L’anno appena concluso ha visto le 5 grandi delle macchine da costruzione certificare attraverso la pubblicazione delle relazioni periodiche alcune tendenze che sembrano essersi ormai consolidate nell’ultimo biennio. Potremmo riepilogare dicendo che i BRICS hanno esaurito, speriamo solo momentaneamente, la loro spinta propulsiva all’economia mondiale.
Forse soltanto l’India fornisce alcuni segnali incoraggianti, insieme ad alcuni paesi del sud-est asiatico.
Il mercato europeo (Russia a parte), pur non autorizzando a stappare spumanti, ha arrestato la perdita di volumi e ricavi, mentre il Nord America, soprattutto per chi ha potuto sfruttare a proprio favore il rafforzamento del dollaro, ha costituito una risorsa determinante per segnare in positivo i conti di fine anno, anche se qualche sinistro scricchiolio va registrato e messo a verbale.
Sempre solido il Medioriente, nonostante queste economie risultino evidentemente impattate dal mercato petrolifero in costante ribasso. Se il prezzo del greggio ai minimi storici non può non favorire le imprese riducendo i costi di movimentazione, l’impatto è negativo su chi produce macchinari per il settore oil&gas a cominciare dalla stessa Caterpillar. Nulla di nuovo nemmeno dal sottosuolo, verrebbe da chiosare, perché anche il 2015 è terminato senza alcun segnale positivo dal settore minerario, che ancora una volta ha visto contrarsi pesantemente i volumi per tutte le case che operano in questo segmento. Vediamo tuttavia più in dettaglio i risultati operativi delle singole case.
Anno non semplice per Caterpillar che ha registrato un volume d’affari di poco superiore ai 47 miliardi di dollari (circa 43 miliardi di euro) con un calo YoY del 15%. Molto è da imputare alle difficoltà strutturali di alcuni mercati del cosiddetto gruppo di paesi BRICS che negli anni scorsi avevano trainato le vendite compensando le difficoltà dei mercati maturi.
In particolare la Cina ed il Brasile hanno rappresentato due autentiche zavorre per i conti del gruppo di Peoria. A ciò va aggiunta la crisi del prezzo del petrolio che ha di fatto bloccato gli ordinativi per la divisione Energy & Transportation scesi del 90% rispetto al 2014. La società si aspettava in effetti un calo quest’anno, prevedendo un volume d’affari di circa 50 miliardi di dollari per il FY 2015.
L’amministratore delegato Doug Oberhelman ha preannunciato un nuovo calo per il 2016, indicando un volume d’affari compreso tra 40 e 44 miliardi di dollari, corrispondenti ad una riduzione anno su anno tra il 7% ed il 15%. Caterpillar prevede trend analoghi al 2015, con il mercato petrolifero che impatterà ancora negativamente la divisione Energy & Transportation (volumi tra -10% e -15%), il mining che non da alcun segnale di ripresa per cui Resource Industries scenderà di un ulteriore 15-20% e le difficoltà reiterate nelle “emerging countries” che impatteranno ancora portando ad un -5 -10% sulle macchine da costruzione, anche se la stabilità del mercato nordamericano frenerà la decrescita in quest’ultimo comparto.
Komatsu ha presentato recentemente i dati consuntivi del volume d’affari generato fino al 31 dicembre 2015, ovvero nei primi nove mesi dell’esercizio commerciale in corso. Rispetto allo stesso periodo del 2014, la casa giapponese registra un -4,6%, corrispondente ad un volume totale di 1.370,5 miliardi di yen (al cambio odierno, poco più di 10,2 miliardi di euro).
Le dinamiche sono analoghe a quelle già evidenziate per Caterpillar: i problemi della Cina e delle altre economie emergenti e la cronica stasi del mining su tutte. Fa eccezione il mercato americano, delle cui opportunità Komatsu ha saputo approfittare grazie all’effetto cambio garantito dalla svalutazione dello yen rispetto al dollaro. A livello regionale troviamo infatti un sontuoso +31,3% YoY in Nord-America (2,1 miliardi di euro). La sola altra area con segno positivo è il Medioriente, dove Komatsu ha raccolto 344 milioni di euro, con un +9,6% YoY.
Tutte le altre regioni hanno invece perso rispetto all’anno precedente: su tutte ovviamente la Cina che, con un -39,8%, ha portato solamente 390 milioni di euro. Seguono, in termini negativi, il -25,5% dell’Africa (460,5 M€) ed il -19,6% dell’Oceania (636,4 M€). Molto meno evidente il calo in Europa (-4,3% per 767,7 M€) e del Giappone stesso (-5,8% per 1,7 miliardi di euro). Sulla base di questi dati, il management del gruppo ha confermato l’outlook già indicato precedentemente, in base al quale il volume d’affari al 31 marzo 2016 si attesterà su 1.880 miliardi di yen (14 miliardi di euro), con un -5% nel confronto YoY.
Hitachi Construction Machinery ha invece rilevato nei primi nove mesi del proprio FY un volume d’affari di 549,1 miliardi di yen (quasi 4,1 miliardi di euro), corrispondenti ad una riduzione YoY del 5,3%. Il risultato è frutto di un mercato interno in recupero (1,2 miliardi di euro e +4,7% soprattutto grazie a pale gommate e mini-escavatori), come testimonia la ripresa graduale dell’occupazione e di un risultato non particolarmente positivo nelle Americhe (558 M€ e -3,7% YoY).
