Tutti sulla stessa barca. O quasi

Richard Tobin, amministratore delegato di CNH Industrial

Mancano ancora i dati delle tre cinesi (Sany, XCMG e Zoomlion) che ci auguriamo smentiscano la tendenza generale che invece pare essere ampiamente confermata dai risultati 2015 di altri tre top player del mercato delle macchine da costruzione. Anche Doosan Infracore, Terex e CNH Industrial hanno infatti dovuto fronteggiare la pessima situazione economica cinese e brasiliana, ed hanno quindi registrato volumi d’affari in calo tra il 6,8% della casa coreana ed il 24% (ci riferiamo ovviamente alle sole macchine da costruzione) del gruppo italo-americano.

Sul futuro prossimo di Terex, che ha perso poco più del 10%, pende la decisione sulla recente proposta di acquisto avanzata da Zoomlion, che, in caso di esito positivo, potrebbe creare un gruppo da oltre 10 miliardi di euro.

Fa storia a sé Atlas Copco che quest’anno ha superato gli 11 miliardi di euro di ricavi con una crescita del 9%. La diversificazione del catalogo e il vantaggio competitivo garantito dalla svalutazione della corona svedese sui mercati guidati dal dollaro americano spiegano solo in parte il successo crescente del gruppo svedese, in grado di crescere anche in settori che in questo momento presentano difficoltà oggettive come il mining. Vediamo adesso con maggior dettaglio i dati di vendita 2015 di questi quattro gruppi.

Doosan Infracore: bene in casa, male in Cina

Il volume d’affari del maggior produttore coreano di macchine da costruzione ha raggiunto nel corso del 2015 i 7.688 miliardi di won, al cambio odierno poco meno di 5,7 miliardi di euro, con una riduzione percentuale anno su anno del 6,8%.

Il risultato complessivo è imputabile ad un mix di performance negative nel mercato asiatico (Cina soprattutto) e dei paesi emergenti, e positive, grazie all’ottimo andamento della Holding DBI (Doosan-Bobcat).

Il dettaglio regionale dei macchinari da costruzione che da soli hanno rappresentato nel 2015 il 74,7% del fatturato totale di Doosan, vede ovviamente il pesante calo della Cina, la cui produzione industriale è ritornata ai livelli di 10 anni fa. Con un ricavo equivalente a 250 milioni di euro, la perdita di fatturato YoY ha superato il 50%. Evidente, anche se più contenuta, la riduzione nel resto dell’Asia e nei paesi emergenti (regione APEM): ai 710 M€ raccolti corrisponde infatti un calo del 29,7%.

In EMEA Doosan ha invece registrato un -11%, per un fatturato pari a 680 milioni di euro. Decisamente diverso il risultato in Nord-America (regione NAO), dove grazie alla holding DBI, il gruppo ha segnato un +18,9%, per un volume d’affari annuale di 1,93 miliardi di euro. In crescita anche il mercato interno e dei paesi che non rientrano nelle regioni già indicate, dove il volume d’affari è stato pari a 380 M€, con un +36,7%.


Per il 2016 gli analisti di Doosan vedono una netta distinzione tra macchine pesanti e compatte. Mentre per le prime il ritardo nella ripresa del mercato asiatico non induce all’ottimismo, anche se molto probabilmente ci sarà un calo meno drastico nel mercato cinese, per le compatte le previsioni sono esattamente di segno opposto, con una crescita moderata grazie in particolare all’edilizia residenziale che supporterà il mercato nordamericano ed ad un rimbalzo positivo dell’Europa grazie ai paesi dell’area meridionale. Il volume d’affari complessivo dei macchinari da costruzione dovrebbe superare i 5.500 miliardi di won (poco oltre i 4 miliardi di euro) con un lieve incremento rispetto al 2015, quantificabile nell’ordine del 2%.

CNH Construction: utile netto su, ricavi giù

I ricavi 2015 di CNH Industrial hanno raggiunto complessivamente i 25,9 miliardi di dollari (23,5 miliardi di euro), con una riduzione anno su anno del 20,4%. Diminuisce anche l’utile netto, passato dai 643,6 M€ del 2014, ai 225,4 M€ dell’anno appena concluso. Dei 22,4 miliardi di euro (-20,9% YoY) riferibili ai ricavi delle attività industriali, 2,3 miliardi derivano dalla vendita di macchine da costruzioni (-24% YoY). Una nota positiva per questo comparto construction arriva tuttavia dall’utile netto che è migliorato passando da 71,8 M€ a 81,8 M€, così come il margine operativo, cresciuto fino al 3,5% rispetto al 2,4% del 2014.


Anche CNH ha sofferto pesantemente della crisi del mercati asiatici e sudamericani. In base alle rilevazioni degli analisti del gruppo nel corso del 2015 la domanda delle macchine pesanti è scesa del 18%, mentre quella delle compatte si è ridotta del 4%. La drastica contrazione del fatturato in Asia e Sudamerica è stata parzialmente compensata da una discreta crescita di ricavi nel mercato nordamericano, mentre l’area EMEA si è mantenuta sostanzialmente stabile nel confronto con il 2014.


