avere in house tutti i componenti del cantiere (tranne ovviamente la pietra); qui a Palazzolo, infatti, abbiamo fornito i
calcestruzzi del nostro
impianto di Soncino, da cui provengono
anche gli asfalti, entrambi realizzati con gli
inerti delle nostre cave”.
Non solo questo vuol dire massima qualità dei manufatti che realizziamo, ma anche tempistiche di cantiere certe, dato che non dobbiamo dipendere da fornitori esterni per una gran parte dei materiali che impieghiamo.
“Come nostra
consuetudine anche il cantiere di Palazzolo è stato realizzato ‘
chiavi in mano’, comprensivo della
predisposizione di tutti i sottoservizi necessari: dallo
smaltimento acque meteoriche alla predisposizione degli
impianti elettrici per l’illuminazione fino alla
fornitura e posa degli elementi di arredo urbano”.
Conclude
[Carminati]: "Siamo un'impresa
abituata a dialogare con progettisti e committenti per attivare
sinergie che prevengano eventuali problemi e, nel caso ci siano, per
risolverli assieme“.