In Europa c’è stata sostanziale stabilità (-0,3% e 466 M€) grazie alle buone presentazioni in Gran Bretagna, Italia e Germania. Restano invece problematiche evidenti in Russia con impatto pesante sulla regione “Russia-CIS, Africa e Middle East” che infatti perde l’8% (458 M€). In Asia, Hitachi ha verificato una bella ripresa dei volumi in Tailandia e nelle Filippine, mentre, nonostante qualche segnale dalle rispettive economie, sono calati in Indonesia, Malesia e Australia.
Trend molto positivo in India grazie agli investimenti nelle infrastrutture di vari stati. Complessivamente in Asia e Oceania il gruppo ha perso il 6% per 1,1 miliardi di euro. Discorso a parte ovviamente per la Cina, a causa della politica del governo locale che la stessa casa giapponese definisce “new normal”, ovvero con pochi investimenti pubblici e produzione industriale ferma. Il risultato è un -36,2% per 267 M€. Per l’anno fiscale in corso Hitachi CM prevede di arrivare a 760 miliardi di yen (5,7 miliardi di euro) con una riduzione anno su anno pari al 6,8%.
E’ certamente di Liebherr il miglior risultato 2015. Il volume d’affari della società tedesca è infatti cresciuto del 6,5% rispetto all’anno precedente, raccogliendo 5,6 miliardi di euro durante l’anno appena trascorso. Sussistono tuttavia delle sostanziali differenze a livello regionale: in Europa orientale ed in Africa, le vendite di Liebherr sono diminuite, mentre incrementi significativi si sono avuti in Medioriente, Asia, Australia e Nord-America. In Europa Occidentale, di gran lunga il mercato di riferimento per la società tedesca, le vendite sono rimaste praticamente inalterate rispetto al 2014.
Altre ottime notizie riguardano la forza lavoro impiegata da Liebherr cresciuta di 1.080 effettivi nel corso dell’ultimo anno; sono ora più di 42.000 i dipendenti a livello mondiale, grazie anche ad un investimento di quasi 750 milioni di euro in vari siti produttivi. Gli interventi principali hanno riguardato l’ampliamento della fabbrica di motori di Bulle in Svizzera e la costruzione di un nuovo centro logistico in Germania per le parti di scorta delle macchine movimento terra. Per il 2016, infine, Liebherr si aspetta una ulteriore crescita, che in base alle valutazioni preliminari del management tedesco e ai nuovi ordini preventivati potrebbe essere in linea con quella del 2015.
Nonostante le difficoltà oggettive che anche Volvo Construction Equipment ha registrato in Cina e in Sudamerica, Brasile in particolare, il volume d’affari dell’anno fiscale 2015 ha subito una contrazione piuttosto contenuta: le macchine da costruzione hanno infatti raccolto oltre 51 miliardi di corone, al cambio attuale circa 5,3 miliardi di euro con una riduzione anno su anno del 3%.
Il risultato più interessante riguarda tuttavia l’utile operativo che nel corso del 2015 è cresciuto ulteriormente superando i 2 miliardi di corone (219 milioni di euro, +69,7% nel confronto YoY con il 2014 e margine operativo al 4,1%). La seconda divisione per volume d’affari di Volvo Group ha visto crescere a livello regionale l’Europa (+3%) con vendite per 1,8 miliardi di euro; fa eccezione la Russia, il cui mercato si è ridotto del 67%. Positivo il Nord America che è salito del 10% rispetto al 2014 (1,2 miliardi di euro), anche se è stata rilevata una tendenza negativa sul finire dell’anno.
Male il Sud America (-32% e 232 M€), con il Brasile che ha perso un altro 50% rispetto all’anno precedente, mentre il -11% dell’Asia (risultato complessivamente pari a 1,7 miliardi di euro), è imputabile in larga parte alla Cina. La società svedese ha infine indicato l’outlook 2016 su base regionale: per l’Europa è previsto un volume d’affari tra +5% e -5% rispetto ai risultati 2015, forbice tra -10% e 0% per Nord America, Sud America e Asia esclusa la Cina. Per quest’ultima infatti la tendenza sarà ancora una volta molto negativa con perdite previste tra -20% e -10% YoY.
Che 2016 attendersi per i top player delle macchine da costruzioni? Nulla permette di presagire un cambiamento radicale di tendenza anche se è lecito attendersi che, dopo due anni di pesanti frenate, il governo cinese potrebbe improvvisamente decidere di riaprire i cordoni della borsa, cambiando di non poco la visione del mondo di tutti gli analisti.
Certamente è meno lecito aspettarsi novità positive dagli altri due mercati in crisi, ovvero Russia e Brasile. Le altre economie trainanti, ovvero Stati Uniti ed Europa non dovrebbero mostrare repentini cambi di direzione, mentre qualche buona nuova potrebbe arrivare innanzitutto dall’India, ma anche da paesi ed economie significative del continente asiatico come Tailandia, Malesia e Filippine.
Piuttosto indecifrabile l’Africa, con il nord purtroppo preda di crisi geopolitiche difficili da decrittare, area sub-sahariana sempre all’insegna del “vorrei, ma non posso” e Sudafrica che, pur restando l’economia guida, risente in misura troppo significativa della stagnazione del mercato minerario. Alla luce di quanto evidenziato nessuna casa si è sbilanciata nel fare previsioni molto diverse rispetto a quelle di un anno fa, confermando in pratica lo stesso cambiamento percentuale registrato nel passaggio dal 2014 al 2015. “Primo: non prenderle”, avrebbe detto Enzo Bearzot. Il fatto che l’abbia pronunciato ai suoi giocatori prima di Italia-Brasile 1982 sia di buon auspicio per tutti.