Le previsioni per i ricavi delle attività industriali nel 2016 fissano un risultato compreso tra 21 e 22 miliardi di euro, in ulteriore contrazione rispetto all’anno fiscale appena concluso con un calo percentuale compreso tra il 2% ed il 7%. Il margine operativo dovrebbe attestarsi tra il 5,2% ed il 5,8%. Per quanto concerne il volume d’affari specificatamente riguardante le macchine da costruzioni, il management di CNH si aspetta per la fine di quest’anno un risultato in linea con quello del 2015 o comunque con un calo YoY non superiore al 5%.

Terex: arriverà Zoomlion? Atlas tutto bene

In attesa di raccogliere la risposta definitiva sulla proposta di acquisto avanzata dalla cinese Zoomlion, il gruppo di Westport ha presentato i risultati consolidati dell’anno fiscale appena concluso. I ricavi del 2015 sono stati pari a 6,5 miliardi di dollari, al cambio 5,9 miliardi di euro, con una riduzione anno su anno del 10,5%.

Poco più di 2 miliardi di euro provengono dal mercato del sollevamento (AWP), che ha perso il 6,6% YoY a causa di un mercato del noleggio US incerto, mentre è risultato stabile con qualche accenno di recupero quello europeo. In calo anche la divisione “Cranes”, che ha superato 1,5 miliardi di euro, perdendo il 5,1%, anche in questo caso per la maggior parte imputabile alle difficoltà competitive per le aziende americane nel mercato interno. Più evidente il calo del segmento “Material Handling and Port Solutions” che ha perso il 18,9% YoY, raccogliendo circa 1,3 miliardi di euro. Le macchine da costruzione hanno perso il 19,5% per un valore assoluto di 612 milioni di euro. In questa divisione il gruppo riporta buone prestazioni nelle macchine da calcestruzzo nel mercato nordamericano.

La distribuzione dei ricavi a livello regionale vede il 44% dei 5,9 miliardi di euro provenire dal mercato nordamericano (-4% YoY), quindi il 29%, pari a 1,7 miliardi di euro, dall’Europa (-15%).

Il 12% del fatturato proviene dall’area asiatica (708 milioni di euro con un calo anno su anno dell’8%, mentre la riduzione più significativa riguarda il Sudamerica che anche per Terex è sceso drasticamente (-32% YoY) portando solo il 5% del fatturato pari a 295 milioni di euro. Gli altri paesi rappresentano invece il 10% del fatturato 2015, pari a 590 milioni di euro (-10% YoY). L’attesa per l’anno fiscale in corso è per un calo di vendite pari al 10% circa, frutto di una riduzione del 15% nel sollevamento, nelle gru e nei macchinari da costruzione, mentre il Material Handling and Port Solutions dovrebbe perdere il 5% YoY.

Di ben altro tenore i risultati 2015 di Atlas Copco, il colosso svedese, che produce compressori industriali, utensili elettrici e macchinari e attrezzature per il settore minerario e per le costruzioni. Il gruppo ha registrato infatti un volume d’affari di 102.161 milioni di corone, al cambio poco meno di 11,4 miliardi di euro, con una crescita anno su anno pari al 9%. Ottimo anche l’andamento degli ordini raccolti (+7% e 11,1 miliardi di euro) e del margine operativo arrivato al 19,3% a fine 2015.

Tutti i comparti hanno evidenziato progressi rispetto al 2014: “Compressor Technique”, che rappresenta il 45% del fatturato totale, è salito del 9,7% YoY, “Industrial Technique”, che invece rappresenta il 14%, ha guadagnato addirittura il 27,3%. Meno evidente il guadagno delle altre due divisioni: “Mining and Rock Excavation Technique” (26% del fatturato) è cresciuto del 3,7%, mentre “Construction Technique” (15%) è salito del 3,8%.

Geograficamente Atlas ha registrato un buon andamento con ordinativi in crescita in tutta Europa ed in India, mentre oltre agli “ormai soliti” Brasile e Cine, il fatturato è sceso in Australia e negli Stati Uniti. Alla luce degli ordinativi raccolti, il management del gruppo svedese ha ritenuto di non sbilanciarsi, prevedendo per l’anno fiscale in corso un risultato in linea con il volume d’affari 2015.

In sintesi

Nonostante il +2% previsto da Doosan, non si può certo segnalare grande ottimismo per il 2016 in base agli outlook presentati da questi quattro gruppi in coda alle rispettive conferenze. Pesa ovviamente la mancanza di indicazioni di provvedimenti strutturali che possano cambiare il contesto economico in Cina ed in Sudamerica.

A ciò vanno ovviamente aggiunte le incertezze su strategie economiche  realmente condivise nell’ambito della Comunità Europea e le problematiche in tutta l’area di influenza russa per le note questioni di politica internazionale. Non vanno ovviamente dimenticati né il momento difficoltoso del settore oil&gas legato ai prezzi del petrolio ai minimi storici, né quello senza soluzione di continuità di quello minerario.

Resterebbe, come nel periodo precedente, il mercato nordamericano a rappresentare la quasi unica fonte di ottimismo per il mondo delle costruzioni. Non va dimenticato tuttavia che il 2016 è per gli Stati Uniti anno di elezioni presidenziali, che potrebbero creare i presupposti per un rallentamento ed eventualmente un cambiamento delle politiche economiche ed industriali attualmente in corso.