ANCE: occorrono scelte coraggiose

"E' il momento delle decisioni e delle responsabilità, occorre cominciare a fare le cose che servono davvero”.

E' iniziato con incalzante fervore il discorso del presidente ANCE, Gabriele Buia, all’Assemblea in streaming, dal titolo 'Ri-generazione Italia'.

Basta tirare a campare, ha sottolineato Buia: le risorse del Recovery Fund devono finanziare la rinascita di infrastrutture, città e territori in chiave di sviluppo sostenibile: altrimenti il Paese rischia di essere fuori dai giochi.

Troppi i blocchi decisionali che si sono accumulati in questi anni, e che vanno definitivamente scardinati, perché non è pensabile andare avanti solo con soluzioni tampone, condivisibili in funzione anti-crisi ma non per disegnare una prospettiva futura per le prossime generazioni.

Normative incompiute, centri decisionali intoccabili, pareri e competenze sovrapposte, decisioni prese sul filo di un emendamento presentato all’ultimo minuto.

Tutto ciò non è più accettabile; non è plausibile impiegare 5 anni per aprire un cantiere da 5 milioni e 3 per avviare un’opera da 200000 euro.

Efficienza della Pa

Serve un piano di efficienza della Pa, altrimenti lo smart working si trasformerà in un no-working,

“Le parole di Buia sono un colpo al cuore, ma motivate perché hanno una radice reale”, ha replicato il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, presente all'assemblea, ribadendo l’impegno del Governo ad ascoltare le imprese per superare i problemi remando nella stessa direzione.
Patuanelli ha anche rassicurato sulla proroga del superbonus 110% oltre il 2021 grazie ai fondi Ue.

Maggiore flessibilità sugli orari e aumento della qualità del servizio della Pa sono stati i punti affrontati dalla ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone.
Le questioni aperte nel settore delle costruzioni saranno affrontate subito, ha detto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, annunciando la convocazione di un tavolo sul subappalto e di un tavolo sulla rigenerazione urbana.

MA LASCIAMO ORA LA PAROLA AL PRESIDENTE BUIA

"Questo non è un anno come tutti gli altri. Ci portiamo addosso i segni, per qualcuno purtroppo anche molto profondi, di questa terribile stagione.
E ancora oggi l’emergenza sanitaria preoccupa.
Presidente dell'ANCE Gabriele Buia
A volte mi domando cos’altro debba succedere per deciderci a cambiare. È necessario compiere scelte coraggiose e ascoltare la voce di chi vive sulla propria pelle gli effetti di quelle decisioni
Vogliamo vedere i risultati adesso. I problemi sono tanti. Lo sappiamo.
Questa volta vorrei concentrarmi sui veri nodi da sciogliere, proponendo un cambio di paradigma. Cominciamo col dire che ci vuole una classe politica e dirigente responsabile, una catena decisionale chiara. Altrimenti non possiamo che procedere a singhiozzo.

Il nostro futuro si gioca spesso sul filo di un emendamento presentato all’ultimo minuto. Così il Paese non si risolleva. Il nostro sistema di Governance è in tilt.
Tra Governo e Parlamento c’è troppo scollamento. La maggioranza ha presentato ben 5000 emendamenti agli ultimi 3 decreti legge del Governo.
E dov’è la coerenza? Come si può ridisegnare il futuro di un Paese, in questo modo? Impossibile.


Tra il Conte I e II ci sono 544 provvedimenti attuativi ancora in sospeso ai quali se ne devono aggiungere altri 341 dei Governi precedenti. Abbiamo a che fare per lo più con normative incompiute.

Codice Appalti

Il Codice degli appalti: ancora incompleto dopo 4 anni e continuamente derogato.


Secondo una logica che si fonda sulla presunzione di colpevolezza fino a prova contraria.
Spetta all’impresa dimostrare di non essere corrotta di non evadere il fisco e per effetto dell’art.80 del Codice Appalti le stazioni appaltanti possono escluderti dalle gare se hai presunte irregolarità fiscali superiori a 5 mila 4 euro. Quando i dati più recenti della giustizia tributaria dimostrano che nel 70% dei casi l’irregolarità segnalata dell’amministrazione non viene poi confermata.

Un vero ricatto di Stato al quale le imprese devono sottostare per continuare a lavorare. E alla presunzione si aggiunge la vessazione. Dobbiamo usare prezziari vecchi di 10 anni anche se ci sono quelli aggiornati; accollarci i costi di sottoproduzione dovuti al Covid; sottoporci alla cabala del sorteggio, aspettare anni per un piano urbanistico attuativo, anni per un permesso di costruire, anni per una V.I.A. vederci togliere ingiustamente liquidità con lo split payment.

Ma andiamo oltre. Vogliamo veramente utilizzare i 209 miliardi di euro che arriveranno dall’Europa? O pensiamo che ancora una volta si debba sacrificare la crescita in nome del tirare a campare? Le risorse del Recovery Fund devono andare a finanziare ri-nascita di infrastrutture, città e territori in chiave di sviluppo sostenibile.

In questi 20 anni nulla è stato fatto per risolvere i veri blocchi decisionali che si concentrano in gran parte nella fase precedente alla gara (70% dei casi dalle nostre stime).  Oggi impieghiamo più di 5 anni per aprire un cantiere di un’opera da 5 mln e circa 3 anni per un’opera da 200.000 €.

Con questi tempi, come pensiamo di cominciare a utilizzare il 70% delle risorse entro 2 anni (e il 100% entro 3 anni) come ci chiede l’Europa per il Recovery fund?

Per non parlare delle scuole, altra emergenza nazionale del tutto trascurata. Per i progetti di messa in sicurezza degli istituti scolastici esistono ben 22 canali diversi di finanziamento!! Mi chiedo se stiano organizzando visite guidate per trovare quello giusto
Eppure un piano diffuso di manutenzione di edifici, territori e infrastrutture è necessario e urgente.

Scorrendo l’elenco di tutte le grandi opere realizzabili inserite nel programma Italia Veloce, scopriamo che l’86% fa parte della Legge obiettivo del 2001. Più o meno 20 anni fa!!!

Parliamo delle cause.
L’amministrazione pubblica è da troppo tempo largamente inefficiente: d’altronde come poteva essere diversamente? E’ stata depotenziata per anni, oppressa da leggi che ne hanno fiaccato e limitato il potere decisionale.

Secondo i dati del Forum Pa, il 40% dei dipendenti pubblici in smart working non ha avuto accesso a tutti i documenti di cui dispone in ufficio.

Tempi dilatati, attese infinite, disagi. Questa è di norma la percezione che cittadini e imprese hanno del servizio pubblico, fatte salve le eccellenze che troppo spesso non vengono valorizzate.

Un altro nodo da sciogliere riguarda le città. Che idea di città abbiamo? Prima la crisi finanziaria e ora la pandemia hanno cambiato e modificheranno le necessità e le esigenze sociali del vivere urbano. Mai come ora in tutta Europa, e in Italia in particolare, le città sono in grave difficoltà. Come rispondiamo a questa emergenza? E quale è il modello adeguato a rispondere alle nuove esigenze del vivere e dell’abitare nella società VentiVenti?
Se non cogliamo questa occasione per eliminare degrado e ridare bellezza e vivibilità alle nostre città avremo perso qualsiasi prospettiva di futuro.

La misura del Superbonus110% inserita nel dl rilancio per favorire la messa in sicurezza e la riqualificazione energetica degli edifici è l’unico strumento di rilancio dell’economia messo in campo finora, in grado di produrre investimenti per 6 miliardi di euro, con un effetto complessivo di 21 miliardi sull’economia.
Un ottimo esempio di politica di sviluppo del settore e della sua lunga filiera in un’ottica di sostenibilità che ha ricevuto molti apprezzamenti dai nostri partner europei e che ora molti vorrebbero replicare. Mentre noi ancora stiamo lì a pensare se prorogarlo o meno per una visione miope, ragionieristica, che già in passato ha prevalso sullo sviluppo.
È strategico dargli 2 anni di proroga.
Ma attenzione: non possiamo permetterci improvvisazioni. Occorre promuovere un percorso all’insegna della professionalità e dobbiamo tutti vigilare affinché il mercato non sia invaso da speculatori e improvvisatori dell’ultima ora.
Alle nostre imprese serve una grossa iniezione di innovazione oltre che di mercato. Il cantiere non può che essere il luogo dove questo processo trova la massima espressione: ogni cantiere è diverso dall’altro e ogni opera può rappresentare un autentico laboratorio di sperimentazione e di sinergia, di competenze e professionalità.

Però bisogna crederci. Finché penseremo che la digitalizzazione dei processi è una moda anglosassone e che la tecnologia è roba da teenager che snatura il nostro modo di lavorare resteremo bloccati nel secolo scorso.

L’innovazione può cambiare finalmente in meglio il nostro modo di vivere e lavorare. 
Ma ancora non basta. Il percorso delle politiche attive per il lavoro è urgente e va adeguato alle particolarità del nostro sistema. Ri-generare il Paese significa dare nuove opportunità ai giovani. Garantire loro un nuovo inizio, una possibilità di ri-partenza. Quella che i nostri padri ci hanno lasciato in dote e che ora noi stiamo sperperando. E per farlo dobbiamo riscoprire il valore di una politica coesa e coraggiosa." 

Fonte ANCE